Il ricordo del Giro d’Italia 2019 di ciclismo

L'ecuadoriano Richard Carapaz ha vinto il 102° Giro d'Italia, grande festa nel suo Paese


Il ricordo del Giro d’Italia 2019 di ciclismo Credits: Contrassegnata per libero riutilizzo

Milano. La soddisfazione degli organizzatori, RCS Sport – Gazzetta dello Sport, è diffusa. Realizzare un evento della portata del Giro d’Italia di ciclismo mette in moto centinaia di forze umane e la positiva riuscita rende merito allo sforzo di tutti. La 102ª edizione della “corsa rosa”, 21 tappe dalla partenza di Bologna all’arrivo di Verona – che “La Città Futura” ha seguito ogni giorno (articoli quotidiani sulla pagina Facebook della testata e articoli sui numeri 230 231 -232233 e questo 234 del settimanale) - tra pianura e montagne e un ampio territorio della penisola, si è chiusa con la vittoria di un ciclista dell’Ecuador, Richard Carapaz. Figlio di contadini delle Ande, ebbe in regalo dal padre una bicicletta recuperata in una discarica, gli piaceva il ciclismo e sognava di diventare un bravo ciclista. Carapaz ha difeso fino all’ultima tappa la maglia rosa conquistata giorni prima e il suo vantaggio nella cronometro finale, mantenendo 1'05" su Vincenzo Nibali, uno dei favoriti, mentre Primoz Roglic, un altro dei favoriti per la vittoria finale, ha trovato il terzo gradino sul podio. L'americano Chad Haga, giovane ciclista che subì con suoi compagni di squadra durante un allenamento in Spagna un drammatico incidente stradale dalle cui pesanti conseguenze è riuscito a riprendersi, ha vinto la cronometro di chiusura a Verona davanti ai belgi e compagni di squadra Victor Campenaerts e Thomas De Gendt.

Richard Carapaz è il primo ecuadoriano e il secondo sudamericano a vincere il Giro d'Italia dopo Nairo Quintana nel 2014. 11esimo podio finale per Vincenzo Nibali in un grande giro, proprio come Chris Froome. Solo Jacques Anquetil (13), Felice Gimondi, Eddy Merckx e Bernard Hinault (12) ne hanno di più. È il suo sesto podio al Giro d'Italia, in coppia con Alfredo Binda, Giovanni Brunero, Anquetil e Francesco Moser. Solo Gimondi (9), Gino Bartali, Fausto Coppi e Gilberto Simoni (7) ne hanno di più. Primoz Roglic è il primo sloveno a salire sul podio finale di un grande giro. Il suo miglior posto precedente era quarto al Tour de France 2018.

Il vincitore del Giro d'Italia Richard Carapaz ha dichiarato: “Voglio godermi questa vittoria con mia moglie, i miei figli e parlare al telefono con i miei genitori. Sono molto orgoglioso di ciò che ho fatto e per il mio popolo. Sono felice di realizzare il mio sogno di vincere un grande giro. Non dobbiamo mai dimenticare i nostri sogni d'infanzia. Possono sempre diventare realtà con il duro lavoro e la determinazione. Nei miei quattro anni nel ciclismo europeo, ho capito che le opportunità devono essere colte. I trenta secondi che ho guadagnato nella Tappa 15 sono stati fondamentali. Ho approfittato del fatto che Nibali e Roglic si marcavano l'un l'altro. Ecco dove è stato deciso il Giro. Per me penso sia solo l'inizio”.

Il secondo classificato Vincenzo Nibali, lo “Squalo”, ha detto: “Questa mattina sapevo che sarebbe stato estremamente difficile vincere il Giro d'Italia, ma pensavo di poter fare una buona crono. Ho dato tutto fino alla fine. Secondo al Giro è un buon risultato, soprattutto pensando che sei mesi fa ho avuto forte dolore alla schiena dopo l'incidente al Tour de France. Essere di nuovo in lotta per la vittoria finale in un grande giro è qualcosa di positivo”.

Il terzo classificato Primoz Roglic ha commentato: “È bellissimo finire sul podio dopo i diversi problemi che ho avuto. Oggi mi sentivo stanco dopo aver sofferto molto dolore allo stomaco in montagna.”.

Ci preme fare un cenno, già sottolineato in articoli su questo Giro d’Italia, a una figura determinante per i capitani delle squadre in corsa. Si tratta del gregario, del corridore chiamato a sostenere il capo-squadra, affiancandolo e facendo da “lepre” nei tratti più complicati della corsa. Un esempio, a ricordo di tutti i gregari, è Damiano Caruso, conterraneo di Nibali, due ragazzi di Sicilia che con tanti sacrifici hanno imparato i segreti del buon ciclista. Dobbiamo confessare che è stato avvincente vedere il rapporto di collaborazione tra i due in numerose tappe di questo Giro d’Italia.

Altrettanto un cenno di merito va alle migliaia di appassionati di ciclismo, spesso tifosi di determinati ciclisti, ma sempre tifosi di tutto il gruppo, del fuggitivo di giornata poi ripreso e della maglia “nera”, l’ultimo in classifica, quest’anno un giapponese che è sempre stato sostenuto dal pubblico ai bordi delle strade.

Portiamo un bel ricordo del 102° Giro d’Italia.

10/06/2019 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
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L'Autore

Guido Capizzi

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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