Consigli e sindacati

Sulla base dell’analisi del differente ruolo storico i comunisti devono concentrare il loro interesse sullo sviluppo dei consigli dei lavoratori, sebbene partecipino attivamente al sindacato.


Consigli e sindacati

Articolo tratto dalla relazione introduttiva per il gruppo di lavoro “consigli e sindacati” della Conferenza nazionale dei lavoratori comunisti.

I consigli e i sindacati sono entrambi organizzazioni della classe operaia, ma con funzioni storiche e politiche ben diverse. In questo breve articolo si evidenzieranno le differenze sostanziali tra queste due organizzazioni operaie senza entrare nel merito di un’analisi storica di come queste strutture si sono determinate in periodi diversi e in contesti differenti. 

In particolare è interesse di questo articolo mettere in luce la loro differente funzione e il ruolo che come comunisti attribuiamo a ognuna di esse per lo sviluppo della lotta rivoluzionaria per la trasformazione della società. I riferimenti storici che saranno accennati avranno solo la funzione di chiarire “quale ruolo” hanno queste organizzazioni, “perché sono importanti”, “perché è necessario lavorare al loro sviluppo”.

I consigli sono delle organizzazioni della classe oppressa orizzontali e pienamente democratiche con scopo rivoluzionario. È importante sottolineare il termine “rivoluzionario”. Il principio ispiratore dei consigli è “l’idea consiliare”, ovvero un’aspirazione a una partecipazione diretta, estesa e illimitata del singolo componente della classe alla vita pubblica. Tale partecipazione si attua in forma collettiva, nel consiglio, con l’autogoverno da parte della classe, ed è intrinsecamente connessa alla trasformazione della società. 

L’esperienza storica di maggiore interesse, ma non l’unica, sono senz’altro i soviet russi, che si svilupparono nella rivoluzione del 1905 e che ebbero un ruolo fondamentale nella rivoluzione bolscevica del 1917. Essi erano le strutture di base della stessa rivoluzione in cui erano organizzati gli operai, i contadini e i soldati. 

Nel celebre motto, elaborato da Lenin nelle Tesi d’Aprile, “tutto il potere ai soviet” si evidenziano due fondamentali funzioni dei consigli. Da una parte la funzione rivoluzionaria, ovvero i consigli o soviet sono un organismo, ma non l’unico, [1] di direzione della lotta rivoluzionaria per la trasformazione della società. Questo era infatti lo slogan dei bolscevichi contro il governo provvisorio che si era instaurato a febbraio. Dall’altra parte gli stessi consigli possono assumere il ruolo di organizzazione del potere statale della classe operaia. Tale funzione è proprio la rivendicazione, che ponevano i bolscevichi con quel motto, di opposizione al governo borghese e al parlamentarismo.

Esempi in tal senso possono essere riscontrati nella Comune di Parigi, per Marx prima esperienza storica del potere statale operaio. Egli descrive nella sua opera La Guerra civile in Francia gli elementi di questa esperienza. Nei consigli della Comune era presente l’autogoverno della classe: in essi si concentravano i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. L’autogoverno era possibile mediante delegati eletti dalla base e in qualsiasi momento revocabili, che pertanto rendevano conto del proprio operato alla base stessa.

Tuttavia i consigli sono anche altro. Quest’altra funzione la possiamo riscontrare per esempio nei primi soviet in Russia [2] e nei consigli di fabbrica italiani sviluppatesi a partire dal 68. Questi erano organismi che rappresentavano direttamente, in una prima fase senza la mediazione del sindacato, gli interessi della classe lavoratrice. Nel consiglio di fabbrica i delegati che portano le istanze della classe lavoratrice sono eletti direttamente dai lavoratori e sono in qualsiasi momento revocabili, rispondendo solo ai lavoratori stessi del proprio mandato. 

Anche i sindacati sono organizzazioni e associazioni collettive della classe operaia, ma generalmente istituzionalizzate nella società borghese. In essi la partecipazione del singolo individuo è più limitata, e dipende dalla posizione occupata all’interno della struttura organizzativa (segreteria, direttivo, semplice iscritto…). Mentre nel consiglio non sussiste una burocrazia organizzativa, nel sindacato essa è sempre presente e si riproduce nel momento stesso in cui il sindacato acquisisce dimensioni e rappresentatività all’interno della classe operaia.

Il ruolo storico del sindacato dovrebbe essere quello di portare avanti gli interessi della classe operaia nella lotta di classe con la controparte borghese. Esso è lo strumento di organizzazione e lotta dei lavoratori per difendere i propri interessi economici e migliorare le proprie condizioni di lavoro. Il sindacato è quindi essenzialmente un organismo riformista nato quale organizzatore degli interessi economici dei lavoratori, ossia gli interessi legati al valore della forza-lavoro all’interno del regime capitalista. Esso dunque contratta le migliori catene per la classe operaia, ma non si pone l’obiettivo di superare l’esistente rompendo le catene del lavoro salariato.

