Onlyfans: l’affare della pornografia e dello sfruttamento sessuale

Un articolo dell’organizzazione spagnola Libres y Combativas rivela i fantasmi delle nuove piattaforme online per adulti.


Onlyfans: l’affare della pornografia e dello sfruttamento sessuale

Negli ultimi anni l’accesso alla pornografia è diventato più facile che mai. I contenuti pornografici, estremamente violenti nella maggior parte dei casi, sono disponibili con un solo click, cosa che ha ridotto l’età media alla quale un giovane entra in contatto con la pornografia per la prima volta a 8 anni.

Questo porno feroce e questa misoginia educano i bambini e le bambine da quando sono piccoli e modellano l’immaginario sessuale dei giovani, che imparano a riprodurre gli atti violenti che vedono e prendono la sottomissione e l’umiliazione delle donne come fonte di eccitazione. Il sesso del porno è violenza, è abuso e sfruttamento. La pornografia disumanizza completamente la sessualità e, nella misura in cui l’educazione sessuale è completamente assente nelle aule, la pornografia si infiltra nelle nostre relazioni interpersonali da quando siamo adolescenti e perpetua la violenza machista [1] incatenando le nostre relazioni alle rappresentazioni pornografiche che sono l’unico riferimento sessuale di milioni di giovani.

Analizzando la cosa in questo modo, i casi di violenza di gruppo che si susseguono in Spagna e a livello internazionale sono un riflesso dell’impatto di questo mercato nella gioventù: il porno è la scuola delle manadas [2] che trasportano dallo schermo alle nostre strade la violenza machista più disincarnata. Non è un caso che la ricerca su internet delle parole “stuprata” e “stupro” in questo tipo di video stia aumentando.

La pandemia dello sfruttamento sessuale

La crisi economica accentuatasi con la pandemia globale del Covid-19 non la subiamo tutte e tutti allo stesso modo. E un esempio chiaro è quello dell’industria del porno.

A livello globale, l’industria del porno mondiale ha generato nel 2019 un profitto di circa 9 miliardi di dollari grazie alla distribuzione di filmati di autentici stupri e atti estremamente violenti. Il 46% di quelle che erroneamente vengono chiamate “attrici” – che sono in realtà vittime – si ottengono tramite la tratta [3] e devono costantemente realizzare le riprese sotto effetto di droghe per sopportare le scene.

Uno dei portali di pornografia più conosciuti, Pornhub, ha aperto al pubblico il suo contenuto a pagamento per l’intera durata della pandemia. Questo sito web pornografico dichiara nella sua informativa di aprile che “Il traffico mondiale continua a essere molto superiore a quello che era prima che la pandemia si estendesse in tutto il mondo”, con un incremento massimo del 24,4% nel mese di marzo.

La miseria alla quale è stata condannata durante la pandemia la classe lavoratrice, specialmente le donne che ne fanno parte, ha fatto aumentare del 300% le domande per fare parte delle piattaforme stile “camgirls”, che consistono nella realizzazione di atti sessuali tramite un computer in cambio del denaro degli utenti. Questo tipo di pornografia, che è presentato dai grandi industriali del settore e anche da settori della piccola borghesia come una “decisione personale” che ti può aiutare a “uscire da una situazione difficile”, nasconde lo stesso orrore del porno tradizionale. Siccome chi paga comanda, lo sfruttamento sessuale di bambine e il traffico di persone per schiavizzare il loro corpo tramite una webcam è una pratica riconosciuta nell’industria delle camgirls.

Onlyfans: il lupo della pornografia mascherato da pecora

Approfittando della situazione di assoluta precarietà e disperazione causata dalla gestione della crisi sanitaria, l’industria del porno ha creato una nuova piattaforma con cui poter continuare a estendere il suo mercato: Onlyfans.

Questo rinnovamento del concetto di camgirls, che si è avvantaggiato di una grande diffusione specialmente a livello giovanile durante la pandemia, ha raggiunto la cifra di 30 milioni di utenti nel mese di maggio. Tramite una sottoscrizione mensile al profilo di ciascun utente, nella stragrande maggioranza donne giovani e minori, si ha accesso a contenuti pornografici, interazioni e “trattamenti personalizzati” che sono pubblicati nella piattaforma. In questo modo, l’80% degli introiti sono destinati all’utente che li pubblica e il 20% restante alle tasche dell’impresa.

Al culmine della crisi sanitaria, Onlyfans riceveva 500.000 nuovi utenti ogni 24 ore e tra di loro, tra i 7.000 e gli 8.000 erano creatori di contenuti. Nonostante formalmente si possa essere utenti della piattaforma solo se maggiori di 18 anni, non c’è alcun controllo al riguardo. Secondo un documentario della Bbc #Nudes4Sale (“Immagini di nudo in vendita”) l’aumento di minorenni che vendono contenuto esplicito non solo su Onlyfans, ma anche su Twitter e Snapchat, è molto preoccupante.

Nonostante il fatto che Onlyfans non si venda pubblicamente come una rete sociale di pornografia, ma come una “piattaforma senza censure per adulti” basta investigare cosa ci sia dietro [per capire la verità al riguardo, NdR] che è molto lontana dal generare un contenuto “indipendente e autonomo”.

