Il Porto di Salonicco, secondo porto della Grecia è stato privatizzato in ossequio al terzo memorandum di austerità sottoscritto da Tsipras nella famosa notte del waterboarding fiscale, il 12 luglio 2015.
In termini di carico transitante da Salonicco, si tratta di “solo” il 10% di quanto transita dal porto del Pireo, già venduto al 51% al colosso cinese COSCO. Si tratta comunque di un porto importante per il nord della Grecia, in cui lavorano più di duemila addetti, in una città in cui il tasso di disoccupazione sfonda il 30%. L'affare da 1,1 miliardi di euro è stato concluso da un consorzio a guida tedesca che ha formalizzato l'offerta più alta per il controllo del 65% delle azioni. Il consorzio è costituito dalla tedesca Deutsche Invest Equity Partner, dai privati con base cipriota di Belterra Investments e dalla francese Terminal Link. Nella cifra di 1,1 miliardi è compreso il valore del porto e una serie di investimenti obbligatori per i prossimi anni.
Il Porto di Salonicco non è stato privatizzato in quanto inefficiente o in perdita, in effetti ha registrato negli ultimi anni utili per decine di milioni di euro. La privatizzazione è stata avviata per raggiungere la quota prevista dagli accordi di austerità. Dopo la conclusione della gara d'appalto, la parola spetta ora alla Corte dei Conti di Atene, ma si tratta di una formalità o poco più.
La privatizzazione dei porti è stata una spina nel fianco di Tsipras fin dal suo primo governo. Il primo esecutivo di Syriza ereditò la privatizzazione del porto del Pireo in fase avanzata dal precedente esecutivo. Tentò effettivamente di rallentare la svendita, sia perché i membri del governo responsabili erano all’epoca parte della minoranza – che sarebbe poi uscita dal partito – sia perché all'interno del Pireo era ed è presente una forte componente sindacale, in particolare legata al PAME, il sindacato comunista legato al KKE.
I porti non sono le uniche proprietà pubbliche in fase di svendita. Il fondo di stato TAIPED ha già venduto alcuni dei suoi assett, come la compagnia ferroviaria TrainOSE che è stata venduta per una cifra quasi simbolica alle Ferrovie dello Stato italiane. La compagnia energetica Hellenic Petroleum (già posseduta al 35,5% dalla potente famiglia Latsis) ha posto sul mercato il 21,8% delle sue azioni, mirando così a mettere in minoranza la proprietà pubblica. Attraverso Hellenic Petroleum, i privati potranno controllare anche la Public Gas Corporation.
Sempre a Salonicco, è stata avviata la gara di privatizzazione per l'impresa automobilistica – con importanti commissioni militari – ELVO. Il sito Iskra – vicino al partito anti europeista Unità Popolare – riporta che questa gara di privatizzazione viola anche le condizioni di garanzia per gli investimenti futuri che in teoria dovrebbero essere garantiti per giustificare l'ingresso dei privati. La discussione ora è quali altre compagnie pubbliche debbano state messe sotto il controllo dell'Hellenic Company of Assets and Partiticipation (HCAP), che è il fondo creato esplicitamente per attuare le privatizzazione previste dal terzo memorandum. Le istituzioni delle troika considerano la piena operatività dell'HCAP come un prerequisito per continuare a erogare gli “aiuti”.
Infine, la discussione attuale in Grecia ha un ultimo punto: secondo le istituzioni della Troika, lo stato greco non dovrebbe solo svendere le proprietà pubbliche, dovrebbe anche ritirarsi dalla gestione di quel poco che rimarrebbe pubblico. In altre parole: lo stato dovrebbe mantenere la proprietà di imprese che hanno accumulati debiti enormi in decenni di gestione clientelare, ma i consigli di amministrazioni dovrebbero essere nominati da qualcun altro. La discussione su questo punto è ancora vaga ma non è difficile immaginare che sia la Troika a voler nominare i prossimi amministratori. E non è difficile immaginare che questi nuovi manager avranno il compito di licenziare, “risanare” e mettere sul mercato delle imprese che possano essere messe a profitto per i privati. Gli avvoltoi ringraziano.