In vista delle elezioni europee, in programma dal 6 al 9 giugno del 2024, il Parlamento europeo ha avanzato una proposta sulla sua composizione che mira ad aumentare il numero dei seggi di 11 unità, per un totale di 716 seggi. Gli 11 seggi potrebbero essere così suddivisi:
Spagna +2 (61 seggi)
Paesi Bassi +2 (31 seggi)
Austria +1 (20 seggi)
Danimarca +1 (15 seggi)
Finlandia +1 (15 seggi)
Slovacchia +1 (15 seggi)
Irlanda +1 (14 seggi)
Slovenia +1 (9 seggi)
Lettonia +1 (9 seggi).
Come è noto, la composizione del Parlamento viene valutata prima di ogni elezione, in linea con i principi stabiliti dai Trattati, per un massimo di 750 eurodeputati più il presidente, che prevedono non meno di 6 e non più di 96 seggi per ogni Paese dell’UE applicando il principio della “proporzionalità decrescente”, cioè l’assegnazione dei seggi a ciascun Stato membro avviene con una proporzionalità degressiva in modo tale che, sebbene si tenga conto della dimensione della popolazione di ciascun paese, gli Stati più piccoli eleggono più deputati di quanti siano proporzionali alle loro popolazioni. Il principio viene applicato in funzione dei dati demografici più recenti. È anche disponibile una riserva di 28 seggi per i membri che potrebbero essere eletti in una futura circoscrizione elettorale, al riguardo nell’Agenda UE ne sarebbero elencate diverse e non solo l’Ucraina e la Turchia.
Nel comunicato sono stati presentati alcuni commenti. Il correlatore Loránt Vincze (PPE, RO): “Tra le numerose proposte di distribuzione dei seggi presentate sia in commissione che in plenaria, oggi il Parlamento ha mantenuto la proposta iniziale che abbiamo presentato con il mio collega correlatore. La soluzione è equilibrata e la meno invasiva dell’equilibrio esistente nella rappresentanza dei cittadini. Aggiunge solo la quantità minima di seggi necessaria per rispettare un’interpretazione rigorosa del principio di proporzionalità decrescente dei Trattati e solo quando questi sono oggettivamente giustificati, senza ricorrere a tagli per alcun Paese. Sono fiducioso che abbia un’alta probabilità di ottenere l’approvazione unanime del Consiglio europeo”. Il correlatore Sandro GoziI (Renew, FR): “Si tratta di un passo importante verso un’Europa più equa. La composizione del Parlamento va di pari passo con la nuova legge elettorale europea. Entrambe sono fondamentali per organizzare elezioni nel 2024 che siano più europee e più rappresentative. Esortiamo il Consiglio europeo ad accelerare i negoziati per assegnare 28 seggi transnazionali a una circoscrizione paneuropea e ci auguriamo che la decisione finale, che richiederà il nostro consenso, tenga maggiormente conto degli sviluppi demografici e in modo più proporzionale”.
Prossime tappe: spetta al Consiglio europeo adottare una decisione all’unanimità, che richiederà poi successivamente l’approvazione del Parlamento; gli europarlamentari hanno sottolineano la necessità di procedere rapidamente per dare agli Stati membri il tempo di apportare le modifiche necessarie in vista delle votazioni del prossimo anno, per cui chiedono di essere immediatamente informati se il Consiglio europeo intende discostarsi dalla proposta presentata.