I sindacati sono le organizzazioni più ampie della classe operaia, che, per la lotta economica, uniscono gran parte della classe stessa e sono la palestra per la successiva lotta politica. I comunisti in qualità di avanguardia della classe lavoratrice operano nei sindacati con lo scopo di promuovere tra i lavoratori l’impegno alla lotta economica, ma collegandola alla lotta politica del partito.

Per questo la situazione ottimale per i comunisti si verificherebbe con l’esistenza di un unico sindacato di classe a cui siano iscritti la gran parte dei lavoratori salariati. In Italia tuttavia per motivazioni di carattere storico, politico e sindacale sono presenti un numero molto elevato di sindacati, alcuni esclusivamente presenti in specifici settori lavorativi. I sindacati più grandi sono su posizioni neocorporative, mentre quelli di base sono piccoli e divisi tra di loro. 

L’eccessiva frammentazione sindacale e delle lotte, come gli scioperi, non consente di portare avanti una lotta di classe adeguata al livello dello scontro in atto, soprattutto in una fase come questa caratterizzata dalla diffusione su scala mondiale dell’apparato produttivo. Per arrivare a questo infatti sarebbe necessaria una ricomposizione del variegato arcipelago del sindacalismo di base e lo spostamento su posizioni conflittuali dei sindacati confederali e corporativi. Passaggi entrambi ineludibili per la ricomposizione del sindacalismo nel nostro paese su posizioni conflittuali e di classe.

I comunisti per realizzare tale scenario devono farsi portavoce all’interno dei relativi sindacati di appartenenza di un programma minimo unitario di classe adeguato alla fase attuale, invece di frazionarsi tra di loro sulla base delle posizioni sindacali. Un ruolo di unificazione delle lotte, e del sindacato, può essere svolto dall’autoconvocazione dei lavoratori in consigli, che riuniscono i lavoratori sul piano programmatico e del conflitto, a prescindere dall’organizzazione sindacale di appartenenza. 

I lavoratori nei consigli, autoconvocandosi, sviluppano il proprio protagonismo, abbandonando la tendenza a delegare la difesa dei propri interessi alle organizzazioni sindacali e al parlamento. Tendenza che accresce la fiducia nelle istituzioni borghesi e il potere della burocrazia sindacale, trasformando degli strumenti del conflitto di classe, come i sindacati, in una sorta di uffici di consulenza. 

Nei consigli i lavoratori sperimentano la democrazia diretta, sviluppando le istituzioni della futura società socialista. Confrontandosi tra di loro e nella lotta, i lavoratori accrescono la propria consapevolezza politica, mettendo in discussione il sistema della delega borghese. Questo è un passaggio fondamentale per la trasformazione della società, in quanto si realizza un’unità di intenti tra l’avanguardia della classe operaia e la massa dei lavoratori salariati.

Parallelamente alla crescita politica i lavoratori crescono anche sul piano intellettuale, mettendo in discussione il sistema borghese e i rapporti di proprietà. Essi iniziano a prendere in considerazione il problema di direzione della produzione, sostituendo alla figura del dirigente d’azienda l’autogoverno degli operai. Per poter fare ciò i lavoratori devono però sviluppare una conoscenza scientifica e non solo empirica del processo produttivo, in quanto la tecnica e la scienza sono sempre più parte integrante della produzione, riducendo i lavoratori a semplici ingranaggi del moderno automa di fabbrica. I consigli, quindi, possono essere fucina degli intellettuali organici alla classe operaia, elemento imprescindibile per la trasformazione della società e per la realizzazione di una società futura democratica e operaia.

Tutti questi ruoli coesistono in potenza allo stesso tempo nei consigli, assumendo più rilevanza questo o quell’altro aspetto a seconda della fase storica. Anche quando la fase non è rivoluzionaria ed è ancora lontano il pieno sviluppo dei consigli, propagandare e promuovere tale esperienza consente ai comunisti di costruire embrionalmente le cellule della futura società. Queste strutture embrionali si presenteranno, a seconda del contesto, con forme e nomi differenti: comitati di fabbrica piuttosto che comitati di categoria, oggi gruppi autoconvocati, ieri comitati di sciopero.

Per tutte queste motivazioni, sebbene sia importante il lavoro nei sindacati, per i comunisti è più importante lavorare  allo sviluppo dei consigli nel proprio posto di lavoro. Infatti, per essi, l’orizzonte ideale dell’azione politica rimane sempre la trasformazione della società mediante l’abbattimento del lavoro salariato e lo sviluppo di una società non più articolata sulla sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Note:

[1] L’altro organismo fondamentale di direzione della lotta rivoluzionaria è ovviamente il Partito Comunista. 

[2] I primi soviet si originarono come un’evoluzione nella Russia zarista dei comitati di sciopero o dei comitati di fabbrica. Per cui presentavano, a seconda dei contesti, un maggiore grado di maturità politica, non limitandosi solo alla lotta economica.

30/10/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

L'Autore

Marco Beccari

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: