Il ruolo della donna nella Rivoluzione Vietnamita

Lo scorso 20 ottobre il Vietnam ha festeggiato la Giornata della Donna, istituita per celebrare il ruolo della donna nella società e nella famiglia.


Il ruolo della donna nella Rivoluzione Vietnamita

Se la Giornata internazionale della Donna viene celebrata annualmente l’8 marzo, il Vietnam, sin dal 1930, quando si trovava ancora sotto la colonizzazione francese, ha istituito la propria Giornata della Donna (Ngày Phụ nữ Việt Nam), ricorrenza che è stata poi caricata di ulteriore significato dopo la vittoria della Rivoluzione d’Agosto e la dichiarazione d’indipendenza del 2 settembre 1945 da parte di Hồ Chí Minh.

Durante l’epoca feudale e la dominazione coloniale francese, la donna vietnamita era generalmente oppressa e sottomessa al potere dell’uomo. Nonostante questo, alcune celebri eroine nazionali riuscirono a scrivere importanti pagine di storia, come Bùi Thị Xuân, che nel XVIII secolo divenne addirittura generale dell’esercito della dinastia Tây Sơn. La leggenda narra che una volta salvò Trần Quang Diệu, che in seguito divenne suo marito, da una tigre. Nota per le battaglie vinte e per essere un’abile addestratrice di elefanti, Bùi Thị Xuân venne condannata a morte insieme a suo marito e sua figlia dopo la sconfitta della dinastia Tây Sơn da parte della dinastia Nguyễn.

A partire dagli anni ’20 del ’900, le donne divennero sempre più attive in politica, fondando le prime organizzazioni femminili e partecipando alla fondazione del Partito Comunista Indocinese, il 3 febbraio 1930. Predecessore dell’odierno Partito Comunista del Vietnam, il Partito Comunista Indocinese affermava la parità di diritti tra uomo e donna, considerando la componente femminile come una forza importante della rivoluzione. Compito del Partito era quello di liberare le classi oppresse e le donne dalla dominazione imperialista e capitalista.

Pertanto, il 20 ottobre 1930, fu ufficialmente costituita l’Unione delle Donne Vietnamite (Hội Liên Hiệp Phụ Nữ Việt Nam), e proprio in commemorazione di questo evento venne contemporaneamente istituita la Giornata della Donna. Anche nella lotta rivoluzionaria di liberazione nazionale, le donne avrebbero potuto dunque dare il loro contribuito grazie alla loro partecipazione all’interno del Partito Comunista e dell’Unione delle Donne. Tra le più celebri, ricordiamo Võ Thị Sáu, una studentessa che prese parte alla guerriglia del movimento Việt Minh contro l’occupazione francese fino alla sua cattura e condanna a morte nel 1952, a soli diciotto anni.

Le donne sono state parte integrante del successo della rivoluzione vietnamita, nelle due guerre contro Francia e Stati Uniti. Nella causa della costruzione nazionale, le donne hanno dato importanti contributi alla promozione dello sviluppo della società. Oggi, in periodo di pace, la donna resta un pilastro fondamentale della società vietnamita, secondo quanto previsto dal pensiero illuminato di Hồ Chí Minh.

Sin dal 1927, il leader vietnamita affermò l’importanza del rendere le donne partecipi del movimento rivoluzionario di liberazione nazionale: “Le donne costituiscono la maggioranza della forza popolare, ma sono oppresse e soffrono molto, quindi mantengono sempre accesi i fuochi dello ’spirito rivoluzionario’. La causa rivoluzionaria non può avere successo senza la partecipazione delle donne”, scrisse nella sua opera Il cammino rivoluzionario (Đường Kách mệnh). “Se non liberiamo le donne, non libereremo metà del genere umano” [1]. Pertanto, la liberazione delle donne era considerata come un compito indispensabile della Rivoluzione Vietnamita ed è un’esigenza oggettiva dello sviluppo della società e del Paese.

Allo stesso tempo, in risposta ad alcuni movimenti del femminismo borghese, Hồ Chí Minh riteneva che la causa della liberazione delle donne potesse procedere unicamente di pari passo con quelle per la liberazione nazionale e per l’emancipazione della classe lavoratrice. Il primo presidente vietnamita era invece fortemente critico nei confronti delle opinioni che separavano la lotta per la liberazione delle donne dalla causa rivoluzionaria generale: “Non c’è niente di più pericoloso e sbagliato che combattere semplicemente per i diritti delle donne invece che impegnarsi nella lotta di classe e nella causa nazionale. Le donne potranno raggiungere l’uguaglianza con gli uomini solo quando la nostra nazione avrà ottenuto l’indipendenza e la libertà, quando gli operai e i contadini saranno liberi dallo sfruttamento della borghesia e dei proprietari terrieri dispotici” [2].

Quando il Vietnam ottenne l’indipendenza, Hồ Chí Minh si impegnò attivamente nella stesura e nella promulgazione della legge sul matrimonio e la famiglia, considerandola una “legge per liberare le donne” e condannando la visione tradizionalista e patriarcale della donna confinata alla cura della casa e della famiglia. Al contrario, egli affermava che i ruoli delle donne nella famiglia e nella società non fossero reciprocamente limitati, bensì unificati e reciprocamente completati. Pertanto, la liberazione della donna nella famiglia deve essere accompagnata dalla liberazione della donna nella società e dal miglioramento della condizione della donna nella società. 

La donna era dunque incoraggiata a prendere parte a tutte le attività economiche del Paese, in quanto l’emancipazione economica delle donne è una condizione decisiva per raggiungere la parità tra uomini e donne. L’emancipazione economica delle donne non solo crea loro maggiori opportunità di sviluppare i loro talenti e la loro intelligenza, ma soddisfa anche i bisogni dell’economia nazionale nella causa della costruzione socialista che richiede sempre più risorse umane.

La liberazione delle donne in tutti gli aspetti, dalla famiglia alla società, dall’economia, alla politica alla cultura e all’ideologia, ha mostrato la completezza e la radicalità del pensiero di Hồ Chí Minh sulla liberazione delle donne, garantendo una sostanziale parità di genere e allo stesso tempo dando pieno gioco al ruolo delle donne in tutti gli aspetti della vita sociale. Al fine di non dimenticare questa eredità, la celebrazione del 20 ottobre deve rappresentare innanzitutto un momento di riflessione e di impegno politico, anziché essere ridotta ad un evento commerciale come avviene nel mondo occidentale con l’8 marzo.

 

Note:

[1] Hồ Chí Minh, The Complete Works, National Political Publishing House, Hanoi, 2011, Vol. 12, p. 300.

[2] Hồ Chí Minh, The Complete Works, ibid., Vol. 2, p. 506.

28/10/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

L'Autore

Giulio Chinappi

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: