Uniti per costruire la pace e un nuovo equilibrio mondiale

Alla luce dell’andamento della guerra in Ucraina non c’è alternativa alla soluzione diplomatica che sancirà la fine del predominio degli Stati Uniti e dei suoi alleati nel mondo. Questo viene ben espresso nell’ultimo editoriale di “Marx21”, che fa un importante richiamo all’unità di tutte le forze che desiderano la fine della guerra.


Uniti per costruire la pace e un nuovo equilibrio mondiale

Come illustrato in un precedente articolo uscito su questo giornale, l’andamento della controffensiva ucraina, e in generale della guerra, non sta andando come avrebbe sperato la NATO e c’è da augurarsi che al suo interno le “colombe”, cioè i guerrafondai più duttili, prevalgano sui falchi, cioè i guerrafondai intransigenti, e si giunga finalmente al tavolo delle trattative, ponendo fine alla devastazione dell’Ucraina e al massacro del suo popolo sull’altare degli interessi della potenza principale di quell’alleanza.

I segnali per ora sono contraddittori, ma non mancano quelli che autorizzano la speranza di un riposizionamento tattico, magari per concentrare le forze contro la Cina e/o per presentare meno indecentemente possibile il candidato Dem alle elezioni presidenziali del prossimo anno.

Naturalmente, si sostiene ancora che la vittoria contro la Russia è indispensabile, che occorre riconquistare perfino la Crimea, annessa alla Federazione Russa già all’indomani del golpe dell’Euromaidan. Ma dal vertice di Vilnius l’orizzonte della NATO, pur in ragione di un suo pericolosissimo allargamento, pare spostarsi alquanto da quella regione di confine fra “la civiltà” e la “barbarie”, tali sono considerate dall’occidente, con un giudizio razzista, le realtà geopolitiche a lui non allineate.

Se davvero questo fosse l’esito a cui puntano le potenze occidentali, sarebbe loro utile anche sbarazzarsi di Zelensky, le cui sollecitazioni a indicare una data certa per l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica sono state respinte al mittente nella capitale lituana.

Nel maggio dello scorso anno, quando l’ex comico era disposto a trattare, fu stoppato in nome di interessi superiori e fu accolto tra la fragranza di incensi nei parlamenti di mezzo mondo a perorare la continuazione della guerra. Oggi, dopo che quella continuazione è costata inutilmente centinaia di migliaia di morti e ingenti distruzioni, le parti potrebbero invertirsi e potrebbe essere la NATO a volere le trattative con una Russia che, impiegando solo una limitata parte delle sue forze, ha dimostrato di non poter essere vinta e che quindi potrebbe alzare il prezzo.

Tutto questo – il quadro della situazione militare e di quella diplomatica, nonché l’analisi delle ricadute economiche della guerra sulla pelle dei lavoratori soprattutto europei – è ben descritto nell’editoriale di “Marx21” del 23 luglio scorso a firma del suo direttore Marco Pondrelli. La descrizione della situazione è però solo il punto di partenza dell’articolo, perché, come annuncia il suo titolo, Offensiva per la pace, vi si sostiene la tesi che “alla diplomazia non c’è alternativa” e che, quando si approderà a essa, “verrà messa la parola fine al mondo unipolare a guida statunitense” e l’impero USA ne uscirà sconfitto.

Consigliamo la lettura di questo editoriale perché coglie, spiega e argomenta il dato di fatto cruciale che siamo giunti a uno spartiacque che ridisegnerà il mondo e i rapporti di forza che lo guidano, e questo, pur nella drammaticità del presente, dà un grande respiro di fiducia a chi lotta perché si rafforzi un multipolarismo nascente che rappresenta, oltre all’unica bolla di ossigeno nell’asfissia imperiale, anche un possibile sentiero per la costruzione della società socialista.

Altrettanto importante, sul piano della prassi politica immediata, è il forte richiamo di Pondrelli all’unità di “tutte le forze che credono che la guerra possa e debba essere fermata”, in una lotta che “deve continuare” anche dopo che non è stato raggiunto l’obiettivo del referendum contro l’invio di armi, a causa del “silenzio dell’informazione” e, aggiungiamo noi, al mancato impegno, se non addirittura l’ostilità, di tanta sinistra.

28/07/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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