La satira politica della Repubblica Federale Tedesca va oltre ogni limite immaginabile in Italia. I programmi più aggressivi in prima serata sui canali pubblici. Bersagli preferiti Angela Merkel, Wolfgang Schäuble ed il presidente Joachim Gauck.
di Corrado Lampe
Il paese governato dalla cancelliera di ferro appare al resto del mondo quasi come una ben ordinata caserma, nella quale i comandi vengono eseguiti e tutto funziona a puntino. Va chiarito subito che si tratta di un'opinione basata sulla scarsa conoscenza di questo grande paese europeo, del quale al massimo sappiamo che a Berlino una volta c'era il muro, ignorando a cosa servisse, ed a ottobre a Monaco di Baviera si beve una quantità spaventosa di birra. I cultori di Totò conoscono a bacchetta tante battute che ridicolizzano i crucchi ed a volte quasi non riusciamo a trattenere le risate quando ci imbattiamo in qualche tedesco che si comporta come quelli che fanno da spalla al principe della comicità partenopeo-italiana.
Ma, se c'è del marcio in Danimarca, in Germania prospera e dilaga una satira politica tagliente, sfacciata, senza peli sulla lingua e senza remore di fronte a nessuno. Se oltralpe si reagisse come da noi fanno tanti lacchè, alle battute e battutaccie sul presidente della repubblica, politici e politicanti non avrebbero più tempo per far altro che stigmatizzare, condannare, ammonire, richiamare all'ordine, redarguire, sgridare e minacciare tutti quelli che si fossero permessi di offendere la più alta carica dello stato nella rispettabilissima persona di Giorgio Napolitano. No, per Joachim Gauck la questione è assai diversa. Ogni volta che su uno dei canali pubblici - ce ne sono una decina - viene fatto a pezzi per una delle sue solite incaute dichiarazioni o per il suo dubbio passato nella DDR, non si avrà mai qualche reazione pubblica. Lo stesso vale per la Merkel o per Schäuble, bersagli prediletti e colpiti con precisione ed accuratezza da una vera e propria compagnia di cecchini che non risparmia loro nulla, neanche l'invito al tirannicidio o la ridicolizzazione della vita privata.
Sembra impossibile, ma così è. Il primo nume tutelare della massacrante satira politica tedesca è senza dubbio Kurt Tucholsky, braccato a suo tempo dai nazisti. Alla domanda: “Che cosa si può permettere la satira?” rispose seccamente: “Tutto”. Questa battuta viene ripetuta spesso e viene anche rispettata in sede giudiziaria. L'editore del foglio settimanale “die Zeit”, sedicente liberale, del quale la trasmissione satirica col maggiore ascolto “Die Anstalt”, trasmessa dal ZDF, ha dimostrato i legami con le lobby di filonucleari e fabbricanti di armi, ha sparato una minacciosa querela, archiviata a stretto giro di posta dal giudice con la motivazione: “Si tratta di satira”.
A questo punto non si deve dimenticare che i primi a finire in campo di concentramento nel 1933 furono cabarettisti, comici, cantanti assieme ad artisti, scrittori e giornalisti non allineati con le idee - idee si fa per dire - del regime nazista. Dalla fine della guerra sino ad oggi, ci si guarda dunque bene dal prendere “provvedimenti” contro chi usa l'arma della satira per sparare alzo zero sui potenti, sui politici e sui lacchè di turno, per evitare di essere subito paragonati ai nazisti. Questa sorta di “carta bianca” per la satira di cui possono disporre comici, cabarettisti e scrittori satirici ha fatto sì che in tutta la Germania le televisioni sia pubbliche, sia private, mandino in onda non solo insopportabili “talk show” (stile “Porta a porta” per intenderci) ma diffondano programmi con la più dura satira politica nelle fasce orarie di maggiore ascolto almeno una volta alla settimana, passando al tritacarne tutti quelli che in un modo o nell'altro fanno parte del “sistema”. Una cosa del genere non ha confronti in Italia ed al primo paragone un Crozza ci apparirebbe come un salesiano che racconta una barzelletta all'oratorio e Vauro un simpatico amico della casta che fa delle innocue battutine; giusto Corrado Guzzanti ci si avvicina e non è un caso che sia da tempo assente dagli schermi.
Attualmente la punta di diamante della satira televisiva tedesca è la trasmissione “die Anstalt” (termine gergale per indicare il manicomio) diretta da Max Uthoff e Klaus von Wagner, i quali ospitano i migliori comici e cabarettisti tedeschi, assieme ai quali tagliano e cuciono, fanno a strisce e pezzetti non solo i politici di prima fila, che parlano tanto senza mai dire niente, ma prendono di mira i veri potenti che stanno nell'ombra, pescandoli dal buio e mettendoli alla berlina. Sono entrambi relativamente giovani, ma sanno il fatto loro e marciano nelle orme dei grandi ormai usciti di scena. Come Dieter Hildebrandt, Max Uthoff cerca di contrastare l'instupidimento della gente, mentre Wagner conosce ogni sfumatura della satira, essendosi addirittura laureato con una tesi sulla satira televisiva.
Dei tanti che si potrebbero ancora nominare non va comunque dimenticato Hans Günther Butzko, tra l'altro aggiudicatosi quest'anno il maggiore premio per la satira, il quale riesce a spiegare le truffe delle banche e la miseria morale della classe politica in modo chiaro e comprensibile, riuscendo spesso a far ridere di cuore citando frasi uscite di bocca alle proprie vittime. Ama ripetere: "Io sono cabarettista, i politici sono i veri comici" oppure si pone il quesito: “Se ti vuoi occupare dei potenti, perché perdi tempo con i politici?”.
Micidiale è Georg Schramm, il quale veste da oltre tre decenni i panni di un veterano della seconda guerra mondiale, svelando la lingua biforcuta di chi fu nazista ed ora si presenta come vero democratico. Il suo personaggio si è comunque evoluto, diventando un acido critico della degenerazione politica degli ultimi tempi, senza fare sconti a nessuno. “Se capite la frase di un politico, quella frase ha mancato il proprio obiettivo”, ripete per far comprendere a tutti che molti politici vengono pagati solo per confondere le idee. Non perdona nemmeno le televisioni che mandano in onda irritanti pseudo-dibattiti: “I talk show politici sono i cessi nei quali i politici vanno a svuotare la propria vescica verbale.” Del ministro degli esteri ha potuto dire tranquillamente: “È un foruncolo sul sedere del male”.
Urban Priol invece si cimenta in brucianti monologhi contro il mondo della politica, ma ricordando sempre che “alla gente” in fondo interessa molto di più il calcio, ma anche lui mette sempre in guardia di fronte al linguaggio distorto dei governanti, ricordando che quando parlano di “necessario aumento della concorrenzialità” in verità intendono “annullamento dello stato sociale”. Merita ancora di essere citato tra i tanti Volker Pispers, il quale da un trentennio con i suoi monologhi lucidi e taglienti mette a nudo ogni manovra e falsità, non ultimi i fatti di Ucraina. Di lui la “Süddeutsche Zeitung” dice: "Dopo una serata con Volker Pispers nessuno potrà più dire di non sapere come stanno le cose”.
Per questi citati e per tanti altri ancora in testa alla lista restano comunque Angela Merkel, la quale, quasi fosse la “settimana Enigmistica” può vantare numerosi tentativi di imitazione, messi in atto da un vero e proprio esercito di imitatrici e parodisti, ed il povero presidente della Repubblica Federale Tedesca che apre bocca e dà fiato, offrendo su di un piatto d'argento le battute.