America Latina, solidarietà e lotta – parte II

L'incontro italiano di solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana del Venezuela di Lecce. Seconda parte


America Latina, solidarietà e lotta – parte II

A margine del quarto incontro italiano di solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana del Venezuela, tenutosi a Lecce il 15, 16 e 17 aprile scorsi, un quadro delle tante acquisizioni da difendere e dei grandi problemi aperti in cui si trova l’intero continente latino-americano.

di Annita Benassi

Il tavolo su potere popolare e lotta di classe ha visto la partecipazione di lavoratori e sindacalisti di base (Cobas e Usb) che hanno raccontato esperienze locali di autogestione a cui hanno partecipato anche migranti allo scopo di strapparli al caporalato.

Il tavolo su potere popolare e governo partecipato dei comuni ha focalizzato la sua riflessione sulla importanza che la questione dei governi locali ha assunto nella resistenza a istituzioni sovranazionali che agiscono sulla base di decisioni prese al di fuori dei luoghi della rappresentanza.

I comuni dovrebbero creare reti inter-comunali in grado di resistere unitariamente ad un governo centrale diventato sempre di più obbediente al grande capitale internazionale.

Gli organi del governo locale devono diventare strumento di democrazia partecipata che è l'opposto della democrazia rappresentativa . Essa è il cuore della democrazia bolivariana. In Venezuela il popolo non elegge i rappresentanti ma portavoce che devono eseguire il mandato popolare. In mancanza, il popolo può utilizzare il referendum revocatorio consentito dalla costituzione per tutte le cariche elette, compreso il presidente.

L'incontro si è concluso dando appuntamento per il quinto incontro a Roma e riaffermando che di fronte ad un imperialismo globale anche la solidarietà deve essere globale. Difendendo il Venezuela si difende anche l'Italia e tutti i popoli del mondo soprattutto alla luce dei vari golpe striscianti che stanno interessando tutta l'area. Proprio in questi giorni attraverso una guerra economica orchestrata dagli Stati Uniti di Obama, premio nobel per la pace, il Venezuela è in ginocchio.

Con la complicità della Colombia dalla rielezione di Maduro il paese subisce boicottaggi e azioni di accaparramento generalizzato diretto verso i beni di prima necessità. Purtroppo i mutamenti economici strutturali che avrebbero consentito al Venezuela di produrli autonomamente richiedono tempi lunghi, tempi che la rivoluzione venezuelana non ha avuto. E' di questi giorni la notizia del prolungamento dello stato di emergenza da parte del presidente Maduro, perchè su pressioni degli USA che continua a dichiarare che il Venezuela costituisce una minaccia per il Paese, la possibilità di un intervento militare dall'esterno sta diventando verosimile. Sembra di rivivere il tempo in cui ci raccontavano la favola delle "armi di distruzione di massa" dell'Iraq. Finora l'esercito ha difeso la rivoluzione bolivariana. Ma fino a quando?

Voglio concludere con le parole di Fernando Buen Abad: "Non sarà per noi sufficiente l'eternità per pentirci, se non sapremo generare un gran movimento planetario a difesa della rivoluzione Venezuelana”.

27/05/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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Annita Benassi

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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