Onlyfans venne fondata da Tim Stokely, creatore di altre piattaforme come Glamgirls e Custom4u ed è gestita dalla società Fenix International Ltd, il cui proprietario, Leo Radvisnky, è un pesce grosso nel mondo del porno vincolato a reti web di pornografia riconosciuta come MyFreeCams.com e MyFreeNubilestube.com, essendo il contenuto di quest’ultima in particolare di pornografia hardcore con adolescenti, sparita da solo quattro anni.

I mezzi di comunicazione, che giocano un ruolo chiave nella perpetuazione dell’oppressione delle donne e sono un grande lifting [4] per i papponi e i magnati del mercato della pornografia e della prostituzione, hanno presentato titoli così ripugnanti come “Onlyfans: usted también puede enriquecerse como una estrella del porno” [5] o “El fenómeno OnlyFans: ¿ha salvado el porno o lo ha convertido en el nuevo Uber?”. [6] Non c’è nulla di nuovo sotto il sole, solo la perpetuazione della violenza più brutale, dell’oggettificazione del corpo delle donne per il controllo e il piacere maschile, generando enormi profitti per le tasche degli industriali mediante pornografia su ordinazione.

I nostri corpi non si comprano e non si vendono

Con la crescita di questa piattaforma, non hanno tardato a emergere voci “femministe”, rappresentanti della piccola borghesia, che pretendono di vendere Onlyfans come una via empoderante [7] di guadagnare denaro extra e che “non c’è alcun problema nel fatto che una ragazza decida quando e come mostrare il proprio corpo”. Addirittura alcune attrici porno e modelle conosciute che sono parte di questa piattaforma, affermano di ottenere profitti di migliaia di dollari al mese tramite la vendita delle loro foto e l’“interagire” con i clienti, un autentico canto delle sirene verso le milioni di giovani e minori di età che, di fronte alla mancanza di qualsiasi tipo di opportunità lavorativa e l’impossibilità di avere una certa indipendenza economica, si vedono attratte verso l’industria del porno, incatenate nei circoli della prostituzione, per trovare una soluzione rapida al futuro di miseria che questo sistema ha preparato per noi.

Però la commercializzazione dei nostri corpi per gonfiare i conti degli imprenditori del porno e dei papponi, non ha nulla a che vedere con la “scelta personale”, la “libertà sessuale” e l’”empoderamento. Nessuna donna che debba vendere il proprio corpo per avere un compenso economico – si tratti di una foto, un atto di nudo davanti a una webcam o che la si trovi chiusa in un bordello – sta prendendo una decisione “libera”. Basta così! Quando l’alternativa è la povertà estrema, uno sfratto, essere deportata o soffrire la fame, non sei “libera” di scegliere.

La proliferazione di Onlyfans così come l’apice del consumo di materiale pornografico sono la prova chiara dell’importanza e della necessità improcrastinabile che nei nostri centri di studio si insegni l’educazione sessuale, per educare contro la cultura dello stupro, per insegnare il rispetto, l’uguaglianza, nel creare relazioni sessuali e personali sane, basate sul consenso, sulla fraternità e la solidarietà tra le persone.

La pornografia è la scuola del machismo ed è schiavitù sessuale. La necessità di porre fine a questa piaga propagandistica della prostituzione e del machismo, di rompere le catene delle donne vittime di schiavitù sessuale è urgente. Non vogliamo parole, esigiamo soluzioni reali: accesso a un lavoro degno per le giovani e le lavoratrici, alloggio pubblico e accessibile, una sanità e un’educazione gratuite al 100% e garantite, diritto alla cittadinanza e abrogazione della legge sugli stranieri. Queste sono le misure che il ministero dell’Uguaglianza dovrebbe prendere se si vuole mettere fine una volta per tutte alla violenza sessuale. Come Libres y Combativas continueremo a difendere implacabilmente la necessità di rovesciare questo sistema e costruire una società nuova, una società socialista, dove una donna non dovrà mai più trovarsi costretta a vendere il proprio corpo per sopravvivere.

Abolizione della prostituzione e della pornografia!

Traduzione di Simone Rossi. L’articolo originale è a questo link.

 

Note:

[1] Maschilista/Sessista (d’ora in poi si manterrà il termine spagnolo nel testo).

[2] “La manada”, ovvero “il branco” in italiano, è come viene chiamato un caso di stupro di gruppo di una donna di 18 anni avvenuto il 7 luglio 2016 durante le celebrazioni di San Fermín a Pamplona, ​​in Navarra, Spagna. Il caso ha segnato simbolicamente e sostanzialmente una svolta decisiva per il movimento femminista dello Stato spagnolo per la sua ferocia e per l’atteggiamento degli organi giudiziari al riguardo.

[3] Si intende la tratta di esseri umani, specialmente a scopo sessuale.

[4] “Lavado de cara” nel testo originale.

[5] “Onlyfans: anche lei può arricchirsi come una stella del porno” (“El Mundo”, 23 maggio 2020).

[6] “Il fenomeno Onlyfans: ha salvato il porno o l’ha convertito nel nuovo Uber?” (“El País”, 9 novembre 2020).

[7] Che faccia acquisire potere/controllo su di sé, inteso specialmente rispetto al controllo che sulle persone ha invece la pressione della società (d’ora in poi si manterrà il termine spagnolo nel testo).

26/12/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Celia del Barrio

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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