Anche in Germania l'ombra dell'estrema destra. Prima parte di un'approfondita analisi sulla tornata elettorale dello scorso 13 Marzo riguardante il rinnovo dei parlamenti regionali tedeschi.
di Guido Tana
Benvenuta nel club, Germania. Così titola lo Spiegel Online poiché, dopo mesi passati a osservare con fare giudizioso e vigilante i movimenti politici ed elezioni di altri Paesi cardine dell'Unione Europea, è il turno della locomotiva d'Europa di registrare un oltremodo significativo successo elettorale di una forza partitica dichiaratamente populista, euroscettica, xenofoba e appartenente alla destra estrema.
Dopo gli exploit di UKIP, Lega Nord, Front National, Chrysi Avgi, è il turno di Allianz für Deutschland nelle elezioni che lo scorso 13 Marzo hanno visto il rinnovo dei parlamenti regionali (Landtag) di tre stati della Repubblica Federale Tedesca. I tre stati, due appartenenti all'area occidentale, Renania-Palatinato e Baden-Württemberg, e uno proveniente dalla ex-DDR, la Sassiona-Anhalt, registrano chiaramente una bocciatura da parte dell'elettorato della Grosse Koalition che governa la Germania dal Settembre 2013 e, a fasi alterne, da due terzi dell'era Merkel, e un massiccio voto verso le soluzioni proposte dal movimento politico guidato dalla Ossi Frauke Petry.
Sono elezioni particolarmente significative, poiché sono le prime che coinvolgono una percentuale considerevole dell'elettorato dopo le trattative riguardo la Grexit risalenti alla scorsa estate, ma soprattutto dopo la Flüchtlingskrise, la crisi dei Migranti provenienti da nord-Africa e Siria, che ha visto la Germania in prima linea in entrambe le direzioni entro cui oscilla la politica europea al riguardo.
In Germania la situazione è stata particolarmente sentita, basti ricordare il movimento islamofobo e xenofobo PEGIDA con le sue assemblee settimanali a Dresda (città di provenienza della Petry) in svolgimento da più di un anno, o gli incendi ad alcuni complessi destinati all'accoglienza dei rifugiati in città quali Bautzen, e soprattutto le pubblicizzatissime aggressioni di natura sessuale imputate inizialmente a rifugiati siriani avvenute la notte di Capodanno a Colonia.
Questa svolta e comune sentore, che sembrano accomunare le due anime della Germania riunificata, ma mai realmente unita in vent'anni di Repubblica Federale, si è riflettuta adeguatamente nei risultati elettorali e fornisce importanti indicazioni riguardo le prossime elezioni nazionali che si terranno nel 2017, soprattutto nel suo confermare dei trend di cui si aveva avuto una prima avvisaglia già nelle elezioni europee del Maggio 2014.
I risultati
Andiamo con ordine, analizzando i risultati elettorali di questo round regionale tedesco: la partecipazione al voto registra un incremento in tutti e tre i Länder coinvolti, rispetto alle elezioni precedenti tenutesi nel 2011. Nel Baden-Württemberg si registra l'aumento più limitato, 70,4% con un incremento del 4,2%, mentre in Renania e in Sassonia-Anhalt la partecipazione vede aumenti più significativi, rispettivamente del 8,6 e del 9,9 punti percentuali, con un totale di 70,4% per la prima e di 61,1% di aventi diritto al voto che hanno espresso la loro volontà elettorale.
Nel Baden-Württemberg, regione del sud-ovest della Germania, famosa per la presenza di capitali industriali quali Stoccarda e di oasi del modello tedesco di vita come Friburgo e Heidelberg, il primo dato da osservare è la schiacciante vittoria dei Verdi (30,3%, +6,1%) e il completo tracollo del partito della Merkel, la CDU, che scende di oltre 12 punti percentuali fino al 27%, perdendo nel processo 18 deputati. La SPD perde il 10%, scendendo da 23,1 a 12,7 punti percentuali. Sostanziale conferma dei risultati elettorali del 2011 per Die Linke (2,8%), confinata nuovamente fuori dal parlamento regionale per lo sbarramento del 5%, e crescita dei Liberali pro-euro dell'FDP di tre punti percentuali fino all'8,3%.
