Le organizzazioni sindacali del Brasile hanno proclamato uno sciopero generale contro le riforme del lavoro e delle pensioni.
I sindacati si sono incontrati per preparare il primo sciopero generale dal 1996, sciopero che si terrà il 28 aprile. La prova di forza è in risposta ai due progetti più ambiziosi del governo di Michel Temer per quest'anno: le riforme del lavoro e delle pensioni, sostenute dal Fondo Monetario Internazionale come necessario per la ripresa economica della prima economia sudamericana.
Lo sciopero, che ha la particolarità di essere stato convocato sia da sindacati di opposizione che pro governativi, cerca di dare una sterzata al progetto che è già stato messo al voto delle commissioni parlamentari: la riforma del lavoro che pretende di flessibilizzare le leggi in vigore dal 1943, all'epoca del presidente Getulio Vargas. In questo senso, autisti pubblici, docenti, medici e i principali sindacati industriali hanno annunciato l'adesione allo sciopero generale convocato dalla Central Unica de Trabajadores (CUT), il maggior sindacato del paese, legato al partito di opposizione Partito de los Trabajadores (PT, il partito di Lula e Dilma, NdT).
“Lo sciopero è necessario e urgente per riattivare la lotta di massa e mettere un argine a questa ondata conservatrice imposta dal Governo e dal Congresso Nazionale - che non hanno l'autorità per farlo – attraverso l'imposizione di un nuovo modello di stato”, ha denunciato la presidente della CUT nello stato federale di Minas Geiras, Beatriz Cerqueira.
Nonostante la pressione popolare, Temer intende approvare entrambe le riforme al Congresso e la commissione speciale per la riforma del lavoro ha iniziato ieri (25 Aprile, NdT) a esaminare il parere del vice relatore sula materia, Rogerio Marinho, del Partito Socialdemocratico Brasiliano, il partito dell'ex presidente Fernando Henrique Cardoso. Uno dei punti più importanti della riforma è l'abolizione della contrattazione collettiva tra imprese e sindacati per passare alla contrattazione diretta tra lavoratori e datori di lavoro.
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La riforma delle pensioni “non può essere negoziata ulteriormente” ha detto Temer in un incontro con senatori e deputato di maggioranza, dopo alcuni compromessi accettati dal ministro Henrique Meirelles, mettendo in guardia da un collasso del sistema se non si dovesse cambiare il sistema pensionistico entro breve. Il governo prevede di risparmiare 135 miliardi di dollari entro il 2025 grazie alla nuova riforma delle pensioni.
Dopo le proteste del 7 Aprile, che hanno paralizzato le grandi città del paese, e dopo le pressioni popolari su senatori e deputati, il progetto iniziale per portare a 49 anni la soglia per la pensione integrale, è stato ridotto a 40 anni. È stata abbassata da 65 a 62 anni l'età minima per le pensioni femminili. L'attuale regime richiede 30 anni di contributi per le donne, 35 per gli uomini.
L'opposizione guidata da Lula Da Silva e Dilma Rousseff sostiene che il sistema non sia al collasso e che modificare la legge sul lavoro e incoraggiare il lavoro autonomo svuoterà le casse del sistema pensionistico e provocherà il ritiro unilaterale automatico delle banche dall'offerta assicurativa. Dall'altro lato della barricata, il progetto di Temer è visto dal FMI come “imperativo” per uscire dalla peggior recessione, dopo che l'economia è crollata 3,8% nel 2015 e del 3,6% nel 2016.
Versione originale apparsa su http://www.resumenlatinoamericano.org/2017/04/27/brasil-realizara-este-viernes-la-primera-huelga-general-desde-1996/ il 26 Aprile 2017
Traduzione di Paolo Rizzi