ZURIGO. È una buona opportunità incontrare Matthew Allen il quale, qui da Zurigo, segue il mercato anglofono e la Borsa svizzera, una delle numerose piattaforme utilizzate dal mercato finanziario che si sta armando per quello che si prospetta essere, in un sempre più vicino futuro, il boom di compravendita delle cripto-valute.
Cosa si nasconde dietro questa mossa del capitale, proprio da questa piazza che ne è l’espressione più evidente? “Il SIX Group, che gestisce la borsa elvetica, si trova in pole position in questa corsa alla realizzazione di una piattaforma di contabilità basata sulla block-chain, indispensabile per le attività di questo tipo”.
La Distributed ledger technology (DLT) sembra assicurare vantaggi, quali una negoziazione più veloce e meno costosa, la riduzione delle pratiche burocratiche e la possibilità di emettere numerosi gettoni (token) per ogni titolo. Il capitalismo, che affina le sue armi per riprendere terreno e per la sua lotta alla classe lavoratrice, è consapevole che la divisione dei diritti di proprietà di beni di grande valore - come a esempio gli immobili - ridurrebbe le barriere per gli attori finanziari più modesti e per le piccole e medie imprese, le quali potrebbero così emettere azioni più facilmente.
“Le cose si sono decisamente evolute da quando il bitcoin e le ICO (offerte iniziali di una nuova moneta) hanno fatto la loro prima apparizione. Ora la novità sono i gettoni di sicurezza (security token), una rappresentazione digitale della proprietà dei beni” sottolinea Allen.
Il gettone di sicurezza altro non è che un codice digitale criptato, dietro il quale si vanno a nascondere strumenti finanziari come azioni, obbligazioni e anche beni immobiliari e opere d’arte. I gettoni diventano l’identificativo codificato di chi possiede il titolo che può essere trasmesso direttamente da una persona all’altra. La transazione di questo tipo viene registrata sulla block-chain o su altre forme di DLT.
Si può dire che anche i colossi finanziari sono scesi in campo?
“Fino a poco tempo fa la compravendita di cripto-valute coinvolgeva un crescente numero di scambi indipendenti e in gran parte non regolamentati. Ora che i gettoni garantiscono nuove sicurezze le grandi Borse nazionali si stanno attrezzando per entrare in gioco”.
Pochi mesi fa il SIX Group ha annunciato lo sviluppo di un servizio di negoziazione, regolamento e custodia per le attività digitali che sarà operativo dalla metà del 2019. Si negozieranno azioni e obbligazioni più efficientemente e con la piattaforma DLT si potranno condividere gettoni che consentiranno alle piccole imprese di fare il loro ingresso sul mercato raccogliendo capitali attraverso la quotazione.
La Borsa di Stoccarda, che è la seconda piattaforma tedesca in ordine di grandezza e che controlla anche la Borsa di Berna, ha preparato l’applicazione “Bison” per il commercio di cripto-valute mediante un’apposita filiale. La stessa Borsa ha collaborato con la società di servizi finanziari tecnologici Solaris-Bank per realizzare una piazza di negoziazione multilaterale per cripto-valute e gettoni.
Si intuisce come anche l’Euro e così altre valute perdono importanza ed essendo merce di scambio possono essere sostituite. Quindi parlare di uscita dall’Euro non è soltanto uno slogan. L’Intercontinental Exchange, che già possiede diverse piattaforme, tra le quali c’è la Borsa di New York, è entrata in un consorzio che vuole promuovere il progetto “Bakkt”, come strumento per sbloccare il potenziale di trasformazione delle risorse digitali nei mercati globali e nel commercio. Diciamo poco?
La Borsa Thailandese, bisogna fare un giro per il mondo, prevede di diventare leader regionale in Asia grazie a un nuovo sistema digitale regolamentato, il quale costituirà una sede alternativa per la raccolta fondi e le possibilità di investimento.
Dove vuole andare il capitalismo?
“Anche Shanghai, Londra, Francoforte, Australia, Singapore, Emirati Arabi Uniti, Malta e Gibilterra sono tra i Paesi in gara per aggiornare almeno una parte dei loro servizi commerciali con DLT per attingere alla nascente economia dei gettoni” sottolinea Allen. E c’è da credergli perché alcune di queste piattaforme sono pronte per il lancio nel 2019.
E’ chiaro che tutto questo evolverà in futuro. Ma cosa potrà succedere? Al momento le grandi Borse sono in fermento perché hanno esaminato i vantaggi ottenuti dagli utenti della prima ora. La nuova tecnologia deve essere ancora testata su larga scala. SIX ha già annunciato che introdurrà la propria piattaforma entro la fine dell’estate 2019, offrendo però una gamma di servizi limitata e ancora da definire. E se nessuno vuole rimanere indietro in questa corsa del nuovo capitalismo finanziario, altrettanto nessuno vuole muoversi troppo velocemente per evitare di commettere errori.
