Se è vero che ognuno vede il mondo dalla sua prospettiva particolare, filtrandolo attraverso le sue esperienze, le visioni del mondo restano due. Da una parte vi è l’ideologia dominante, spacciata come pensiero unico, che corrisponde all’ideologia funzionale alla classe dominante ed è diffusa capillarmente attraverso tutti gli strumenti per mantenere l’egemonia sulla società civile (mezzi di comunicazione, case editrici, chiese, partiti, sindacati, scuola e università, intellettuali tradizionali e organici alla classe dominante), dall’altra vi è l’unica visione del mondo realmente autonoma e antagonista alla dominante, ovvero il marxismo. Naturalmente chi non possiede quest’ultima, ovvero la grande maggioranza degli stessi lavoratori, non può che essere egemonizzato dall’ideologia dominante e rimanere indifeso, in quanto privo di coscienza di classe. Ciò permette alla classe dominante di mantenere il proprio dominio con il consenso attivo o passivo della grande maggioranza delle classi subalterne.
Queste ultime, se abbandonate a loro stesse, ovvero prive di un sindacato e un partito che contrastino l’egemonia della classe dirigente sulla società civile, sono destinate a rimanere prigioniere della tenebra dell’immediato, in quanto prive dello spirito dell’utopia e dello stesso principio speranza. Esse non sono in grado di opporsi all’ideologia dominante neoliberista, anzi nella maggioranza dei casi non la riconoscono nemmeno come ideologia, ma tendono a naturalizzarla come se si trattasse di un oscuro ma immodificabile e necessario destino.
Non si rendono conto, di conseguenza, che fino a quando il neoliberismo rimarrà l’ideologia dominante difficilmente sarà possibile, per esempio, coniugare lavoro in sicurezza, una didattica non di emergenza e il diritto allo studio. La pandemia è, in primo luogo, prodotta proprio dal neoliberismo – per cui lo scopo finale della società è la massimizzazione dei profitti privati, del numero sempre più ristretto di proprietari dei mezzi di produzione e riproduzione della forza-lavoro – che rende necessario forme sempre più insostenibili di allevamento intensivo, che non possono che portare al salto di specie dei virus. Dunque, rimanendo invariata l’ideologia dominante, non adeguatamente contrastata dal marxismo, avremo sempre più pandemie.
Anche la possibilità di sconfiggere in termini relativamente brevi la pandemia in atto sono piuttosto scarse, in quanto se il virus non è contrastato efficacemente in tutto il mondo, le sempre nuove varianti che produce creeranno inevitabilmente nuove ondate. Dal momento che conta solo il profitto privato, i paesi poveri e arretrati non disporranno dei vaccini necessari, né avranno gli strumenti indispensabili a impedire la diffusione del virus. D’altra parte anche nei paesi a capitalismo maturo, in cui domina il neoliberismo, il profitto immediato dei singoli grandi proprietari ha sempre la meglio sulla prevenzione, il contrasto alla diffusione e l’adeguata cura delle pandemie.
Del resto, nonostante l’attuale pandemia non sia stata affatto debellata, non appena le condizioni metereologiche fanno naturalmente calare la curva dei contagi si riapre sconsideratamente tutto ciò che favorisce i profitti individuali. Inoltre, visto che l’ideologia dominante sostiene che esistono solo individui particolari, con le loro arbitrarie libertà, ogni misura sociale precauzionale viene costantemente sacrificata all’arbitrio soggettivo. Ogni precauzione viene presentata come una limitazione della libertà-arbitrio individuale e, dunque, la maggior parte delle persone, soggiogate dall’ideologia dominante, appena possono tendono a non rispettare le norme di sicurezza.
