10 anni dopo, in piena pandemia, quella vittoria basata sulla difesa dei beni comuni e sull’affermazione dei diritti di tuttə sui profitti di pochi, ha un significato ancora più attuale.
Da dicembre 2020 l’acqua, al pari di una qualsiasi altra merce, è stata quotata in Borsa. Un passaggio epocale che apre alla speculazione dei grandi capitali e alla emarginazione di territori, popolazioni e costituisce una grave minaccia ai diritti umani fondamentali.
Inoltre, la cosiddetta “riforma” del settore idrico contenuta nel Recovery Plan, così come aggiornato dal governo Draghi, punta ad un sostanziale obbligo alla privatizzazione, in particolare nel Mezzogiorno.
L’attuale versione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza risulta in “perfetta” continuità con l’azione dei governi precedenti tesa a disconoscere e tentare di cancellare l’esito referendario: un ulteriore incentivo verso la gestione mercantile dei beni comuni, un evidente vulnus democratico per il mancato rispetto della volontà popolare.
E' una risposta del tutto errata alla crisi sindemica, riproponendo le stesse ricette che hanno contribuito a crearla.
La crisi ecosistemica, climatica, economica, sociale e l’emergenza sanitaria impongono una radicale inversione di rotta che metta al centro la tutela dei beni comuni in quanto elementi fondanti le comunità e la società, che garantisca una reale transizione ecologica, un'efficace azione di contrasto ai cambiamenti climatici e una fuoriuscita dai combustibili fossili e che garantisca a tuttə i diritti fondamentali, a partire dal diritto all'accesso all'acqua, dal diritto alla salute, dal diritto ad un ambiente salubre, dal diritto ad un lavoro sicuro e non precario, dal diritto alla casa per uscire finalmente dall’emergenza
Oggi più di ieri è importante riaffermare il valore universale dell'acqua come bene comune e la necessità di una sua gestione pubblica e partecipativa come argine alla messa sul mercato dei nostri territori e delle nostre vite, contrastare il rilancio dei processi di privatizzazione attuato mediante il PNRR e le riforme che lo accompagneranno.
Chiediamo di completare con il “deposito nazionale” il recesso da ciclo nucleare risolvendo in modo razionale e partecipato con le comunità locali l'eredità radioattiva di una stagione infausta.
Denunciamo l'ipotesi di rilancio del nucleare sotto ogni forma sia per la produzione di energia elettrica che della filiera dell’ idrogeno.
Continuiamo a batterci contro il nucleare civile e militare in ogni sede europea e internazionale.
Per rilanciare con forza e rimettere al centro del dibattito pubblico i temi paradigmatici e fortemente attuali emersi dalla campagna referendaria di 10 anni fa invitiamo tuttə a partecipare:
- alle iniziative diffuse sui territori in occasione del decennale;
- alla manifestazione nazionale di sabato 12 giugno a Roma alle ore 15,30 a Piazza dell’Esquilino;
- al dibattito on line a carattere internazionale "L'acqua, tra privatizzazioni e ripubblicizzazioni: il panorama europeo" fissato per domenica 13 giugno alle ore 18.00.
ISDE Italia – Medici per l’Ambiente; Associazione Costituzione Beni Comuni di Milano; WWF Italia; Movimento Consumatori; Medicina Democratica Onlus; CCA dbr Coordinamento dei Comitati e delle associazioni per la depurazione, le bonifiche e la ripubblicizzazione del servizio idrico di Massa Carrara; Associazione per i Diritti dei Cittadini ADiC Toscana Aps; Partito della Rifondazione Comunista; Giuristi Democratici; Associazione Laudato Sì; ARCI; Unione Sindacale di Base – USB; Legambiente; Movimento per il diritto all’abitare; Disarmisti esigenti; Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, COBAS - Confederazione dei Comitati di Base; ATTAC Italia
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