Come collettivo politico “La Città Futura”, nel corso delle elezioni politiche del 2022 abbiamo dato indicazione di voto per Unione Popolare per la quale abbiamo fatto campagna elettorale. Ci siamo mossi in questa direzione nella convinzione che, nonostante le modalità da intergruppi nelle dinamiche decisionali che non abbiamo mai condiviso, fosse l’unica scelta praticabile per avere una rappresentanza politica il più affine alle nostre posizioni.
Il risultato elettorale che ha portato questa forza all’1,4% è lo specchio della fiducia che hanno le masse popolari nei confronti delle forze della sinistra radicale, troppo incardinata in settarismi e logiche di gruppi in competizione fra loro che hanno ridotto l’egemonia delle nostre posizioni nei confronti dei settori sfruttati. Quello delle elezioni del 25 settembre era il massimo risultato che si poteva ottenere nelle condizioni date.
Il voto popolare è andato, invece, soprattutto quello di stampo progressista, al movimento cinque stelle che, attraverso una serie di riforme, tra cui, la più importante è quella del reddito di cittadinanza, ha dato l’impressione ad alcune fasce disagiate di essere uno strumento utile per la difesa dei loro interessi. Non ci esprimiamo in questa sede, sulla validità o meno di questo strumento (rispetto al quale noi, in quanto marxisti, abbiamo sempre nutrito delle perplessità) ma sul fatto che nell’immaginario di una parte consistente dei settori popolari questa forza rappresenta un punto di riferimento concreto ed è per questa ragione che riesce gradualmente a scalzare il Pd come forza alternativa alla destra.
Dal nostro punto di vista, se dobbiamo partire dalle nostre posizioni, non ci fidiamo di un movimento che ha sempre dichiarato, dal suo sorgere, di non essere né di destra né di sinistra, che non si occupa di costruire organismi di conflitto reale che leghino i parlamentari o gli istituzionali con la massa degli elettori. Gli strumenti decisionali, poi, come le elezioni dei candidati e del gruppo dirigente sulle piattaforme on-line, segnano dei livelli di populismo e mancanza di democrazia che impediscono, anche se lo si volesse, una qualche forma di cambiamento interno profondo di quell’organizzazione.
Un franco e serio processo decisionale manca anche nelle organizzazioni della sinistra radicale che, per i limiti della fase storica e in parte anche dei gruppi dirigenti, operano senza un processo decisionale pienamente democratico. Non stiamo facendo una critica distruttiva alle organizzazioni, in questa fase forse, dopo anni di lacerazioni e conflitti, noi stessi avremmo difficoltà a trovare una forma più democratica tra le organizzazioni e i militanti, ma è solo una constatazione, un dato di fatto, che riflette l’arretratezza della democrazia anche all’interno delle forze che ci dovrebbero rappresentare. Il massimo livello che si è raggiunto è ancora l'inter gruppi.
In questo quadro le forze della sinistra di classe rischiano di arretrare ulteriormente, dato il contesto politico che si è delineato con il governo Draghi, le elezioni e l’ascesa di un governo di destra che pare non avere una seria opposizione sociale e politica a contrastarlo. Inoltre, anche se con grande ambiguità, il Movimento Cinque Stelle, si è gradualmente disallineato dalla retorica bellicista che lo aveva visto, all’inizio del conflitto, identificarsi con le posizioni del Partito Democratico e, rompendo, con il governo Draghi, ha ripreso un discreto consenso nei settori popolari che lo ha portato a contendere con il Partito Democratico il ruolo di principale partito di sinistra nell’immaginario collettivo.
A nostro avviso, in questa fase, Unione Popolare dovrebbe fare un appello a tutte le forze di sinistra per la costruzione di un polo progressista alternativo alla destra e al PD, sfruttando anche le contraddizioni interne a Sinistra Italiana, nella quale una parte consistente soffre ad accettare ancora un’alleanza con un partito dichiaratamente liberista che, in particolare nel Lazio, stringe un’alleanza con Renzi e Calenda, stampelle all’opposizione del governo Meloni.
A nostro avviso, in queste elezioni regionali si potrebbero creare le condizioni per un’alleanza di questo tipo e, comunque, Unione Popolare la dovrebbe proporre e presentarsi da sola solo nel caso in cui questa alleanza venisse rifiutata dal Movimento Cinque Stelle. La nostra classe di riferimento sarebbe sicuramente più motivata a votarci, comincerebbe anche a intravedere una crisi del partito più dannoso per la sinistra popolare – che è il PD – ma soprattutto comincerebbe a percepire la non inutilità del voto alle forze di sinistra. Continuare a non avere visibilità e non trovare alcuna connessione con la rappresentanza non rafforza la sinistra di classe ma la indebolisce. Come collettivo politico “La Città Futura” esprimiamo queste posizioni non per una passione per la rappresentanza istituzionale, che, a nostro avviso, dal punto di vista della lotta per il potere della classe lavoratrice, rappresenta solo uno dei fattori e, sicuramente, non quello decisivo. Non ci interessano i posti nelle istituzioni, le elezioni rappresentano solo il grado di credibilità delle forze comuniste tra le masse, sono solo un indicatore del livello di fiducia che abbiamo conquistato tra le masse popolari. In una condizione di rapporti di forza così deboli è necessario guardare il contesto in cui ci muoviamo e riflettere sulla collocazione delle forze anticapitaliste all’interno del dibattito politico che si svolge nel Paese. Per questo motivo dobbiamo mantenere la nostra autonomia organizzativa, ricostruire l’organizzazione politica e sociale distinguendoci nettamente come forze anticapitaliste dal populismo di sinistra ma, al tempo stesso, sostenere un contesto politico che ridia fiducia alle classi popolari, che ricostruisca quella fiducia nella possibilità di modificare il quadro politico e sociale che è estremamente importante per alimentare quell’energia e quello spirito di partecipazione che contribuiscono positivamente all’allargamento del conflitto di classe in Italia.