Le elezioni federali in Svizzera hanno visto per l’ennesima volta la vittoria delle destre. Vince l’Unione Democratica di Centro. Nella Svizzera di lingua italiana, la Lega Ticinese arretra ma resta una forza di primissimo piano. Unica buona notizia: la resistenza della sinistra radicale e dei comunisti.
di Paolo Rizzi
Il 18 ottobre si sono svolte le elezioni federali svizzere. Per quanto riguarda il Consiglio Nazionale, la camera bassa eletta con un numero di rappresentanti per ogni cantone proporzionale alla popolazione, ha vinto l’Unione Democratica di Centro (UDC). Il partito nasce come moderato e centrista, da cui il nome, ma dagli anni ’90 è andato radicalizzandosi e si tratta ora di un partito di destra radicale, ultra liberista in economia e ultra conservatore sui temi sociali. Tra le campagne più tristemente famose dell’UDC rimane quella che rappresentava le pecore bianche svizzere cacciare dal paese a calci le pecore nere italiane, un riferimento ai molti lavoratori nostri connazionali che lavorano oltralpe. Non si tratta neanche di una novità, come sembrano pensare molti media italiani, che si stupiscono della “svolta a destra”: è dal 2003 che l’UDC è il primo partito al Consiglio Nazionale, con queste elezioni ha “soltanto” marcato il suo miglior risultato, col 29,4% dei voti e 65 seggi su 200. Si piazza come seconda forza politica il Partito Socialista Svizzero (PS) che registra un lieve aumento dei voti (18,8% rispetto al 18,7% del 2011) ma, a causa del complesso sistema elettorale, perde tre seggi scendendo a un totale di 43.
Per quanto riguarda la Svizzera di lingua italiana, in Canton Ticino è primo partito il Partito Liberal-Radicale col 23,7%, segue la Lega dei Ticinesi col 21,7% che subisce una netta flessione rispetto al 29% del 2011. La Lega dei Ticinesi si è mostrata più volte molto vicina alla nostra Lega Nord, causando spesso un certo imbarazzo per i leghisti nostrani che si presentano in Italia come difensore dei lavoratori italiani in Svizzera e in Svizzera come amici di chi non vuole i lavoratori italiani.
Un governo (ancora) più a destra
Il governo Svizzero è formato da decenni da una grande coalizione che comprende i socialdemocratici del PS, i liberali, i cristiano-democratici, i conservatori-democratici e, da ultimi arrivati, la destra radicale dell’UDC. Come partito ultimo arrivato (e come “sorvegliato speciale” per le sue politiche radicali), l’UDC è stata finora sottorappresentato nel governo, con un solo membro su sette, mentre socialdemocratici e liberali mantenevano due seggi pur avendo meno voti.
A cambiare lo scenario del Consiglio Federale, così si chiama il governo, sono le dimissioni del ministro dell’economia, in quota ai conservatori democratici. La rinuncia di quest’ultimo a ricandidarsi causerà, molto probabilmente, l’arrivo di un secondo ministro dell’UDC. Questo avvicendamento non comporterebbe particolari cambiamenti nella linea economica del governo, già votata al liberismo, ma sposterebbe verso destra gli equilibri generali della grande coalizione svizzera.
In ogni caso, il nuovo Consiglio Federale sarà eletto dal parlamento il 9 dicembre, dopo che saranno finiti i ballottaggi per il rinnovo della camera alta, chiamata Consiglio degli Stati.
La sinistra e i comunisti
Il sistema politico svizzero è molto complesso, ma anche dai pochi elementi forniti in quest’articolo appare evidente come sia disegnato per mantenere i rapporti di forza a favore dei partiti borghesi e per far sì che i cambiamenti avvengano sempre verso destra. Ciononostante, la sinistra svizzera non si è arresa e continua a lottare in un ambiente istituzionale difficilissimo.
Dopo una legislatura senza sinistra radicale in Parlamento, le nuove elezioni hanno fatto riguadagnare un deputato al Partito del Lavoro (PdL) nome assunto dal Partito Comunista dopo essere stato messo fuori legge. Il PdL ha presentato, a seconda del cantone, liste autonome o liste di coalizione chiamate Sinistra Alternativa. In totale le liste della sinistra hanno ottenuto l’1,8% dei voti ed hanno eletto un deputato da un cantone di lingua francese.
Risulta particolarmente interessante il risultato ottenuto nel Canton Ticino, dove il PdL ha riassunto il nome di Partito Comunista della Svizzera Italiana (PC) che ha ottenuto il 4% nelle elezioni della camera alta, teoricamente il terreno più difficile per i comunisti dato che i due seggi disponibili per ogni cantone sono sempre contesi dai partiti maggiori. Secondo il comunicato ufficiale del PC: "Riteniamo che sia stato utile partecipare alle elezioni per il nostro Partito, il quale ha avuto modo di presentare temi concreti in modo innovativo, nonostante una campagna elettorale che anche i media hanno impostato in modo alquanto superficiale e personalistica, dove al posto di approfondire i dossier si sono preferiti i giochi a quiz coi candidati. Nel contempo il nostro Partito ha potuto promuovere molti volti nuovi in politica, perlopiù giovani che ora continueranno anzitutto la propria formazione politica e, in seguito, saranno sul territorio con impegno e si metteranno a disposizione, candidandosi nei rispettivi comuni, per il rinnovo dei consigli comunali e dei municipi in aprile”.