Un licenziamento politico?

Pubblichiamo l’intervista a Mauro Gennari, ex lavoratore Inps licenziato che ha in corso una vertenza legale con il datore di lavoro e che deve sostenere anche un procedimento penale. Non avendo a disposizione tutta la documentazione richiamata siamo naturalmente a disposizione per la replica della controparte [ndr].


Un licenziamento politico?

Abbiamo incontrato Mauro Gennari, ex dipendente Inps, licenziato due anni or sono e protagonista di denunce pubbliche. Mauro parla del suo caso come emblematica ingiustizia subita dalla dirigenza Inps e che non ha avuto la dovuta attenzione da parte dei giudici.

D. Ciao Mauro, puoi presentarti?

R. Mi chiamo Mauro Gennari, tra pochi mesi compio 56 anni, sono sposato con due figli di 19 e 10 anni e vivo a Roma vicino alla sede Inps Roma a Monteverde dove ho lavorato per anni, fino a Marzo 2019 quando sono stato licenziato.

D. Perché ti hanno licenziato?

R. Mi hanno contestato la lavorazione non corretta di alcune pratiche avvenuta però nel corso di molti anni.

D. Visto che almeno in teoria è sempre stato difficile licenziare un dipendente pubblico, come è stato possibile ? Di quali irregolarità stai parlando?

R. Me lo sono chiesto più volte anch’io visto che hanno licenziato me, unico capro espiatorio di pratiche ritenute dall’Inps non corrette alle quali hanno lavorato anche altri dipendenti e sotto la supervisione dei superiori.

D. Puoi spiegarci meglio?

R. Sì. Partiamo dall’inizio. Mi hanno contestato di aver lavorato non correttamente, per ben 11 anni, 44 pratiche di una tipologia di riscatto che si chiama “rendita vitalizia”. Non è un vitalizio o una pensione ma è una richiesta avanzata dal lavoratore dipendente di pagarsi dei contributi previdenziali omessi dal suo datore di lavoro e ormai prescritti.

D. Di che tipo di irregolarità si trattava?

R. Secondo l’Inps la documentazione allegata dal richiedente per provare il periodo di lavoro oggetto del riscatto non era idonea a tale scopo, cioè a permettere l’accoglimento della richiesta. Inoltre per alcune pratiche hanno contestato che la competenza territoriale era di un’altra sede Inps senza però mai individuare la norma violata e spiegare il perché tale presunta violazione è stata ritenuta così grave da provocare il mio licenziamento.

D. Prima hai indicato il coinvolgimento dei tuoi superiori. Non c’era un controllo sul tuo operato?

R. Esatto, e questo è sicuramente l’aspetto che fa più rabbia e allo stesso tempo provoca la clamorosa ingiustizia e illegittimità del mio licenziamento. Infatti per licenziarmi mi è stata mossa la contestazione di avere deciso da solo di accogliere le richieste di riscatto oggetto del licenziamento, mi viene attribuito un ruolo di responsabile dell’ufficio e quindi di conseguenza la responsabilità del procedimento (cioè dell’istruttoria) e del provvedimento. Insomma sarei io il solo responsabile ma così in un ufficio pubblico non può essere.

D. E invece qual è la tua verità?

R. Io ero l’operatore che preparava la documentazione cartacea, cioè un fascicolo cartaceo che poi consegnavo al mio diretto superiore, il responsabile dell’ufficio, o in sua mancanza al direttore di sede, che aveva il compito esclusivo di controllare e prendere la decisione di accogliere o meno la richiesta di riscatto.

D. Questo lo dici tu, ma sta scritto da qualche parte?

R. Certo. Sta scritto nelle stesse relazioni redatte dagli ispettori Inps che hanno controllato le pratiche ritenute poi irregolari, ma queste relazioni vengono completamente ignorate dall’ufficio dei procedimenti disciplinari Inps e anche, purtroppo, dai giudici. Gli ispettori affermano che i controlli di sede sono avvenuti e attestati dalle firme dei responsabili, almeno 8, sui prospetti del calcolo dell’onere.

D. Ma i tuoi superiori sono stati a loro volta sanzionati e oggetto di procedimento disciplinare?

R. No, al contrario. Quasi tutti hanno fatto carriera ricevendo incarichi superiori e addirittura c’è chi è stato premiato. È difficile da credere ma è tutto terribilmente vero. La disparità di trattamento è enorme.

