Gira Zapatista: un viaggio di vita, lotta e bellezza

La Gira Zapatista, il viaggio della delegazione dell’EZLN in Europa ha riscosso entusiasmo e sostegno da parte delle reti di movimenti, collettivi, associazioni solidali con la lotta zapatista.


Gira Zapatista: un viaggio di vita, lotta e bellezza

Il 6 dicembre la Delegazione Zapatista ha lasciato l’Europa da Madrid, per rientrare in Chiapas.

Il viaggio attraverso i cinque continenti delle delegazioni zapatiste era stato annunciato dall’EZLN più di un anno fa, attraverso il comunicato Una montaña en alto mar con il preciso intento di mettersi in cammino per permettere a Popoli e Resistenze, lontane nelle geografie ma vicine nelle lotte, di incontrarsi e intrecciarsi. Un annuncio pragmatico, quasi folle, e perfettamente in linea con il ben noto principio zapatista del “preguntar caminando”. L’annuncio in Europa e in Italia è stato accolto con entusiasmo a partire dalle reti di solidarietà con la lotta zapatista nate ovunque a partire da quel primo gennaio 1994, giorno del “levantamento” zapatista.

Subito in Italia, dopo le prime riunioni online per condividere informazioni, propositi, e raccogliere le prime disponibilità a supportare lo sforzo organizzativo di un tale storico evento, è nata la Libera Assemblea Pensando-Praticando Autonomia Zapatista, “LAPAZ Italia”. Libero e inclusivo, questo coordinamento di collettivi, associazioni, centri sociali e singoli interessati ad accogliere la delegazione zapatista nella propria regione è divenuto anche, in breve, una rete nazionale di confronto politico sulle lotte nei singoli territori.

La Gira Zapatista è stata progettata da EZLN come un percorso rovesciato rispetto alla sanguinosa invasione dei colonizzatori europei in America; percorrendo al contrario la rotta di Colombo e Cortès, l’“invasione” zapatista – “Gira por la vida” – dell’Europa, “Terra indomita”, ha portato anziché distruzione e oppressione, vita, lotta e bellezza.

La prima tappa del viaggio è stata il 22 giugno, con lo sbarco nel Vecchio Continente, a Vigo in Galizia (Spagna), dello Squadron 421, la Delegazione Marittima Zapatista partita il 2 maggio dalla regione dello Yucatan in Messico.

Lo Squadron 421 era composto da quattro donne, due uomini e unoa otroa, Marijose, che – come annunciato nel comunicato del subcomandante insurgente Galeano – è stata la prima persona del gruppo a sbarcare: “Quindi il primo piede che si poserà sul suolo europeo non sarà di un uomo, né di una donna. Sarà di unoa otroa. In quello che il defunto SupMarcos avrebbe definito «uno schiaffo a tutta la sinistra eteropatriarcale», è stato deciso che a sbarcare per primo sarà Marijose. Non appena poserà i suoi due piedi sul territorio europeo e si riprenderà dal mal di mare, Marijose griderà: «Arrendetevi visi pallidi eteropatriarcali che perseguitate il diverso!». Nah, scherzo. Ma, non sarebbe bello se lo dicesse? No, toccando terra loa compa zapatista Marijose dirà in tono solenne: «A nome delle donne, dei bambini, degli uomini, degli anziani e, naturalmente, degli otroas zapatisti, dichiaro che il nome di questa terra che i suoi nativi ora chiamano ‘Europa’, d’ora in poi si chiamerà: Slumil k´ajxemk´op, che significa ‘Terra Indomita’, o ‘Terra che non si rassegna, che non cede’. E così sarà conosciuta dalla gente del posto e dagli estranei finché qui ci sarà qualcuno che non si arrende, non si vende e non cede»”.

Sulle tematiche di genere, sempre il SupGaleano in un altro comunicato ha precisato: “Molte volte, quando usiamo il termine «los zapatistas» – gli zapatisti – non ci riferiamo agli uomini ma ai popoli zapatisti. E quando usiamo «las zapatistas» – le zapatiste – non definiamo le donne, ma le comunità zapatiste. Dunque, troverai questo «salto» di genere nelle nostre parole. Quando ci riferiamo al genere, aggiungiamo sempre «otroa» per indicare l’esistenza e la lotta di coloro che non sono né uomini né donne, e che la nostra ignoranza in materia ci impedisce di definire, ma impareremo a nominare tutte le differenze”.

La prima delegazione ha fatto da “avanguardia” in attesa dell’arrivo della delegazione più consistente, denominata Forza Aerea Zapatista, arrivata a metà settembre a Vienna (circa 180 persone).

La tappa italiana è iniziata lo scorso 12 ottobre, significativa ricorrenza della scoperta e violazione del “nuovo mondo” con il portato di morte e devastazione da parte dei colonizzatori europei. Insieme alla delegazione zapatista ha viaggiato anche una rappresentanza del Consiglio Nazionale Indigeno (CNI), e la sua portavoce Maria de Jesus Patricio Martinez, conosciuta come Marichuy, già candidata alle elezioni presidenziali del 2018.

Durante gli incontri la rappresentanza del CNI si è raccontata a partire dalle finalità del proprio agire: “che i nostri popoli siano riconosciuti nella loro esistenza e nei loro diritti all’interno della nazione; che esercitino pienamente la loro autonomia; che si ricostituiscano in modo integrale contro il processo permanente di conquista che li ha distrutti, frammentati e sterminati”, e ha elencato i sette principi costitutivi che guidano le decisioni interne (sempre collettive, non maggioritarie, come avviene in tutte le comunità zapatiste):

- servire e non servirsi;

- costruire e non distruggere;

- rappresentare e non sostituire;

- convincere e non vincere;

- ubbidire e non comandare;

- scendere e non salire;

- proporre e non imporre.

