Osservatorio sul mondo che cambia: l’Ucraina perde città, l’Europa perde la bussola

Mentre l’avanzata russa prosegue e Kiev affronta scandali e cedimenti sul fronte, Bruxelles spinge verso un’escalation che divide l’opinione pubblica e mette a rischio la stabilità del continente.


Osservatorio sul mondo che cambia: l’Ucraina perde città, l’Europa perde la bussola

Nella nuova puntata dell’Osservatorio sul mondo che cambia, il professor Orazio Di Mauro offre una lettura serrata delle principali crisi globali. L’analisi si apre sul fronte ucraino, dove l’avanzata russa prosegue lentamente ma senza interruzioni: Pokrosk è considerata ormai caduta e Minogradov risulta circondata. Nonostante la pressione sul campo, Di Mauro sottolinea che l’esercito ucraino continua a combattere senza ritirate significative, in linea con gli ordini ricevuti dal generale Zeleski. Il quadro si complica ulteriormente con le versioni discordanti sulle fortificazioni dietro il fronte e con la situazione di Kupiask, dove i russi avrebbero aggirato le linee ucraine. Parallelamente, emerge l’ennesimo scandalo di corruzione ai vertici ucraini e cresce la polemica sulle sanzioni europee contro gli asset russi: Bruxelles valuta di mobilitare fondi che, secondo Di Mauro, in larga parte appartengono a privati, aprendo al rischio di enormi contraccolpi economici. Nello scenario bellico si inseriscono anche attacchi a infrastrutture energetiche e persino a centrali nucleari, una scelta che Di Mauro giudica sintomo di disperazione più che di strategia. Da qui la critica ai governi europei, accusati di non cercare un accordo di non belligeranza che possa chiudere il conflitto. Il tema dell’escalation europea diventa centrale quando si parla di Germania: dalle lettere per il reclutamento volontario alla possibilità di reintrodurre la leva obbligatoria, fino all’ipotesi di rimandare al fronte i rifugiati ucraini. Intanto, la Russia – secondo Di Mauro – non ha fretta di chiudere la guerra e punta all’usura economica e psicologica dell’Ucraina e dell’Europa. Aumentano anche i segnali di russofobia, con episodi di censura culturale e pressioni politiche. Lo sguardo si sposta poi in America Latina, dove cresce la tensione tra Stati Uniti e Venezuela. Di Mauro descrive un paese profondamente polarizzato e richiama il ruolo del movimento Maga negli equilibri politici interni degli Stati Uniti, ipotizzando che il suo orientamento isolazionista possa frenare avventure militari. Centrale, in Venezuela, il ruolo dell’Esercito Bolivariano creato da Chavez, una sorta di milizia popolare armata pensata per resistere a eventuali interventi stranieri. La puntata si chiude sul Medio Oriente: dopo la tregua, i morti in Palestina diminuiscono e alla sorpresa generale la Russia presenta una bozza di risoluzione all’ONU probabilmente più favorevole alla posizione palestinese rispetto a quella statunitense, confermando la storica vicinanza di Mosca ad alcune componenti del mondo arabo e siriano-palestinese.

14/11/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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