“Me ne frego!” Sarebbe questa in sintesi la risposta che il Governo di destra starebbe preparando per replicare alle pressanti richieste provenienti da Ue, Agcm (l’Autorità garante della concorrenza) e Consiglio di Stato perché si proceda subito, entro il 31 dicembre, alla pubblicazione dei bandi per la riassegnazione delle concessioni balneari ormai scadute da tempo e non più prorogabili. Memore del celebre motto dannunziano, poi fatto proprio da Mussolini, secondo le prime indiscrezioni di stampa [1] a Palazzo Chigi starebbero pensando ad un disegno di legge per prorogare ancora una volta le attuali concessioni per altri cinque anni, in attesa di trovare nel frattempo una soluzione comoda comoda per la gestione delle spiagge italiane senza scontentare gli attuali concessionari, sempre gli stessi ormai da anni [2], provando ad un tempo a rispettare la legge. Nel frattempo, si dovrà effettuare una mappatura delle coste italiane, per individuare così le spiagge di più ampio appeal turistico, da affidare in concessione a bando di gara. Solo dopo il 2029 si potranno allora pubblicare i bandi per i nuovi affidamenti, che potranno avere una durata compresa tra i 5 e i 20 anni, assegnando tale compito ai comuni, i quali dovranno pure individuare i criteri di scelta del concessionario, agevolando la partecipazione delle piccole imprese e di quelle giovanili, nonché l’eventuale numero massimo di lotti che potranno essere aggiudicati a un solo offerente e preferendo chi ha già un’esperienza pluriennale nel settore, rendendo nei fatti così più difficile, se non proprio impossibile, consentire ai nuovi imprenditori che si vogliono lanciare in questo settore economico ottenere le concessioni demaniali. Sempre secondo le prime indiscrezioni di stampa, le gare poi non sarebbero al rialzo, come peraltro sarebbe normale, scegliendo chi offre di pagare allo Stato o ai comuni un canone di concessione più alto, perché si dovrà privilegiare la qualità delle offerte. Il testo del ddl prevederebbe pure il diritto di prelazione, che i concessionari uscenti potranno esercitare in assenza di altre manifestazioni di interesse o, se ci dovessero essere più candidati, accettando di rispettare le medesime condizioni dell’offerta risultata vincente. Inoltre, si introdurrebbe pure l’obbligo per i titolari subentranti di indennizzare i colleghi uscenti, così come chiesto anche dalle associazioni dei balneari. L’indennizzo dovrebbe essere determinato da una perizia asseverata, che tenga conto del valore del bene aziendale da rilevare. Come si comprende, se dovesse passare pure questa idea dell’indennizzo, si tratterebbe di cifre enormi, sicuramente inaccessibili per i piccoli imprenditori, soprattutto nelle zone ad altro valore turistico, tenuto anche conto che buona parte delle concessioni attuali sono risalenti negli anni. Infine, la bozza del ddl governativo prevederebbe pure la possibilità di assegnare ai privati un ulteriore 15% di spiagge attualmente libere, in modo da favorire la concorrenza a scapito però della libera balneazione.
Questa per sommi capi l’idea che avrebbe il Governo Meloni per cercare di mediare tra le regole di diritto e le pretese dei balneari, ma il tema è sicuramente ancora controverso. Da una parte infatti l’Ue chiede la liberalizzazione del settore per effetto della c.d. direttiva Bolkestein (2006/123/CE), dopo decenni di concessioni tramandate di padre in figlio e l’impossibilità per i nuovi imprenditori di entrare anch’essi nel business del turismo balneare, rimasto finora in mano sempre alle stesse persone; dall’altra, i meccanismi elaborati dal Governo, se confermati, porterebbero di fatto a legittimare il passaggio da un oligopolio ad un altro, senza cambiare nella sostanza nulla. Ma una cosa è certa e incontrovertibile: tutte le concessioni balneari attualmente attive in Italia sono scadute il 31 dicembre 2023 e non possono essere più prorogate. Da tale data allora avrebbero dovuto essere già pubblicati i bandi di gara per l’affidamento delle spiagge sul libero mercato e a canone sicuramente più vantaggioso per lo Stato. Ma tutto questo non è ancora avvenuto, perché i governi che si sono finora succeduti alla guida del Paese non hanno mai deciso, anche per non dispiacere gli attuali concessionari dei lidi, che vorrebbero ovviamente mantenere ancora in vita questa situazione a loro favorevole [3], limitandosi solo a prorogare più volte le concessioni scadute [4], in barba anche al Consiglio di Stato e all’Agcm [5].
Note:
[1] https://ilmanifesto.it/altri-cinque-anni-ai-gestori-e-piu-spiagge-ai-privati; https://www.ilsole24ore.com/art/balneari-piano-governo-indennizzi-e-proroghe-e-rischi-la-ue-AFIPm1ID; https://www.corriere.it/economia/consumi/24_agosto_10/balneari-la-proroga-delle-concessioni-per-le-spiagge-nel-piano-del-governo-si-arrivera-anche-fino-al-2029-fe5265c3-a4e2-44b1-9b2b-96d474d27xlk.shtml?refresh_ce.
[2] Sarebbero chilometri i tratti di costa nazionale da anni in mano ai privati titolari di oltre 12mila concessioni balneari, che fatturerebbero ben 10 miliardi di euro, pagando però allo Stato appena 100 milioni per oneri concessori (v. il mio articolo su questo giornale: https://www.lacittafutura.it/dibattito/le-spiagge-in-italia-tra-concessioni-scadute,-propriet%c3%a0-pubblica-e-beni-comuni).
[3] I concessionari hanno pure promosso una serrata il 9 agosto per protestare contro la mancata risposta del Governo alle loro richieste sulle concessioni balneari (https://www.ilsole24ore.com/art/sciopero-balneari-fiba-confesercenti-adesione-sopra-aspettative-ma-e-scontro-numeri-AF3q9jID).
[4] Da ultimo il Governo in carica ha spostato la scadenza delle attuali concessioni al 31 dicembre 2025, col suo primo decreto milleproroghe.
[5] Sul Bollettino Agcm n. 32/2004 del 12 agosto 2024 è pubblicata l’AS2027, contenente l’invito al comune di Taggia a provvedere al bando di gara per l’affidamento delle concessioni balneari scadute (https://www.agcm.it/dotcmsdoc/bollettini/2024/32-24.pdf).