Tutto ok? Non tanto, ci sono aspetti politici di fondo che vanno valutati in quanto per noi comunisti sono pericolosi e dalle elezioni del parlamento del 2024 potrebbe affermarsi un’Europa di estrema destra. Prima di entrare nel merito vediamo il funzionamento del Parlamento europeo. Esso svolge una funzione di rappresentanza con 27 commissioni, nelle quali i deputati preparano il lavoro delle sedute plenarie del Parlamento stesso, e con 45 delegazioni, che intrattengono e curano i rapporti scambiando informazioni con i parlamenti dei paesi extra-UE e durante le sedute plenarie. I deputati votano le leggi europee e prendono posizione, discutendone, sulle diverse tematiche all’ordine del giorno. I poteri e le procedure sono decisi dai trattati europei che hanno attribuito al Parlamento, in quanto organismo dell’UE direttamente eletto, e all’UE nel suo insieme un ampio ventaglio di competenze: il potere legislativo, il potere di bilancio e il potere di controllo. Per quanto riguarda il potere legislativo, il Parlamento insieme ai rappresentanti dei governi dell’UE sono riuniti nel Consiglio che è responsabile dell’adozione della legislazione dell’UE; nel quadro della procedura legislativa ordinaria, entrambe le istituzioni agiscono su un piano di parità in veste di co-legislatori, sebbene in casi particolari possano essere applicate altre procedure. Il potere di bilancio prevede che il Parlamento e il Consiglio devono accordarsi sul bilancio annuale dell’UE. Il Parlamento ha il potere di controllo in quanto i deputati vigilano sull’attività delle istituzioni dell’UE, in particolare della Commissione europea che è l’organo esecutivo dell’UE. I parlamenti nazionali collaborano con il parlamento europeo in materia di affari europei. Il trattato di Lisbona, che rappresenta la revisione più recente dei trattati europei, ha incrementato le competenze del Parlamento europeo. In pratica il potere esecutivo spetta alla Commissione, ma non soltanto. Com’è noto, per i trattati, il quadro istituzionale dell’UE comprende oltre al Parlamento europeo, la Commissione europea, la Corte di Giustizia europea, la Corte dei conti europea, la Banca centrale europea il Consiglio dell’UE e il Consiglio europeo. La differenza tra questi due ultimi è che il Consiglio europeo e il Consiglio dell’UE hanno nomi simili ma ruoli diversi. Il Consiglio europeo riunisce i capi di stato e di governo dell’UE per decidere le strategie di fondo, mentre il Consiglio dell’UE riunisce i ministri competenti per discutere e votare le proposte legislative della commissione. Sono questi due organi insieme alla Commissione che rendono operative le decisioni UE.
Aumentare 11 parlamentari è stato un fatto importante in quanto ha ricevuto il consenso senza contrasti, come abbiamo visto dai commenti. Questo significa che almeno per l’Agenda UE fino alla fine della legislatura e alle elezioni previste nel 2024 non dovrebbero esserci frizioni di scontro. Però non tutto è positivo a livello politico, in particolare per coloro che ovviamente si mantengono dialetticamente a distanza dall’Agenda UE. Infatti le manovre elettorali sono in corso e sono molto pericolose, almeno in Italia.
Si tenga conto che sebbene la legge per l’elezione del parlamento europeo sia proporzionale in tutti i paesi potrebbe di fatto essere bypassata dall’alleanza tra Conservatori e Popolari, in quanto Matteo Salvini per l’incontro del 3 luglio a Roma con la leader di Rassemblement National, Marine Le Pen, ha rilasciato un’intervista al Corriere della sera e ha proposto un patto di centrodestra con questo gruppo di destra-estremista di cui la Lega fin dall’inizio della legislatura fa parte dello stesso gruppo parlamentare. Anche se dalla Meloni non c’è stato nessun commento ufficiale, almeno di rilievo, Antonio Tajani, leader di Forza Italia, ha confermato in tempo reale quello che aveva già dichiarato: cioè che ha intenzione di “creare una maggioranza tra popolari, conservatori e liberali” che non è tanto distante da quello che ha dichiarato Salvini, in quanto non è vero che il Rassemblement National di Marine Le Pen in parlamento europeo non si alleerà mai con la destra di Tajani e Meloni, e di fatto in Europa attraverso il parlamento europeo è già alleata con la Lega. Si sta preparando una nuova alleanza politica-operativa a livello UE tra i popolari, conservatori e liberali e non solo, insieme potrebbero diventare un solo gruppo e avere la maggioranza in parlamento.
Il parlamento europeo è attualmente composto da 705 deputati di cui 76 sono italiani e rappresenta in totale circa 450 milioni di cittadini europei, ma come abbiamo visto dalla prossima legislatura potrebbero diventare 716 i parlamentari, ma non è neanche da escludere un allargamento della UE con altri 28 parlamentari. Per regolamento i deputati si riuniscono in gruppi e si organizzano non per nazionalità ma per affinità politiche. Oggi i popolari, PPE, hanno 177 deputati, i Conservatori, ECR, 66 deputati e i liberali, RENEV, ne hanno 101, in totale nell’attuale parlamento sono 344 e per 9 deputati non hanno la maggioranza. Se però il Rassemblement National di Marine Le Pen, ID, che ha 62 deputati, seguisse nella prossima legislatura l’alleanza proposta da Matteo Salvini, e questa sarebbe accettata dalla destra di Tajani e Meloni, di fatto il parlamento europeo avrebbe una maggioranza di centrodestra/destra-estremista di 406 deputati, pari al 57-58%.
Sia chiaro, come è noto, avendo complessivamente e non solo in Italia l’insieme della destra aumentato i suoi consensi in questi anni ed potendo essere formato il parlamento nel 2024 da 716 deputati, la destra potrebbe avere anche la maggioranza dei 2/3 che sarebbe di 478 deputati. Di fatto, al di là delle prospettive programmatiche, l’Europa almeno come parlamento europeo potrebbe essere governata dalla destra/destra-estremista.