Sentire Daniel Diemers, del settore di consulenza strategica della PwC (PricewaterhouseCoopers, scaturita dalla fusione fra tra la Price Waterhouse e la Coopers & Lybrand) e consulente di SIX, sostenere che ha senso offrire l’intera catena commerciale sotto lo stesso tetto significa che gli attori finanziari non vogliono affidarsi a istanze diverse per le operazioni, la compensazione, il regolamento. Vogliono un pacchetto unico, gestito professionalmente in un’unica sede.
Sempre Diemers sostiene che una delle attività potenzialmente redditizie potrebbe essere quella di fornire servizi di dati di mercato in tempo reale e di qualità per questa nuova forma di scambio. Come? Cominciando ad applicare canoni di abbonamento per accedere ai flussi di dati e fornendo servizi specializzati di gestione del rischio. In questo modo si potrebbero ottenere guadagni interessanti.
C’è un ostacolo, però: la regolamentazione è in ritardo rispetto ai progressi tecnologici. Così mentre la tecnica disponibile consente ai proprietari di beni di trasferirli liberamente e indipendentemente attraverso i gettoni, questo tipo di transizioni non è ancora regolamentato a livello legislativo. Ogni Paese (anche l’Italia? O la BCE?) sta cercando una propria soluzione per regolamentare l’economia dei gettoni. Il piccolo, ma ricco Liechtenstein, a esempio, sta elaborando una legge nuova sulla block-chain, mentre la Svizzera sembra preferire la via dell’aggiornamento, optando per una modifica della legislazione già esistente per incorporare le cripto-valute.
Secondo un’analisi di PwC le dieci maggiori Borse globali di cripto-valute controllano attualmente circa il 70% del volume giornaliero degli scambi. L’entrata in gioco delle Borse nazionali potrebbe consolidare rapidamente il gioco. Alcune piattaforme indipendenti di medie dimensioni uscirebbero di scena oppure si fonderebbero con qualche colosso.
Secondo alcuni analisti le versioni digitali delle Borse nazionali non saranno l’unica via. C’è spazio per ogni tipo di piattaforma e di collaborazione. L’antipatia che provano nei confronti delle cripto-valute metterà le istituzioni in una posizione di svantaggio rispetto a coloro che hanno già optato per il bitcoin. Siamo di fronte a una forte richiesta da parte degli investitori istituzionali, banche e gestori patrimoniali, di piattaforme digitali regolamentate e che rispettano le norme istituzionali più severe. Al momento non ce ne sono.
A sentire i sostenitori dei gettoni di sicurezza questa tecnologia trasformerà i mercati finanziari, consentendo a un maggior numero di persone di riunire capitali e scambiare titoli in modo più rapido ed economico. Il capitalismo vuole vincere. Questo aprirebbe le porte anche a una serie di attori che non sono presenti nelle Borse. Se i piani si realizzassero le PMI potrebbero facilmente emettere azioni e raccogliere fondi per espandersi, così almeno pensano i fautori di questa tecnologia. L’aumento del numero di negoziazioni avvantaggerebbe le banche e i gestori patrimoniali, grazie alle commissioni sulle operazioni per conto dei clienti o sulle negoziazioni per la propria attività.
Stiamo attenti: in Svizzera, cassaforte del capitalismo mondiale, si stanno insediando diversi attori finanziari specializzati nel cogliere l’ondata economica dei gettoni, tra cui Melonport, che è un portale per i gestori patrimoniali che si occupano di commercio e per la stessa emissione di cripto-valute, Smart Valore Instimatch che sono fornitori alternativi di gettoni e che stanno esplorando diverse block-chain per la loro piattaforma digitale, pensata per debitori e creditori attivi nel mercato del debito societario.
DLT è un sistema digitale per la registrazione di chi possiede particolari beni e per assicurare l’equilibrio nei registri contabili quando questi passano da un proprietario all’altro. È stato progettato per sostituire i sistemi contabili centralizzati gestiti da banche e agenzie governative.
Dove arriva oggi la tecnologia che il capitalismo è pronto a utilizzare?
“DLT è in grado di fare tutto questo consentendo a ogni membro del sistema di visualizzare e approvare le transazioni. Il sistema memorizza la cronologia completa di tutte le transazioni su un registro digitale criptato, visibile però a tutti i partecipanti. La blockchain, che sta alla base di tutte le cripto-valute decentralizzate come il bitcoin, è una forma di DLT”, conclude Allen.
Rimane un dubbio: tutto questo attivismo del capitale finanziario intorno alle criptovalute, lontane mille miglia dall’economia reale, non sarà la premessa dello scoppio di una nuova bolla?
E noi continuiamo a preoccuparci per le sorti dell’Euro?