D. Ti hanno contestato anche pratiche che non hai lavorato?

R. Sì. Io ho iniziato a lavorare questa tipologia di pratiche nel corso del 2010 ma mi hanno contestato anche pratiche a partire dal 2005, a dimostrazione che vi era una prassi lavorativa nella sede di Roma Monteverde che io ho seguito e che poi è risultata generalizzata in tutte le sedi Inps nel territorio nazionale (leggasi la premessa della circolare Inps n. 78 del 29/5/2019) [1].

D. Ma come è possibile questo?

R. È stato possibile forse perché chi ha controllato le pratiche poi contestate non aveva le necessarie competenze dimostrando al contempo anche grande superficialità. Questo e tanto altro ho segnalato ai giudici nei miei ricorsi ma nulla delle mie difese è stato preso in considerazione.

D. Ma cosa dice l’Inps?

R. Ci hanno provato gli avvocati Inps nel corso del giudizio ma, non ci crederete, hanno scritto che l’errore di attribuirmi pratiche lavorate da altri è stato dovuto al fatto che per le quelle lavorate più lontane nel tempo le procedure Inps non hanno permesso di individuare chi le ha lavorate. Sembra irreale ma è così: le hanno contestate a me perché non sono riusciti a individuare chi le ha lavorate negli anni precedenti! Aspettate la pubblicazione dei miei prossimi video e lo leggerete nei documenti ufficiali che allegherò.

D. Ma è vero che da queste pratiche ritenute dall’Inps irregolari sarebbero derivati ingenti danni che hanno chiesto solo a te?

R. Sì, è vero, e per questo sono arrivati anche a sequestrarmi la casa dove abito. Infatti mi hanno denunciato alla Corte dei conti e incredibilmente la procura di tale Corte non ha ravveduto nessuna responsabilità dei miei superiori e per questo sta procedendo solo contro di me.

D. Quale spiegazione dai a tutto questo?

R. È molto semplice. Secondo i dirigenti Inps da queste pratiche sarebbero derivati danni notevoli per l’istituto, che chiaramente però non possono essere legati alla mia attività di operatore, interna all’ente, ma eventualmente alla decisione errata dei miei superiori che hanno il potere, per specifica nomina, di rappresentare l’Inps verso l’esterno e impegnarlo anche economicamente. Poiché non potevano di certo licenziarmi per l’attività preparatoria e di raccolta dei documenti, per tanti anni attestata come regolare dai miei superiori, hanno inventato che ero io a prendere le decisioni attribuendomi la responsabilità di aver istruito erroneamente le pratiche e di averle poi accolte indebitamente. In realtà dopo tanti anni si sono accorti non del mio presunto errore, ma del mancato e/o errato controllo dei miei superiori esercitato sul lavoro da me svolto e della loro conseguente errata decisione, anche se alla fine ho pagato solo io.

D. Ma tu hai fatto ricorso contro il licenziamento e il sequestro della casa?

R. Sì, e sia davanti ai giudici del lavoro che a quelli della Corte dei conti ho rivendicato innanzitutto la correttezza del mio operato, senza errori e senza danni per l’Istituto, che i miei avvocati hanno puntualmente dimostrato negli atti prodotti in giudizio. Entrambe le vicende non sono ancora definitivamente chiuse. Purtroppo però i giudici finora incontrati hanno completamente ignorato le mie difese e non hanno fatto altro che riportare nelle loro decisioni i contenuti degli atti Inps, eppure le mie difese sono tutte argomentate e documentate, a differenza di chi mi accusa.

D. Puoi dirci altro?

R. I giudici della Corte di appello hanno giustificato i superiori perché secondo loro l’errore della decisione dei responsabili dell’ufficio deriva dalla mia non corretta attività preparatoria della documentazione, cioè se la cavano scaricando su di me le loro responsabilità, mentre quelli della Corte dei conti che mi attribuiscono la responsabilità esclusiva dei danni, inaspettatamente hanno ammesso che miei superiori avevano il compito di controllare e di prendere le decisioni finali sulle pratiche lavorate, ma invece di scagionarmi e annullare il sequestro dei miei beni, hanno giustificato il loro mancato e/o errato controllo e la conseguente errata decisione in virtù dei troppi impegni e adempimenti lavorativi. Credo che questa motivazione dovrebbe valere allora per tutti i dipendenti pubblici visti gli organici attuali.