In Italia questo autunno, oltre a momenti pubblici di “fiesta”, ci sono state decine di incontri in cui le realtà territoriali di lotta e resistenza del nostro Paese hanno potuto confrontarsi con l’esperienza rivoluzionaria del Chiapas, dove da più di trent’anni si è concretizzato un esempio di società alternativa alla barbarie capitalista, fondata su valori diversi dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla terra.

Grande peso è stato dato all’aspetto della presa di coscienza, collettiva e individuale, del percorso di lotta e resistenza proposto, e in funzione di questo c’è stata una grande attenzione a non cadere nella spettacolarizzazione mediatica dell’evento. Le donne e gli uomini dell’EZLN non erano infatti in cerca di visibilità, bensì il loro scopo è stato rafforzare i legami politici con le realtà italiane solidali all’esperienza rivoluzionaria del Chiapas, dando anche la possibilità di conoscere la loro terra a chi si trova dall’altra parte del pianeta.

Il viaggio della delegazione ha attraversato per circa un mese la nostra penisola, facendo tappa in macroaree comprendenti tutte le regioni dal Nord al Sud, isole comprese.

A Milano sono stati ospitati da Ya Basta e Centro Sociale Casaloca e sono rimasti circa una settimana incontrando varie realtà attive sul territorio: Collettivo Zam, CS Cantiere, GTA Gratosoglio, Camera del Non Lavoro, Rimaflow, Casa delle Donne.

Durante questi incontri, i partecipanti hanno avuto modo di ascoltare dalle loro voci il racconto collettivo del periodo poco conosciuto della clandestinità sulle montagne del Chiapas, precedente all’insurrezione del primo gennaio 1994, e poi le successive tappe di costruzione di autonomia nei territori (attraverso le “juntas de buen gobierno”), e di resistenza alla repressione attuata dal governo e dai gruppi paramilitari.

Dalla Lombardia la delegazione si è spostata in Val Susa, ospite del Movimento No TAV, e ha incontrato amministratori locali, comitati No TAV, le Fomne No TAV, presidianti e attivisti, toccando con mano la devastazione in atto in quei luoghi, le forme di resistenza a questa opera inutile, nociva e costosa, e le forme di repressione messe in atto da quasi trent’anni per soffocarle.

I momenti di discussione hanno spaziato su tutti gli ambiti di lotta: difesa dei territori contro le grandi opere, diritti dei migranti, antifascismo, lotta contro le discriminazioni di genere, antirazzismo, con la consapevolezza che l’oppressione capitalista, in quanto “idra dalle molte teste”, va combattuta su molteplici fronti. La storia della lotta zapatista, con le sue difficoltà e i suoi successi, è stata messa a disposizione come stimolo per ragionare sulle forme di organizzazione che ci si possono dare in tutte queste lotte.

Al termine dell’itinerario Italiano si sono infine ricongiunti a Roma, dove sono confluiti anche quelli rimasti in Francia, Regno Unito, Lussemburgo, Paesi Bassi, Belgio, Svizzera, Turchia e Cipro, assieme ai quali è avvenuto l’atto di “despedida” dall’Italia.

L’approdo in Italia della Gira è avvenuto in un contesto emotivo e politico di grande delicatezza. In un comunicato dello scorso settembre – Il Chiapas sull’orlo della guerra civile – il subcomandante Galeano aveva infatti denunciato atti di aggressione del governo del Chiapas contro la comunità zapatista, dove fra le altre prevaricazioni si erano verificate violente repressioni degli studenti e delle studentesse della Escuela Normal Rural di Mactumactzá ed erano state sequestrate le Basi d’Appoggio zapatista José Antonio Sánchez Juárez e Sebastián Núñez Pérez per mano della Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo (Orcao). “Il governo del Chiapas non solo sostiene le bande di narcotrafficanti, ma incoraggia, promuove e finanzia gruppi paramilitari come quelli che attaccano continuamente le comunità di Aldama e Santa Martha” riportava il comunicato.

La forza organizzativa, la determinazione e l’umanità degli zapatisti è stata dunque ancora più evidente, nel loro affrontare il boicottaggio governativo della Gira – attuato anche attraverso intoppi burocratici creati ad hoc su passaporti e permessi vari – senza perdersi d’animo e anzi invitando i gruppi europei a fare pressione attraverso campagne informative e manifestazioni davanti ai consolati e ambasciate messicani.

Le radici di questa forza diventano chiare leggendo il comunicato del giugno scorso dove Galeano ribadiva le motivazioni della “Travesía por la vida”:

“Veniamo a ringraziare l’altro per la sua esistenza. Ringraziare per gli insegnamenti che ci hanno dato la sua ribellione e resistenza. Veniamo a consegnare il fiore promesso. Abbracciare l’altro e gli diremo all’orecchio che non è solo, sola, soloa. Veniamo a sussurrargli che valgono la pena la resistenza, la lotta, il dolore per chi non c’è più, la rabbia per il criminale impunito, il sogno di un mondo non perfetto, ma migliore: un mondo senza paura. E anche, e soprattutto, veniamo a cercare complicità… per la vita.”

10/12/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: