185 voti favorevoli, due astenuti e due contrari: questo lo schiacciante esito della votazione tenutasi lo scorso 3 novembre presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che in questo modo ha approvato la risoluzione intitolata “Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d'America contro Cuba”. Per il trentesimo anno consecutivo, dunque, la massima organizzazione internazionale ha condannato il blocco economico criminale contro l’isola caraibica, che tuttavia continua ad essere esercitato dagli USA, unici a votare contro insieme al fido Israele, mentre i governi di estrema destra di Brasile e Ucraina si sono astenuti.
Numerose voci si sono levate da tutto il mondo per condannare il blocco economico imperialista, consapevoli del fatto che l’arma delle sanzioni e del blocco economico potrebbe essere brandita in qualsiasi momento contro altri Paesi che commettono la grave colpa di non allinearsi con le mire egemoniche di Washington. Come noto, Cuba non è l'unico Paese attualmente sottoposto a sanzioni, visto che nell’elenco figurano, tra gli altri, Bielorussia, Corea Popolare, Iran, Russia, Siria e Venezuela.
“Aderendo alla difesa di Cuba, oltre a pretendere il rispetto della sovranità dell'arcipelago, le nazioni chiedono anche che la loro non venga violata, e sanzionano l'arroganza degli Stati Uniti”, ha commentato Nuria Barbosa León sulle pagine online della testata cubana Granma. In effetti, nessuno è al riparo dalla furia egemonica statunitense, neppure le principali economie mondiali, come dimostra la guerra commerciale lanciata contro la Cina, figurarsi Paesi piccoli e vulnerabili come Cuba, che pure continua a resistere eroicamente nonostante le privazioni causate dal blocco.
Tra i Paesi in prima fila nel fiancheggiare la causa cubana figura certamente la Repubblica Socialista del Vietnam. Come noto, il popolo vietnamita ha subito sulla sua pelle l’aggressione armata dell'imperialismo statunitense, ma in pochi ricordano che, anche dopo la fine della guerra, il Paese asiatico rimase sottoposto ad un pesante embargo economico fino al 1994, quando il presidente Bill Clinton decise di porvi fine, aprendo la strada alla normalizzazione delle relazioni bilaterali tra USA e Vietnam.
Đặng Hoàng Giang, ambasciatore della Repubblica Socialista presso le Nazioni Unite, è intervenuto alla vigilia del voto dell’Assemblea generale per ribadire la posizione del suo Paese. Nel suo discorso, Giang ha sottolineato che l'embargo viola il diritto internazionale e i principi della Carta delle Nazioni Unite, oltre ad andare contro il desiderio di intraprendere relazioni tra pari tra tutti i Paesi: “Sulla base della sua esperienza traumatica, il Vietnam combatte contro tutte le forme di embargo e di imposizione unilaterale a una nazione sovrana”, ha affermato l’ambasciatore, esortando gli Stati Uniti a porre fine al blocco economico e ad invertire la loro attuale politica nei confronti di Cuba.
La storica amicizia tra Vietnam e Cuba e stata recentemente rinnovata dalla visita del primo ministro caraibico, Manuel Marrero Cruz, che si è recato a Hà Nội tra il 28 settembre ed il 2 ottobre [1]. In occasione di quella visita, il primo ministro cubano ha affermato che il suo Paese desidera rafforzare ulteriormente l'amicizia di lunga data e il partenariato globale con il Vietnam, aggiungendo che Cuba spera di imparare dall'esperienza del Vietnam nella definizione e nell’applicazione delle politiche nello sviluppo socioeconomico, nell'integrazione internazionale e nella risposta alle sfide economiche globali.
Lo scorso 1º novembre, Lại Xuân Môn, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista del Vietnam, ha ricevuto Luis Enrique Gonzalez Acosta, Presidente dell'agenzia di stampa cubana Prensa Latina, a capo di una delegazione dei media cubani che ha visitato il Vietnam. Secondo quanto riferito da Môn, le agenzie stampa di Vietnam e Cuba stanno lavorando per organizzare una mostra fotografica in Vietnam e a Cuba in occasione del 50° anniversario della storica visita del leader cubano Fidel Castro in Vietnam, avvenuta nel settembre del 1973. In quell’occasione, il capo rivoluzionario non si limitò ai convenevoli, ma chiese esplicitamente di visitare il fronte di guerra nella provincia di Quảng Trị.
Come il Vietnam, molti altri Paesi hanno espresso ufficialmente le proprie rimostranze contro il blocco economico imposto dagli Stati Uniti. Tuttavia, l’atteggiamento di Washington, che continua ad ignorare il voto di 185 Paesi, dimostra come la massima potenza imperialista mondiale continui a comportarsi seguendo la legge del più forte, anziché attenersi ai principi condivisi del diritto internazionale, rendendo sempre più urgente la necessità di ristrutturare le relazioni internazionali in senso multipolare.
Note:
[1]https://www.lacittafutura.it/esteri/visita-del-primo-ministro-cubano-in-vietnam