Il Fronte Nazionale va al secondo turno in tutte le regioni (tranne i territori d’oltremare), i suoi candidati sono primi in sei regioni, in due regioni sfonda il 40% dei voti e a livello nazionale è il primo partito davanti al centrodestra dei Repubblicani e il centrosinistra del Partito Socialista. L’esito del primo turno delle elezioni regionali in Francia, ha sancito purtroppo l’esclusione dal ballottaggio delle forze autenticamente di sinistra. Ma i compagni francesi del PCF resistono e intendono lanciare l’iniziativa per un nuovo progetto politico di vera sinistra, anticapitalista, antiliberista, antimperialista e per la pace e la solidarietà internazionale tra i lavoratori.
di Guido Capizzi e Paolo Rizzi
I risultati
I risultati del primo turno delle elezioni regionali francesi del 6 dicembre sono chiarissimi: ha vinto l’estrema destra del Front National. Il partito di Marine Le Pen è primo a livello nazionale con il 27,7% dei voti, seguito dai Républicaines (nuova incarnazione della destra gaullista guidata da Sarkzoy) al 26,8%. Il Partito Socialista del presidente Hollande è staccato al 24%.
Sono sei le regioni in cui i candidati del Front National si sono piazzati primi: Alsazia-Champagna-Ardenne-Lorena, Borgogna-Franca Contea, Centro-Valle della Loira, Linguadoca-Rossiglione-Midi-Pirenei, Nord-Passo di Calais-Picardia e Provenza-Alpi-Costa Azzurra. In particolare, il Front sfonda il 20% in Picardia e in Provenza dove ha candidato rispettivamente la leader Marine Le Pen e Marion Le Pen, nipote di Marine.
È difficile fare confronti diretti con le precedenti elezioni regionali, queste sono le prime votazioni dopo una riforma che ha accorpato le regioni riducendole da 27 a 18. In ogni caso, risulta fuori tempo massimo lo stupore per l’avanzata del Front National nelle “roccaforti della sinistra” come la Picardia e la Provenza, si tratta di territori in cui da più di un decennio l’estrema destra ottiene risultati stabilmente sopra il 15%.
Il risultato è ancora più significativo data l’affluenza relativamente alta (49,9% contro il 46,3% del 2010), molti osservatori pensavano che un aumento della partecipazione avrebbe ridimensionato la portata del voto a favore di Marine Le Pen. Questo, evidentemente, non è successo.
La sinistra
Valutare precisamente i risultati della sinistra “a sinistra della socialdemocrazia” non è facile, data la varietà di soluzioni con cui essa si è presentata nelle varie regioni. Il risultato è però negativo.
A differenza delle ultime elezioni municipali, il Front de Gauche (alleanza tra il Partito Comunista Francese, il Parti de Gauche di Mélenchon e altre formazioni minori) non si è diviso sull’opportunità di andare al primo turno con i socialisti. PCF e PdG hanno sostenuto liste diverse in Alvernia e in Picardia, in entrambi i casi il PdG ha preferito sostenere un candidato dei Verdi. In Linguadoca e Provenza il Front de Gauche e i verdi sono confluiti su candidati unitari.
La somma delle liste del Front de Gauche, del Partito Comunista e dei Verdi arriva al 10,7%, a cui va aggiunto l’1,5% delle liste trotzkiste. Alle elezioni regionali del 2010 la lista delle sinistre e degli ecologisti aveva ottenuto il 18%, a cui andava aggiunto il 3,4% dei trotzkisti.
Verso il secondo turno
Il sistema elettorale francese prevede un doppio turno a cui accedono tutte le liste che hanno superato il 10%. Il partito che ottiene la maggioranza avrà in Consiglio regionale un quarto dei seggi più un bonus riguardante la sua percentuale. I rimanenti seggi vengono ripartiti tra i partiti con oltre il 5%.
Data la situazione, significa che in molte regioni ci sarebbe un doppio turno a 3: Front National, Républicaines e Socialisti. Mentre scriviamo, i candidati socialisti in Picardia e Provenza si sono già ritirati per convergere sul voto ai Républicaines in nome della “difesa della Repubblica”. In Alsazia invece il candidato socialista Masseret non si è ritirato, sfidando l’indicazione della direzione nazionale del suo partito.
L’altra possibilità offerta dal sistema a doppio turno è la fusione delle liste che hanno superato il 5%.
Il PCF avrebbe voluto costruire per il secondo turno delle liste riunenti diverse liste di sinistra del primo turno. Liste in cui ci sono molti disaccordi, ma la condivisione pragmatica è parsa l'unico modo per evitare la diffusa vittoria della destra estrema. Per il secondo turno di domenica 13 il PCF ha quindi voluto rispettare la volontà degli elettori che hanno dato fiducia a liste di cittadini e al Front de Gauche al primo turno. L'obiettivo è continuare a combattere contro l'austerità, promuovendo politiche pubbliche di solidarietà, per contrastare e sconfiggere la destra e far capire l'estrema pericolosità del Front National della Le Pen.