D. Rimane comunque difficile credere a quello che tu affermi.

R. Ma non sono affermazioni mie. Ho appena citato parte del contenuto di due sentenze. Capisco che è difficile da credere ma basta avere pazienza, vedere e ascoltare i miei video che ho pubblicato e pubblicherò prossimamente e soprattutto leggere i documenti ufficiali che allegherò ai video, comprese le sentenze. Il tutto sul mio profilo Facebook.

D. Ma è vero che ti hanno denunciato penalmente?

R. Sì, vero anche questo, perché vengo trattato come il dipendente beccato a lavorare pratiche di nascosto per favorire qualcuno, anche se poi nessuno ha spiegato come questo sia stato possibile portando tutte le pratiche contestate al controllo dei miei superiori che con la loro firma ne hanno attestato la regolarità. Di tutto questo però se ne accorge il procuratore della repubblica di Roma che chiede per ben due volte al giudice delle indagini preliminari l’archiviazione dell’indagine penale a mio carico censurando invece il comportamento dell’Inps ed evidenziando che sono stati i responsabili del procedimento e del provvedimento a non aver ottemperato ai loro obblighi.

D. Quindi il giudice penale ha archiviato tutto…

R. No, purtroppo il procedimento penale è ancora aperto e questo da ormai 5 anni. Sono troppo amareggiato per commentare anche questo.

D. Ma è vero che anche il direttore generale Inps dopo il tuo licenziamento ti ha dato ragione?

R. Sì, vero anche questo. Ha emanato la circolare n. 78 del 2019 che ho già richiamato, la quale ribadisce come la valutazione dei documenti allegati alla domanda di riscatto e quindi la conseguente decisione di accoglierle spetta ai responsabili del procedimento. Mi sarei aspettato subito dopo una chiamata dall’Inps per il mio reintegro immediato e invece ormai da due anni e mezzo sono senza stipendio.

D. E come riesci ad andare avanti?

R. Fortunatamente mia moglie lavora quindi entra in casa almeno uno stipendio, inoltre avevo dei risparmi che sono ormai finiti e ho grossa difficoltà a far fronte alle spese, a partire dal mutuo. Fortunatamente ho anche i miei genitori che come possono ci danno un sostegno ma ora siamo veramente allo stremo delle forze.

D. A conclusione del tuo racconto cosa vorresti chiedere, hai un messaggio da inviare a chi ti può ascoltare?

R. Sì. Vorrei che tutto questo finisse al più presto. Vorrei tornare alla normalità e alla serenità familiare anche se, qualora un giudice mi desse finalmente ragione, sarebbe comunque difficile affermare di aver ottenuto giustizia visto che sarebbe impossibile risarcire i danni irreversibili che hanno fatto a me e alla mia famiglia. Infine mi auguro maggior attenzione da parte dell’autorità giudiziaria che sta esaminando il caso. La speranza è che i prossimi giudici che incontrerò valutino serenamente i fatti e gli atti alla luce delle norme di legge e interne Inps applicabili agli stessi. Questo finora non è successo e non riesco a spiegarmelo, visto che dalle loro decisioni, secondo me non corrette, stanno derivando effetti devastanti sul sottoscritto e la sua famiglia. Sul punto vorrei concludere con le eloquenti parole del presidente della sezione Lazio della Corte dei conti Tommaso Miele, che nella sua inaugurazione dell’anno giudiziario 2020, ha voluto così spiegare “… che una giustizia giusta, sa di essere umana … rispettando la Costituzione” e inoltre che “la giustizia è un servizio fornito alla collettività da parte di uno dei poteri dello Stato, non già un mestiere da azionare a comando senza criteri fermi e rigidi e i processi sono uno strumento … per ristabilire l’ordine turbato, accertando la verità. Il buon giudice non dimentica che dietro le carte di un processo ci sono persone e famiglie il cui tormento è spesso amplificato da una micidiale macchina del fango” (da un articolo pubblicato il 5.4.2020 su il quotidiano “Il Tempo” a pag. 5).

 

Note:

[1] In tale premessa si legge che “recentemente, l’attività di Audit svolta dall’Istituto ha rilevato criticità nella gestione delle pratiche in oggetto, evidenziando la necessità di un intervento chiarificatore e di riordino riguardo a delicati profili istruttori”. Si ammette inoltre che “l’esame delle domande di costituzione di rendita vitalizia è caratterizzato da una particolare complessità” e che una serie di fattori “amplificano la rischiosità del processo diretto al riconoscimento della costituzione di rendita vitalizia”.



09/07/2021 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Federico Giusti

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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