Come ti licenzio un delegato Cobas nell'indotto Piaggio

Il 2016 inizia con l'espulsione dalla fabbrica di Sandro Giacomelli, delegato Cobas alla Dna, azienda dell'appalto Piaggio.


Come ti licenzio un delegato Cobas nell'indotto Piaggio

Se l'anno 2015 si è chiuso con il licenziamento di David Puri alla Borri in provincia di Arezzo, il 2016 inizia con la espulsione dalla fabbrica di Sandro Giacomelli, 58 anni, altro delegato Cobas lavoro privato, quest'ultimo alla Dna, azienda dell'appalto Piaggio. Sandro è membro dell'esecutivo provinciale del Cobas lavoro privato di Pisa, lavorava in questa azienda appaltatrice di Ceva e Piaggio nel polo logistico di Pontedera in provincia di Pisa.

di Federico Giusti e Salvatore Bonavoglia

Riprendiamo quanto Sandro e i Cobas scrivevano tre anni fa, all'indomani della inaugurazione del nuovo polo logistico della Piaggio che venne esaltata da sindacalisti di Cisl e Uil come l'inizio di una nuova stagione industriale all'insegna di assunzioni e rilanci della produzione. L'allora segretario della Uilm, oggi responsabile dei pensionati Uil, parlava di 200 dipendenti in piu', peccato che questo numero fosse la somma di due aziende, la Ceva Logistics e la sua esternalizzata, allora World Service e oggi Dna.  Peccato che la Ceva altro non sia che il magazzino  Piaggio esternalizzato  negli anni novanta alla Tnt, oggi gestito da Ceva. I numeri non sono una opinione, da 30 anni ad oggi la Piaggio ha non solo ridimensionato la sua produzione esternalizzando intere linee produttive nel sud est asiatico ma ha cancellato migliaia di posti di lavoro.

Riportiamo testualmente quanto scritto allora dai Cobas in un volantino poi ripreso dalla cronaca locale de Il Tirreno:

“Se Piaggio investe nel nuovo Polo è scontato che abbia un suo tornaconto. Con nuove tecnologie applicate al ciclo produttivo e una organizzazione del lavoro ottimizzata, siamo convinti che quando tutto andrà a regime sarà tentata la strada dei tagli: non meno assunzioni, ma posti di lavoro persi dai lavoratori che già operavano nelle unità produttive di Pisa, Lugnano e Bientina. Le RSU Ceva hanno fatto il possibile per circoscrivere il problema e garantire gli stessi livelli occupazionali anche dopo il trasferimento, come, del resto, anche i delegati sindacali World Service hanno proclamato una giornata di mobilitazione e di sciopero per conoscere le intenzioni nei confronti dell’azienda che ha un appalto molto importante con Ceva. Come nelle “migliori” tradizioni industriali siamo arrivati alla conclusione, dopo lo sciopero e il conseguente incontro con l’azienda, che niente è ancora chiaro. Piaggio non ha ancora deciso (se ha deciso, sarebbe meglio lo comunicasse) come portare a termine questa operazione. Intanto, adesso andiamo avanti navigando a vista, mentre si fanno nuovi inserimenti lavorativi per concludere il trasferimento. Ma se, a regime, verranno fuori storie di esuberi e pretese di licenziamenti, saremo pronti a rispondere come già abbiamo fatto con mobilitazioni e scioperi.”

Da allora sono passati tre anni e gli esuberi stanno arrivando, nel corso del tempo i lavoratori e le loro rappresentanze sindacali sono riusciti a respingerli adottando innumerevoli forme di lotta in occasione di ogni cambio di appalto , in media uno ogni due anni, respingendo la riduzione di orari e degli organici.

Non ci riferiamo solo al caso di Sandro che è stato licenziato a seguito di numerosi provvedimenti disciplinari. Emblematico il fatto che per 8 anni non abbia mai ricevuto un provvedimento e in sei mesi ne abbia ricevuti 7 fino al suo licenziamento che è un atto politico finalizzato ad espellere dal ciclo produttivo uno degli artefici degli scioperi che tra il 2014 e il 2015 avevano bloccato piu' volte la produzione ottenendo 100 euro netti al mese di aumenti sotto forma di ticket, respingendo la trasformazione dei full time in part time.

Un licenziamento politico alla vigilia di una trattativa sindacale con la Dna, sostenuta da Ceva e Piaggio, che vuole ottenere 17 esuberi senza dare in cambio alcun incentivo all'esodo, la classica trattativa al ribasso per far pagare ai lavoratori il calo della produzione e le scelte (di dislocazione della produzione) della casa madre Piaggio.

I provvedimenti disciplinari sono sempre più lo strumento con cui i padroni provano a impaurire i lavoratori, del resto nei tempi del Jobs act una volta licenziati è sempre più difficile venire riassunti se non in casi eccezionali. Licenziare le avanguardie significa anche isolare gli aderenti al sindacalismo di base che restano in produzione, renderli più deboli e costringerli alla resa. Un trattamento riservato per altro anche ad alcuni delegati\lavoratori della minoranza Cgil abbandonati dalla loro stessa organizzazione, rei agli occhi delle segreterie di categoria  di avere proclamato scioperi e mobilitazioni spontanee e decise nelle assemblee dei lavoratori senza le burocrazie sindacali.

Alla Dna il licenziamento di Sandro ha generato un clima di paura, nella assemblea convocata in fabbrica la Cisl  è riuscita nell'intento di rinviare la discussione sullo sciopero, anche altre sigle non si sono mosse per la convocazione immediata dello sciopero. Lo slogan "se toccano uno toccano tutti" è sulla bocca di molti ma non nella pratica quotidiana. Dobbiamo fare i conti con la paura e con i sindacati collaborativi con le aziende, con le loro pratiche imbonitrici, le stesse che hanno costruito ad arte per coprire decennali politiche di svendita dei lavoratori e delle lavoratrici.

Il licenziamento di Sandro va collocato all'interno delle dinamiche proprie degli appalti industriali, la logica del ribasso si afferma rimuovendo ogni ostacolo sulla propria strada e indubbiamente i Cobas lavoro privato nel corso degli ultimi anni, all'interno dell'indotto Piaggio, hanno rappresentato una costante minaccia agli interessi padronali, una irriducibilità a piegare le istanze dei lavoratori a equilibri e interessi compatibili con la stazione appaltante (Ceva) e con la casa madre Piaggio.

I nuovi dannati della terra sono proprio i lavoratori degli appalti, per questo se alzano la testa vanno subito repressi perché non siano da esempio.

 

15/01/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Federico Giusti

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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