Coronavirus, che fare?

Dal momento che è inutile piangere sul latte versato e non ci si può limitare ad assistere da spettatori alla cronaca dei mezzi di comunicazione della tragedia in atto, diviene indispensabile ragionare sul che fare


Coronavirus, che fare? Credits: https://www.ilpost.it/2020/03/22/medici-infermieri-cubani-arriveranno-lombardia/

In primo luogo bisognerebbe consentire a tutti i lavoratori, non direttamente necessari a superare l’emergenza della pandemia, di rimanere in sicurezza nelle loro case. In secondo luogo, bisognerebbe mettere in sicurezza tutti i lavoratori impegnati nella sanità ed effettuare regolarmente i tamponi per evitare che possano continuare a diffondere il virus e ad ammalarsi, rendono impossibile fronteggiare adeguatamente l’epidemia in atto.

In terzo luogo bisognerebbe rifinanziare adeguatamente la medicina del lavoro, affinché possa essere realmente posta nella condizione di verificare che nei luoghi di lavoro – dove è indispensabile non interrompere la produzione, per la sopravvivenza della popolazione e la lotta al virus – si adottino, al più presto, le indispensabili misure di sicurezza, pianificando il lavoro affinché si mantengano le misure di sicurezza – mantenendo le distanze di sicurezza – e si effettuino i controlli necessari della temperatura a inizio e fine turno, facendo immediatamente i tamponi ove necessario ed esonerando senza esitazione dal lavoro chi ha la febbre.

In quarto luogo sarebbe necessario espropriare – quantomeno durante l’intera durata dell’epidemia – la totalità del plusvalore estorto al proletariato mediante il pluslavoro per metterlo, immediatamente, a disposizione per potenziare (come avvenuto nella Repubblica popolare cinese) le strutture sanitarie, a partire dalla costruzione immediata delle strutture ospedaliere necessarie.

In quinto luogo andrebbero bloccate immediatamente le spese militari e reinvestire tutte queste risorse nella lotta all’epidemia.

In sesto luogo appare necessario imporre, altrettanto immediatamente, una patrimoniale che faccia pagare alle rendite terriere o finanziarie i costi necessari a bloccare l’epidemia e rilanciare l’economia del paese. Espropriare tutte le risorse impiegate dalle imprese in attività inutili e improduttive, a partire dalla pubblicità, per non far pagare come al solito i costi della crisi alle classi subalterne. Reintrodurre immediatamente una tassazione proporzionale e fortemente progressiva per avere le risorse necessarie al rilancio del settore sanitario pubblico. Reintrodurre immediatamente tasse fortemente progressive su lasciti ed eredità. Far uscire immediatamente l’Italia dalla Nato e da ogni alleanza militare e imporre da subito l’immediato ritiro delle truppe straniere dal nostro paese, utilizzando tutte le risorse e gli spazi tornati in possesso del demanio per potenziare la ricerca volta alla prevenzione sanitaria.

Imporre da subito a tutti i mezzi di comunicazione di dare un contributo fattivo alla necessaria informazione della popolazione su come evitare e prevenire la diffusione del virus. Utilizzare l’esercito per distribuire i beni di prima necessità a tutta la popolazione anziana, malata o a rischio di contrarre il virus. Espropriare, fino al superamento della pandemia, tutte le strutture sanitarie private, costringendo le farmacie e le case farmaceutiche a fornire a prezzi di costo tutto il necessario a contrastare la pandemia. Eliminare immediatamente il numero chiuso alle facoltà di medicina e a tutte le altre facoltà o scuole di informazione del personale addetto alla sanità, per raggiungere nel minor tempo possibile una percentuale di medici pubblici almeno pari a quella cubana, per poi farla crescere in modo proporzionale alla maggiore ricchezza del nostro paese rispetto all’isola caraibica, per altro da decenni posta sotto embargo dalla maggiore potenza militare mondiale.

Imporre a tutte le imprese una drastica riconversione, come nello stato di guerra, volta a produrre, a prezzo di costo, tutto ciò che è necessario per far fronte all’epidemia. Porre fine immediatamente alle visite intramoenia, imponendo a chi ne ha fatto uso di ripagare l’usura, a fini privati, delle strutture pubbliche, lavorando il numero di ore prima dedicato ad arricchirsi, per il salvataggio e il rilancio della sanità pubblica. Separare nuovamente le carriere fra medici pubblici e privati, sin dalle università, preparando in quelle pubbliche – da rendere nuovamente tendenzialmente gratuite e con borse di studio necessarie per i ceti subalterni – solo personale da impiegare nelle strutture pubbliche. Chiudere immediatamente ogni forma di finanziamento o di convenzione fra strutture pubbliche e private.

Impegnare le università pubbliche in modo prioritario nella prevenzione, nella collaborazione internazionale e nella cura prioritaria delle malattie più comuni. Impedire ogni forma di influenza delle case farmaceutiche private sul personale sanitario pubblico. Passare immediatamente alla produzione pubblica di medicinali utili alla società equivalenti a quelli brevettati, da vendere a prezzo di costo a chiunque viva del proprio lavoro senza sfruttare la forza-lavoro altrui.

Uscire immediatamente dall’Unione Europea e rompere l’alleanza con tutti quei paesi dell’Ue o della Nato che non solo non hanno aiutato il nostro paese, al momento il più colpito dalla pandemia, ma hanno fatto di tutto per fargli mancare gli approvvigionamenti necessari, persino le mascherine in arrivo dalla Repubblica popolare cinese. Al contrario si tratterà di stringere rapporti di cooperazione reciproca stabili con i paese che, in un momento così complicato, ci sono stati vicini, da Cuba, alla Repubblica popolare cinese, dal Vietnam alla Russia.