Peraltro, anche in fasi di fisiologico calo dei contagi, grazie alla stagione calda, non si procede a un rigoroso monitoraggio della diffusione del virus, le frontiere non vengono adeguatamente controllate, non si procede all’indispensabile isolamento in quarantena delle persone a rischio. Queste ultime, in modo del tutto sconsiderato, invece di essere ospitate in apposite strutture pubbliche, sono costrette a rimanere chiuse dentro casa, favorendo la rapida diffusione del virus in famiglia. Per non mettere a rischio le riaperture e i relativi profitti non si fanno tamponi a tappeto. Perfino in luoghi dove è estremamente difficile mantenere le distanze di sicurezza e tenere ben arieggiati i locali, come le strutture destinate al lavoro e alla formazione, non vi sono controlli a tappeto.
La medicina territoriale, decisiva per prevenire la diffusione del virus e per intervenire rapidamente per individuare i nuovi casi e metterli in quarantena, è stata pesantissimamente indebolita dalle politiche neoliberiste volte a privatizzare e a tagliare i servizi sociali gratuiti o a prezzi calmierati. Nei luoghi dove è più difficile oggettivamente evitare il contagio, dai luoghi di lavoro ai luoghi di formazione, il personale medico è scomparso con l’affermazione del neoliberismo e non è stato reintrodotto nemmeno dinanzi alla pandemia.
Le strutture pubbliche cedute ai privati non sono state requisite e nazionalizzate, né la sanità statale è stata adeguatamente rifinanziata dopo decenni di continui tagli imposti dall’ideologia neoliberista. Nonostante la pandemia non si prevede una qualche inversione di rotta, anzi i legislatori in modo solerte hanno già annunciato, per i prossimi anni, nuovi tagli. Persino la questione più semplice e immediata, ovvero togliere il numero chiuso alla facoltà di medicina, che comporta un rapporto molto alto fra medici e pazienti, non è stata presa in considerazione. Sebbene sia una norma in teoria del tutto contraria anche ai princìpi fondamentali del liberalismo. Peraltro, anche in questa situazione di assoluta emergenza, l’assunzione di nuovi medici e infermieri è stata di fatto resa impossibile in quanto, puntando esclusivamente sul profitto immediato, si è voluto imporre ai nuovi assunti dei contratti così capestro, estremamente precari e con un salario ridicolo, dinanzi ai grandi rischi da correre, tanto che non si sono trovate le persone disponibili.
Discorso analogo vale per i trasporti pubblici, altro luogo nel quale è quasi impossibile mantenere le necessarie precauzioni per non contagiarsi se non si aumentano in maniera drastica i mezzi di trasporto. Anche perché, pure in questo caso, seguendo l’ideologia neoliberale veniamo da anni di pesanti tagli ai trasporti pubblici e, nonostante la pandemia, non si è presa in considerazione nessuna reale inversione di tendenza.
Questa considerazione vale anche per la questione centrale della ripresa di una didattica adeguata, che garantisca realmente e a tutti il diritto allo studio, assicurando la sicurezza nei luoghi di lavoro. Tale questione concerne un adeguato numero di alunni e studenti per classe-aula, il che comporterebbe la drastica eliminazione delle famigerate classi pollaio. Anche queste ultime, che hanno comportato la sostanziale dequalificazione della scuola pubblica – per costringere il ceto medio e gli stessi studenti a indebitarsi per andare a scuole di qualità private – sono il portato dell’ideologia neoliberista che ha portato a considerare tutti i servizi sociali come un costo da tagliare. In tal modo, sono stati falcidiati, nel modo più radicale, da uno dei diversi governi di destra i finanziamenti a scuole e università pubbliche e, da allora, anche i governi sedicenti di centrosinistra che si sono succeduti non hanno fatto nulla per invertire la tendenza, dal momento che anch’essi condividono la stessa ideologia neoliberista. In tal modo si è mirato a formare classi anche con trenta alunni, senza ampliare nemmeno le aule, con un personale sempre più ridotto, arrivando a costringere alla fusione le poche classi ancora sfuggite al destino della classe-pollaio.
