Dove ci sono i grandi affari c’è odor di marcio, le ultime vicende di cronaca giudiziaria non lasciano spazio d’interpretazione a questa massima popolare. L’EXPO, il MOSE di Venezia, il terremoto dell’Aquila, solo per citare alcune delle ultime e più recenti sacche di conquista da parte del malaffare organizzato politicamente. Mentre sui lavoratori si abbatte la scure dei tagli e dei licenziamenti, proprio in queste ore i lavoratori dell’Indesit sono fuori dalla fabbrica a Caserta, in trincea per lottare contro i 1350 esuberi annunciati dai vertici dell’azienda, i potenti continuano ad accumulare ricchezza ed a distruggere il territorio.
di Natale Jovinelli
Non passa giorno che non leggiamo o ascoltiamo notizie sulle attività, piuttosto losche, che coinvolgono alte cariche del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti; negli ultimi mesi c’è stata un’escalation di eventi che ha coinvolto i vertici di quest’amministrazione e di quelle vicine: dopo chi rideva del terremoto dell’Aquila e la banda Balducci, è arrivato l’“Incalzagate” con i rolex a Lupi e, secondo quello che emerge dalle indagini, un’organizzazione malavitosa nella gestione della cosa pubblica. Notizia dell’ultima ora sono le dimissioni di Pietro Ciucci dai vertici Anas. Ciucci si è dimesso, si legge in una nota, “in piena autonomia senza il pressing del governo”, anche se non sfugge a nessuno una certa continuità nel processo di rinnovamento in corso dei vertici del MIT, seguita alle dimissioni dell’ex ministro Lupi e all’arrivo di Delrio. Certo i ponti che volano via e i viadotti che crollano non sono da annoverare nella sezione obiettivi raggiunti del curriculum di questi dirigenti, ma ci sembra legittimo chiedersi se la logica alla base di questi cambi al vertice del MIT sia basata sulla genuina volontà di rinnovamento o più legata ai riequilibri di potere. Il partito di Alfano, che non ha mai assunto delle dimensioni di massa, e che oggi è accreditato nei sondaggi a uno scarso 2%, comandava fino alle dimissioni di Lupi tre grossi ministeri: Infrastrutture e Trasporti, Sanità e Interni. Il potere di governo del partito di Alfano, dunque, era sproporzionato rispetto al consenso reale nel paese. Il potere economico e politico di questi Ministeri è enorme: poterne controllare i vertici è obiettivo essenziale per quei partiti politici, la maggioranza di quelli che oggi siedono nelle istituzioni, che si configurano come diretta emanazione dell’attuale classe dominante, vale a dire della borghesia padronale.
La cronaca e le sempre più numerose vicende giudiziarie farebbero pensare che, nella migliore delle ipotesi, siamo in mano a dei farabutti che si arricchiscono con i soldi nostri e, nella peggiore, che talune iniziative giudiziarie, oltre a rivelare il malaffare della putrescente burocrazia al comando, siano il risultato di chirurgiche e sotterranee operazioni di gestione del potere politico.
Saranno da verificare le intenzioni del Governo quando, nella persona di Delrio, dice che bisogna “uscire dalla logica delle emergenze, delle procedure straordinarie, e rientrare nella normalità (…) perché i meccanismi corruttivi sono più semplici con procedure d'emergenza, commissari, regolette e codicilli, varianti in corso d'opera".
Mentre aspettiamo di vedere Delrio all’opera la storia prosegue il suo corso.
A Milano sta per partire il grande show del capitale, che mette in vetrina la forza produttiva di cui dispone, lasciandosi alle spalle una scia puzzolente di lavoro volontario e sottopagato, facendo così emergere tutta la contraddittorietà dell'altisonante motto della kermesse “nutrire il pianeta”.
In FCA, sempre all’avanguardia nell’attacco ai lavoratori, si affaccia il nuovo oscuro orizzonte per i salariati: quello dei bonus prestazionali. Questo concetto vecchio come il cucco, che serve a spremere di più i lavoratori spingendo in alto l’asticella del plus-lavoro relativo ed assoluto, finirà per schiacciare ulteriormente in basso i salari offrendo solo ai più “meritevoli”, cioè a quelli che poi a 45 anni moriranno di superlavoro, di aggiungere ad una più risicata parte fissa dello stipendio un bonus variabile a seconda delle prestazioni. E mentre col plauso di alcuni sindacati come Fim, Uilm, Fismic e Ugl, questa linea in FCA passa con la copertura ideologica dei media, la Whirlpool annuncia 1350 esuberi. Gli operai dello stabilimento di Caserta bloccano immediatamente la produzione e scendono in strada chiedendo un incontro con i vertici dell’azienda e del governo per ridiscutere la ristrutturazione aziendale. Una nuova battaglia si prepara, ma purtroppo in una fase di scarsa solidarietà di classe come quella attualesarà dura per i lavoratori Indesit.
Anche nel pubblico impiego, settore da sempre più stagnante sul piano della lotta, qualche dubbio inizia a palesarsi: l’inefficienza della legge Brunetta, che oltre a non aver generato alcuna miglioria è servita solo a mettere i lavoratori l’uno contro l’altro, sta chiaramente emergendo. Mentre i fatti dimostrano che il marcio è alla cima della piramide e non alla base, la propaganda del “lavoratore pubblico fannullone”, sostenuta e rilanciata da molti media nazionali, è servita a creare quel terreno fertile sul quale preparare la stagione dei tagli e degli attacchi ai diritti.
Qualche segnale di cambiamento, seppur flebile, c’è. Dalle manifestazioni dell’ultimo anno è emersa la voglia ti tornare alla lotta: “lo sciopero c’è, ora serve una strategia” titolavamo su questo giornale a novembre: purtroppo, in questo momento storico, il peso maggiore per la classe dei subalterni sembra essere rappresentato proprio dalle crisi dei Partiti e dei sindacati che dovrebbero rappresentarli. In balìa degli eventi e senza una linea chiara e saldamente ancorata alla lezione marxista-leninista, i Partiti che maggiormente dovrebbero avere un radicamento nella classe hanno da tempo perso la bussola adagiandosi su soluzioni elettoralistiche che hanno prodotto sconforto nei militanti e rotto ogni legame con i lavoratori.