L'appello per la raccolta delle forze di vera sinistra, di cui il PCF si è fatto promotore, soprattutto per tentare il coinvolgimento dei milioni di elettori che non si sono recati al voto al primo turno, non è stato del tutto ascoltato. Domenica 13 gli elettori non hanno la possibilità di scegliere una lista con i valori della sinistra, la vera sinistra, che sarà quindi fuori dai Consigli regionali.
Verdi, Front de Gauche e Socialisti hanno deciso per la fusione in tutte le regioni in cui è possibile. In questa maniera, gli ecologisti e la sinistra andrebbero a partecipare alla distribuzione del premio di maggioranza in caso di vittoria del candidato socialista.
Basterà tutto questo per arginare la marea nera di Marine Le Pen? Molti osservatori pensano che i risultati oltre il 40% di Marine e Marion siano un’ipoteca per la vittoria al secondo turno, indipendentemente da ritiri e accorpamenti.
Ma, ancora più importante, è possibile che i tempi siano davvero cambiati. Quando nel 2002 Jean Marie Le Pen, padre-padrone del Front National di allora, arrivò al ballottaggio delle presidenziali, si verificò una reale mobilitazione “per la Repubblica” che portò decine di milioni di elettori a votare il gaullista Chirac contro il fascista Le Pen.
Tredici anni dopo tutto è cambiato. Il lento lavoro di “sdoganamento” operato da Marine Le Pen ha già portato il Front National al primo posto alle europee del 2014 e al secondo alle amministrative del 2015.Il quadro politico francese si è spostato paurosamente a destra, sia sotto Sarkozy sia sotto Hollande. Lo stesso Front de Gauche è stato parzialmente arruolato nel clima di unità nazionale seguito alla strage di Parigi.
In questa situazione è certo che l’unità “in difesa della Repubblica” sia efficace per sconfiggere il Front National? O, piuttosto, si rischia di lasciare proprio a Marine Le Pen e camerati il ruolo di unici oppositori al sistema?
Per un nuovo progetto di vera sinistra
Dopo questo primo turno elettorale si è rafforzata la convinzione che la sfida per i prossimi mesi sarà costruire un nuovo progetto di vera sinistra fondato sulla solidarietà fraterna per il Paese e per la Repubblica. Un impegno di riscoperta dei valori fondanti la Rivoluzione francese, di solidarietà per la pace condivisa, contrario ai progetti di guerra e di egoismo nazionalista rafforzati dagli episodi di terrorismo avvenuti sul territorio. Convincimento sempre più radicato tra i comunisti è la necessità, nei mesi a venire, di prendere, con tutte le forze civili, sociali e politiche disponibili, l’iniziativa per costruire un patto per la Francia, dopo che la condotta degli attuali leader del Paese sta totalmente fallendo.
La Francia rischia di fermarsi qui, mentre il popolo chiede il cambiamento: è urgente porre le persone al centro di tutte le questioni sociali e contrastare la finanza. Ecco perché è fondamentale costruire la vera sinistra – quella anticapitalista, antiliberista, anticolonialista e antimperialista, quella dell'analisi marxista e della prassi leninista – in Francia e in Europa intera.
Ascoltando i compagni di Parigi sentiamo che: “il Partito Comunista Francese è orgoglioso di avere sempre lottato contro l'estrema destra, le sue idee e il suo progetto per la Francia. Per domenica 13 tutto si sarebbe dovuto fare per ostacolare la festa della Le Pen e dei suoi seguaci. Andremo, con il risultato di queste elezioni, incontro a un nuovo periodo politico che richiede un elemento essenziale: ricostruire la sinistra politica”. Le responsabilità di Francois Hollande e del governo Valls si uniscono alle responsabilità dei governi di destra il cui risultato è il corrente disastro francese.
Intanto a Bruxelles si guarda con apprensione al prevedibile successo alle regionali di Marine Le Pen, preludio a un terremoto per il progetto comunitario che è già minacciato dalle spinte centrifughe della Gran Bretagna. Il Front National ha rappresentato alle ultime elezioni europee il simbolo della fine delle certezze per l'UE, con l'Europa che stentava a uscire dalla crisi economica e fiaccata dall'austerità voluta da Germania e Francia. Oggi abbiamo a che fare con l'estrema destra in Danimarca e Polonia, ed in Italia con la Lega di Matteo Salvini e il Movimento 5 Stelle che hanno preso il posto del centro-destra come principale opposizione al Pd sempre più di centro, pur con vocazione europeista.
I risultati delle regionali francesi portano chiaramente il segno della situazione eccezionale in cui queste elezioni si sono svolte. Dal 13 novembre le questioni di politica regionale sono state volutamente emarginate da paura e ansia causate dallo stato di emergenza, che sono state ampiamente sfruttate e hanno ulteriormente complicato la votazione.
I compagni francesi di Nizza, dove il Front National ha avuto uno dei più alti risultati percentuali, si interrogano: “perché siamo qui? perché per anni gli attacchi dei poteri del capitalismo nei confronti del lavoro, la deregolamentazione delle globalizzazioni liberiste hanno smantellato la solidarietà”.