Evidentemente per farla finita con la didattica d’emergenza, che ha di fatto impedito la piena realizzazione del diritto costituzionale allo studio, e garantire un altro essenziale diritto costituzionale, ovvero la sicurezza sui luoghi di lavoro – in una situazione di assoluta emergenza – sarebbe bastato assumere i precari storici e i tantissimi laureati e specializzati, che da anni sarebbero pronti a svolgere tale lavoro. Anche in questo caso non si è fatto assolutamente nulla, né si è preventivato di fare qualcosa, con il pieno appoggio degli strumenti atti a mantenere l’egemonia sulla società civile, ovvero mezzi di comunicazione, scuole, università, partiti, sindacati, chiese etc.
L’unica soluzione indicata da questi strumenti egemonici è la naturalizzazione dell’ideologia neoliberale che ha portato a un aumento dei decessi e a una drastica riduzione delle nascite, insieme agli investimenti sempre più massicci volti a militarizzare la questione dei profughi. In tal modo diminuisce il numero degli immigrati legali, che potrebbero riportare in equilibrio la bilancia delle nascite e delle morti, ringiovanendo la popolazione. Tornando alla scuola, la soluzione indicata per il problema delle classi-pollaio è quella di attendere semplicemente che il calo delle nascite crei un rapporto più equilibrato fra studenti e docenti, evitando nuove assunzioni.
Anche per quanto riguarda la pandemia in atto, la tendenza che sembra emergere nei paesi ricchi, in pieno stile neoliberista, è puntare tutto sui vaccini, in modo da rendere il Covid, per i cittadini di paesi in cui è possibile permettersi il vaccino e i relativi richiami, una malattia non più pericolosa, a meno di non essere anziani già malati, immigrati illegali o emarginati di vario tipo. In tal modo i profitti, in primo luogo delle case farmaceutiche, resterebbero assicurati, si eliminerebbe una parte della popolazione sovraprodotta, riducendo al contempo la spesa pensionistica e si renderebbero i paesi sedicenti in via di sviluppo sempre più dipendenti dalle grandi potenze.
Naturalmente, anche in questo caso, non si tratta di un cieco destino. Diversi paesi, a cominciare da quelli governati dai partiti comunisti e non ostacolati dalle politiche neoliberali hanno contenuto in maniera eccezionale i problemi creati dalla pandemia. Sono inoltre stati in grado di prodursi autonomamente vaccini che, peraltro, per essere conservati non richiedono bassissime temperature, dimostrando ancora una volta la possibilità di rimanere liberi e indipendenti dinanzi allo strapotere delle multinazionali del farmaco. Inoltre, potranno diffondere i loro vaccini nei paesi poveri non in grado di produrseli da soli, contrastando le politiche neocolonialiste e rafforzando i legami fra paesi guidati dai partiti comunisti e paesi del terzo mondo, che potranno mettere in discussione lo strapotere delle potenze imperialiste ed ex colonialiste.
Infine occorre denunciare l’uso capitalistico della pandemia, sfruttata per normalizzare lo stato di eccezione e, soprattutto, per introdurre il sedicente lavoro agile, mediante il quale imporre – con il consenso degli stessi lavoratori egemonizzati – forme di cottimo, che nasconderanno ancora di più lo sfruttamento e faranno sparire lo stesso orario di lavoro. In tal modo si renderà ancora più ardua la decisiva lotta, all’interno della società capitalista, per ridurre l’orario di lavoro a parità di salario e di ritmi. Inoltre, con lo smart working, i lavoratori saranno sempre più isolati rendendo sempre più difficile la costruzione di momenti di autoconvocazione che possano favorire il risorgere delle strutture consiliari. In tal modo, impedendo nei fatti l’autorganizzazione dei lavoratori, si favorirà la tendenza a delegare ai sindacati la salvaguardia dei propri interessi, rafforzando al loro interno le propensioni burocratiche e neocorporative.