Oltre ai tracolli dei partner governativi e all'incremento dei voti dei Verdi, i quali hanno assunto il ruolo di primo partito del Land e difatti anche quello di principale partito di centro-sinistra della zona, caratterizzata dalla presenza di molti centri universitari, storicamente il bacino elettorale dei Grüne, Allianz für Detuschland riceve uno spettacolare 15,1% dei voti, andando quindi oltre il deflusso dei voti dalla destra democristiana della CDU e, in aggiunta all'incremento della FDP, riuscendo ad attrarre voti del tradizionale elettorato socialdemocratico e dall'astensionismo. Significativa è la vittoria dell'AFD in due Direktmandaten, ovvero le circoscrizioni elettorali dove si assegna un seggio con il maggioritario semplice; in particolar modo, la vittoria dell'AFD nel seggio di Mannheim-Nord segnala due distinte proprietà della tornata elettorale. La zona era fino a queste elezioni un bastione elettorale dell'SPD, anche in virtù dell'alta industrializzazione della zona e della presenza di molti lavoratori della classe media e operaia, che mantiene ancora oggi il suo riferimento elettorale nel partito socialdemocratico, indicando una svolta verso la risposta populista alla crisi monetaria e migratoria. Il secondo fattore è che il seggio di Mannheim appartiene ad una cittadina il cui dipartimento di Economia nell'omonima Università, uno dei più rinomati a livello nazionale se non europeo, è stato uno dei principali think-tank del processo che ha portato alla nascita di AFD, tra i cui partecipanti registriamo esponenti di rilevanza nazionale quali Roland Vaubel, manifestatosi in un connubio di economia liberista estremamente pro-mercato, a favore della dominanza tedesca all'interno del mercato europeo, e politiche sociali xenofobe e anti-immigrati.
La situazione si declina in maniera leggermente differente nel Land della Renania-Palatinato;la SPD cresce leggermente arrivando al 36,2% e mantenendosi prima forza regionale, in virtù della profondissima tradizione e radicamento socialdemocratici in tutta l'area Renana, da Mainz a Bochum. La CDU limita le perdite, scendendo di tre punti percentuali al 31%. FDP e Linke confermano i trend mostrati nel Baden-Württemberg (anche qui la Linke rimane fuori dal Landtag), mentre i grandi sconfitti sono i Verdi, che scendono di 10 punti dal 15 al 5 percento, mostrando le critiche emerse da alcuni tempi verso la proposta politica dei Verdi soprattutto nei Länder occidentali più industrializzati e urbani, percepita come piuttosto tiepida rispetto alle politiche già implementate dalla Grosse Koalition (che, va ricordato, nel corso del suo secondo periodo di governo ha realizzato diverse politiche riguardo l'approvvigionamento energetico dal nucleare che erano punti cardine del programma dei Verdi).
In maniera altrettanto sorprendente, Allianz für Deutschland ottiene il 12,1%, beneficiando ampiamente della incrementata partecipazione al voto e apparentemente dal tracollo dei Verdi, assumendo il mantello dell'opposizione regionale ai partiti della Grosse Koalition, declinatasi per la prima volta nell'area entro i canoni del populismo cosiddetto Völkisch [1]
È però nel Land orientale della Sassonia-Anhalt che l'AFD raggiunge il suo massimo regionale di sempre, con un inquietante 24,2%, diventando seconda forza della regione a scapito di Linke (16,3%, -7,3) e SPD (10,6%, -10,9) che subiscono, la seconda in particolare, un tracollo elettorale. Congiuntamente alla sostanziale tenuta della CDU e dell'FDP appare chiaro come nel Land della ex-DDR, il voto si sia orientato verso una scelta politica dichiaratamente di destra, riuscendo ad attrarre voti anche da quelle aree della fascia medio-bassa della popolazione che più erano rimaste vicine alle posizioni della Germania Est.
È necessario qui rimarcare, però, come tale travaso di voti sia la conseguenza di un conflitto sociale che si è focalizzato esplicitamente nei Länder dell'ex Repubblica Democratica, notoriamente la parte della Germania con i tassi di immigrazione più bassi di tutta la Repubblica Federale, quindi più vulnerabile da un punto di vista della percezione degli avvenimenti in corso. Questa motivazione è sintomatica di come, se a livello nazionale il successo di AFD è effetto del connubio di proposte populiste dal punto di vista sociale, e di aggressive proposte pro-mercato e mercantiliste, sia però la questione dei migranti ad aver rubato la scena ad Est. Il dibattito è stato sapientemente sfruttato dalla leadership populista nelle regioni orientali al fine di nascondere le contraddizioni e le disuguaglianze sociali che ancora oggi, a più di vent'anni dalla riunificazione, colpiscono duramente i territori appartenenti un tempo alla DDR.
Possiamo dunque leggere questo successo elettorale come il più in linea dei tre con l'attuale crescita delle forze di estrema destra, xenofobe e reazionarie, che si registra in una significativa parte dell'Unione Europea.
(segue nel prossimo numero)
Note
[1] Un conservatorismo reazionario storicamente diffuso tra i ceti contadini e popolari (da cui Völkisch) della Germania meridionale, spesso di inflessione religiosa e/o xenofoba, la cui influenza nella Germania di Weimar e nella salita al potere del partito nazista fu estremamente rilevante, specialmente in Baviera. Molti commentatori politici tedeschi vedono in Allianz für Deutschland un ritorno di questa posizione all'interno dello scenario politico.