Questa è la prospettiva politica, per l’Europa post elezioni 2024, se non riusciamo a sconfiggere questo disegno politico di Salvini, Tajani e Meloni. Almeno che il gruppo dei popolari non si divida anche se questa al momento non è neanche un’ipotesi in quanto non si colgono segnali al riguardo, sebbene sia pensabile che non tutti i parlamentari che verranno eletti nelle liste dei popolari accetteranno di far parte di un’alleanza con conservatori e liberali. Italia docet, però. In fondo al viale della politica c’è il rilancio della destra estremista in Europa con il Rassemblement National di Marine Le Pen.
È necessario avere chiare quelle che sono le tendenze in atto e quindi la prospettiva politica di queste elezioni europee. Bisogna rilanciare fin da ora un’alternativa politica-programmatica obiettivamente centrata su un programma comunista, che evidenzi la distanza, politica-economica-sociale, dalle destre nel suo insieme a livello europeo, ma anche dal centrosinistra e dalla sinistra in Italia, indicando i temi non liberisti che sono stati fino a oggi perseguiti. Si pone quindi il problema di mettere a punto un programma comunista quanto meno di prospettiva, ma di legislatura, per sconfiggere le destre estremiste in Europa e per giocare un ruolo forte nella dialettica della campagna elettorale che ci sarà nella primavera del 2024. A scopo indicativo presento alcuni punti programmatici che potrebbero diventare una base almeno per una bozza di programma comunista:
1) prendere le distanze dal conflitto tra Ucraina e Russia e avviare negoziati di pace non inviando più armi in Ucraina;
2) riduzione in tutti i paesi UE delle spese militari e progressivamente portarle a zero;
3) riconversione produttiva delle aziende di armi, a tutti i livelli, in manufatti di uso sociale e di sicurezza ambientale;
4) una sanità europea pubblica con standard minimi con una rete di ospedali e Case della salute che azzeri il divario di offerta sanitaria pubblica tra centri urbani notevoli e territori non coperti da strutture sanitarie: deve prevalere una sanità pubblica di prossimità;
5) per salari, stipendi e pensioni devono affermarsi standard con un range tra un minimo e un massimo per favorire una contrattazione all’interno degli stati tra sindacati e rappresentanze degli imprenditori;
6) per l’istruzione, non è più accettabile che ci sia soltanto la scuola dell’obbligo della scuola media inferiore, licei e istituti ma anche le università debbono essere aperte a tutti e devono essere erogati assegni anche per quei lavoratori che debbono distaccarsi dal lavoro: lavorare e studiare è una cazzata grande quanto il più alto grattacielo di New York;
7) per l’economia deve prevalere sempre il livello di ecosostenibilità e l’equilibrio economico non può essere sempre quello dettato dalle multinazionali e dai mercati finanziari, deve essere assicurato sempre il potere di acquisto dei salari, stipendi e pensioni: si devono attuare i divieti per la pesca a strascico e i mari debbono essere monitorati costantemente compresi i danni delle crociere che si praticano nel Mediterraneo che si dovranno svolgere soltanto con navi non inquinanti come quelle che utilizzano il GNL come combustibile e questo deve prevalere anche per i traghetti di linea molto operativi nell’Adriatico;
8) la cultura quando c’è, per la fruizione, è per pochi e a volte per pochissimi, e l’uso delle nuove tecnologie di comunicazione a distanza sono certo un optional, ma senza regole: vanno rilanciate almeno a livello delle tematiche di storia, arte e archeologia che a fronte di una domanda in continuo rilancio del sapere che è in continua evoluzione si praticano a livello istituzionale sistemiche operazioni di mordi e fuggi che hanno il compito politico-culturale di essere operazioni spesso senza catalogo delle mostre e quindi sempre a somma zero e in Rete restano soltanto comunicati d’informazione tanto sintetici quanto a volte inutili.
I punti presentati certo sono in prevalenza quelli di un programma obiettivamente a livello Italia. Sia chiaro e senza equivoci però, è in Italia che si svolgerà, nel 2024, una campagna elettorale molto dura per non far affermare in Europa una destra estremista che oggi ha la maggioranza nel parlamento italiano. Per noi comunisti la sfida si pone in diverse direzioni e lo sappiamo bene, un’Europa di destra estremista non ci aiuterà per niente e anzi sarà devastante non solo per l’equilibrio economico degli Stati ma per la democrazia e la circolazione delle idee, che già di fatto sono egemonizzate dal pensiero unico e da preoccupanti ritorni ideologici che ogni giorno pesano quanto un macigno sulla vita politica italiana.