di Laura Nanni
L’8 luglio, a Firenze, si è riunita l’assemblea nazionale de “Il Sindacato è un’altra cosa-opposizione CGIL”. I delegati, riuniti alla Casa del Popolo del quartiere Firenze-Rifredi, hanno toccato i temi caldi di questa fase di cambiamento ed hanno sancito il bisogno di una riorganizzazione dopo l’abbandono di alcuni membri del gruppo dirigente per proporsi come sindacato delle origini, capace di partire dal lavoro, dai lavoratori e dai territori.
L’assemblea è iniziata alle 11 di mattina per proseguire nel pomeriggio fino alle 17 circa, nella Casa del Popolo del quartiere Firenze-Rifredi, e non poteva esserci luogo più adatto e significativo per un evento del genere. Un’assemblea che “prosegue il percorso di confronto che il Coordinamento nazionale ha aperto il 14 giugno scorso, che continuerà nelle prossime settimane nei territori e nelle categorie e che si concluderà all’inizio dell’autunno, con un’assemblea più ampia e rappresentativa possibile, composta dal nostro coordinamento (delegati al congresso e componenti CD di categoria) e da esponenti dei territori (assemblee generali nazionali di categoria e assemblee generali regionali confederali).”
Più di quaranta interventi, dopo la relazione iniziale presentata da Eliana Como, direttivo nazionale dell’area, che hanno toccato le questioni più calde di questa fase di cambiamento e bisogno di riorganizzazione a seguito dell’abbandono da parte di alcuni membri del gruppo dirigente; questioni che sono state riprese con toni più o meno polemici nell’assemblea che ha portato le voci delle lotte in corso e per le quali bisogna attrezzarsi.
Quest’area di opposizione interna, si propone di essere prima di tutto il sindacato delle origini, di partire dal lavoro, dai lavoratori, dalle lavoratrici e dai territori che la CGIL ha trascurato per occuparsi delle varie concertazioni e possibilità di accordi, perdendo battaglie importanti e incassando sconfitte che sono state molto pesanti per tutto il mondo del lavoro.
La volontà che emerge dall’assemblea è chiara: quest’area dovrà essere uno stimolo, farsi promotore di tutte le giuste battaglie, stando a fianco anche di ogni singolo individuo che si trovi iniquamente a pagare per l’arroganza crescente dei datori di lavoro e per la perdita ulteriore di quelle tutele e dei diritti conquistati a partire dallo Statuto dei lavoratori del 1970.
Nell’ordine del giorno si legge quali siano le quattro linee d’intervento proposte dal Coordinamento nazionale: “la difesa del pluralismo, la ripresa della lotta contro il governo, il contrasto con la linea contrattuale della maggioranza, la necessità di sostenere, connettere e dare protagonismo alle diverse lotte e vertenze oggi disperse”. Negli interventi è stata sottolineata la necessità, per perseguire gli obiettivi e mantenere fede a queste linee, di una adeguata organizzazione di quest’area, dando una nuova definizione alla struttura che si articola in: Coordinamento nazionale, esecutivo nazionale, gruppo operativo.
Quanto emerge dalla discussione, è chiaro: la volontà è di riprendere con forza il conflitto sociale, oggi frammentato in tante lotte, oppure assente a causa di una mancata coscienza del reale stato delle cose o a causa del ricatto che ognuno subisce quando in gioco c’è la perdita del lavoro.
La relazione iniziale si ferma, infatti, su alcuni casi, soprattutto sulla vertenza Fincantieri, che propone un ‘welfare aziendale’: “Oggi con l’introduzione del cosiddetto “welfare aziendale” si torna a cinquemila anni fa, poiché parte della retribuzione sarà data in non ancora precisati beni di consumo anziché in denaro. In più ogni lavoratore meno sarà presente al lavoro perché malato, in maternità o in infortunio ecc. e più verrà penalizzato”, dopo aver spostato a dopo sette ore e mezzo la pausa mensa!
Le situazioni dure che vengono raccontante sono diverse, a Siena la cassa integrazione è dilagata e le periferie vengono abbandonate, racconta un compagno, si dipinge un quadro desolante di questa fase di crisi strutturale del sistema capitalistico.
Durante l’assemblea, si raccolgono fondi per i lavoratori delle cooperative che svolgono il servizio autisti per UPS a Milano, i quali hanno dato luogo a uno sciopero che ha avuto il suo effetto, per chiedere l’applicazione del contratto. Ebbene, quaranta lavoratori della FILT CGIL sono stati puniti dall’azienda con giornate di sospensione dal lavoro. Si nega, di fatto, il diritto allo sciopero.
È intervenuta anche Emmanuelle Bigot, che viene da Parigi e rappresenta Solidaires, un sindacato interprofessionale, ecologista, femminista, anticapitalista, internazionalista, contro i padroni e contro le banche. È nato nel 2012 e ha costruito una rete internazionale, i cui delegati dei diversi paesi si sono incontrati sia in Francia nel 2013 che in Brasile nel 2015.
Emmanuelle Bigot legge un documento per presentare la situazione francese, in declino dal punto di vista della tutela del lavoro, con un governo di sinistra rivelatosi repressivo e che, in quattro anni, ha indebolito i pubblici servizi, mentre la disoccupazione è crescente. I lavoratori in Francia sono in lotta dal 9 marzo 2016 contro la LOI TRAVAIL e gli scioperi si sono susseguiti fino al 5 luglio. Ora c’è un momento quasi di pausa, d’estate, c’è poca presenza nelle piazze della Nuit debout, ma si ritornerà a settembre. Bigot si sofferma sulla violenza delle forze dell’ordine nei confronti dei manifestanti e dei giornalisti, e sulle perquisizioni delle sedi sindacali.
Tra i materiali informativi che ha portato per l’assemblea, ci sono anche calendari e opuscoli sulla storia delle lotte delle donne. In Francia i femminicidi non sono chiamati così, si chiamano delitti in ambito familiare, e contano dalle duecento alle trecento vittime all’anno. La disoccupazione e i lavori più disagevoli sono, per la maggioranza, a carico delle donne.
Infine, Francesco Locantore, direzione nazionale FLC CGIL, afferma quanto sia importante restare in CGIL, in quest’area di opposizione, per alimentare dall’interno l’azione sindacale, e che bisogna imparare dagli errori, ma ha sbagliato chi se ne andato. Ancora Locantore sottolinea la necessità di praticare l’intersindacalità, che promuove l’unità dei lavoratori, e, com’è stato dimostrato dal movimento della scuola di questi ultimi due anni, degli autoconvocati, ha creato una più ampia convergenza sui temi di grande emergenza nella difesa della scuola pubblica.