Liberare dalle carceri tutti i detenuti in sovrannumero rispetto alle strutture destinate ad accoglierli e destinare a pene alternative i carcerati che rendono impossibili le misure necessarie a evitare la diffusione del virus, a partire dai condannati per microcriminalità o reati causati da condizioni socio-economiche disastrate, commutandone la pena in lavori socialmente utili con salari da operai.

Vietare i contratti di lavoro che prevedono di scambiare il pluslavoro estorto al salariato con risorse da destinare alla sanità privata, da sostituire con la possibilità di fruire gratuitamente delle strutture sanitarie pubbliche. Imporre da subito una forte patrimoniale su tutte le imprese e le attività private che inquinano l’ambiente e favoriscono, in modo esponenziale, i decessi in caso di una pandemia, arrivando a espropriare quelle che hanno prodotto un aumento della mortalità media nelle aree in cui operano. Reintrodurre tasse salate per tutti i proprietari di Suv e di auto, non utilitarie, inquinanti.

Eliminare tutte le tasse indirette su beni e servizi di cui fanno uso le classi subalterne, sostituendole con la tassazione indiretta di ogni bene di lusso. Tagliare immediatamente ogni forma di finanziamento diretto o indiretto e ogni forma di esenzione a qualsiasi struttura che favorisca la sopravvivenza di concezioni del mondo non scientifiche ed utilizzare tutte queste risorse a esclusivo beneficio dell’affermazione di una concezione scientifica del mondo.

Reimpostare l’educazione e la formazione per contrastare ogni forma di individualismo, di egoismo e di concorrenza, favorendo al contrario lo sviluppo dei rapporti sociali, di collaborazione, di cooperazione e di solidarietà con i più deboli e svantaggiati. Rifinanziare e riqualificare un’istruzione pubblica volta a rilanciare la cooperazione e la solidarietà internazionale, contrastando ogni forma di razzismo, fascismo, sciovinismo, nazionalismo e sovranismo.

Contrastare in ogni modo, dalla formazione alla legislazione, ogni forma diretta i indiretta di secessione dei ricchi, puntando al contrario a impegnare tutti i beni sovraprodotti dai ricchi a sostegno delle classi subalterne, in particolare dell’Italia meridionale. Anzi la soluzione di questa tragedia che ha caratterizzato tutta la storia della nostra nazione, ovvero la questione meridionale, deve essere posta come principale obiettivo del paese.

Inoltre, dopo aver rotto ogni forma di cooperazione con ogni struttura del capitale finanziario transnazionale, eliminando ogni vincolo imposto da tali poteri allo sviluppo della società – a partire dai più deboli e bisognosi – si dovrà procedere a un rigoroso audit sul debito pubblico. Non riconoscendo più quella preponderante componente di esso che ha alla sua base delle politiche antisociali e antipopolari. Allo stesso modo le risorse naturali del paese – a cominciare dall’acqua – e le imprese pubbliche svendute negli ultimi decenni ai privati debbono essere nuovamente socializzate. Ogni forma di gestione privata dei servizi sociali e dei beni pubblici deve essere vietata.

Allo stesso modo la Banca d’Italia e la Cassa depositi e prestiti debbono tornare a essere poste sotto il controllo pubblico, prevedendo forme di controllo diretto da parte dei produttori, ovvero dei lavoratori, affinché le loro risorse siano poste al servizio del bene collettivo. Anche i mezzi di comunicazione debbono essere messi al servizio del bene comune, favorendo la formazione dei cittadini, a cominciare dai più piccoli e dai giovani genitori, per diffondere uno stile di vita sano e un’alimentazione genuina ed equilibrata.

Sempre al fine di favorire la prevenzione delle malattie sarà indispensabile fare il possibile per eliminare ogni tipo di lavoro antisociale e pianificare la produzione sulla base dei bisogni reali della popolazione. Si dovrà inoltre arrivare a un’equa redistribuzione dei carichi di lavoro, evitando disoccupazione, sottoccupazione, precariato e orari e ritmi di lavoro cagionevoli per la salute. A tale scopo va immediatamente bloccata la tendenza a generalizzare e naturalizzare forme di lavoro a cottimo, come il telelavoro e ilsedicente smart working, che portano i lavoratori ad auto sfruttarsi al massimo, piuttosto che battersi per lavorare meno e lavorare tutti. Si dovrà inoltre procedere alla immediata sostituzione dei lavoratori anziani – che devono aver diritto a una dignitosa pensione –con i giovani disoccupati, sottoccupati o impiegati in posti di lavoro non conformi alle loro attitudini, capacità e preparazione.

A questo scopo va necessariamente rilanciata su tutto il territorio nazionale la scuola a tempo pieno e l’obbligo scolastico va aumentato quantomeno fino ai diciotto anni. L’istruzione obbligatoria dovrebbe essere il più possibile unitaria, per dare a ogni futuro cittadino una conoscenza di base di tutte le diverse discipline scientifiche e artistiche. Solo in seguito dovrà iniziare la specializzazione, secondo le proprie attitudini, capacità e interessi e, infine, un adeguatamente retribuito periodo di formazione necessario allo svolgimento di una professione, per quanto possibile socialmente utile.

Infine, bisogna da subito pretendere l’immediato arresto della tendenza a sfruttare la pandemia per imporre lo stato d’eccezione, con la sostanziale chiusura di ogni discussione politica persino all’interno del parlamento, sostituita con una decretazione d'urgenza da parte della presidenza del consiglio, preannunciata da conferenze stampa che assumono, sempre più, la forma di discorsi alla nazione a reti unificate.

29/03/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Renato Caputo

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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