Il comunismo oggi e domani - seconda parte. La teoria e la rivoluzione

Pubblichiamo il seguito del discorso di Alvaro Cunhal, durante la conferenza del 1993 sul comunismo.


Il comunismo oggi e domani - seconda parte. La teoria e la rivoluzione Credits: unidadylucha.es

(segue da Parte I)

Se consideriamo il secolo XX come un secolo di grandi conquiste e mutamenti sociali e rivoluzioni, si pone la questione di sapere a quali forze sociali e politiche si devono queste conquiste e mutamenti. 

Le grandi trasformazioni progressiste realizzate nel mondo nel corso del XX secolo sono legate a tre elementi principali da cui sono inseparabili: la lotta dei lavoratori, precisamente della classe operaia, delle masse popolari, dei popoli sottomessi; l'azione di forze rivoluzionarie che orientano e mobilitano l'energia popolare trasformatrice, con un ruolo preponderante dei partiti comunisti; una teoria rivoluzionaria, il marxismo-leninismo, che coinvolgendo le masse è diventata una forza materiale che ha permesso non solo di spiegare il mondo ma essere una guida per l'azione di trasformazione. La riflessione su questi elementi e il loro ruolo comportano numerosi aspetti che, per la loro ampiezza e complessità, non entrano nell'ambito di una breve conferenza. Mi permetto di far affiorare solo alcune questioni relative alla teoria.

Prima osservazione: considerando la forza e l'influenza  della teoria rivoluzionaria nel secolo XX, è infondato il tentativo di opporre il pensiero di Marx al pensiero di Lenin e viceversa. Le teorie di Marx furono sviluppate da Lenin a partire dall'analisi dello sviluppo del capitalismo, delle trasformazioni economiche e sociali, delle nuove conoscenze scientifiche, delle esperienze della lotta rivoluzionaria. E’ sintomatico che quelli che cominciano ad abbandonare Lenin finiscano per abbandonare Marx .

L'abbandono del leninismo da parte di alcuni partiti li ha portati a convertirsi in partiti socialdemocratici o socialdemocratizzanti. L'abbandono del pensiero di Marx da parte di partiti socialisti e socialdemocratici che nel corso di molti anni si affermarono come partiti di orientamento marxista li ha condotti ad allontanarsi totalmente da posizioni socialiste.

Seconda osservazione: con Marx la utopia si e' convertita in pensiero politico e questo in azione rivoluzionaria. Con Lenin il progetto politico e l'azione rivoluzionaria si sono convertite nella rivoluzione vittoriosa, nella realizzazione concreta dell'obiettivo della costruzione della società nuova, la società socialista, considerata come prima fase del comunismo.

Silenziare Lenin è silenziare la rivoluzione socialista, la grande e storica Rivoluzione di Ottobre e il poderoso e determinante impulso che la rivoluzione socialista e la teoria rivoluzionaria hanno dato alla lotta emancipatrice dei lavoratori e dei popoli di tutto il mondo nel corso del secolo XX. 

Noi, comunisti portoghesi, consideriamo come elemento vivo del nostro patrimonio ideologico, della nostra esperienza politica, dei nostri obiettivi, gli insegnamenti storici del pensiero e dell’azione sia di Marx che di Lenin. Il marxismo-leninismo in quanto teoria dialettica, mantiene la validità e l'attualità dei suoi principi e valori essenziali.

Terza osservazione: nello stesso tempo in cui confermiamo l'attualità della teoria rivoluzionaria in questo fine secolo, sottolineiamo che la teoria non può essere compresa come un tutto di principi dati come verità assolute e immutabili. La teoria nasce dalla vita e deve rispondere in modo creativo alla vita. Questa affermazione esige che si affrontino in termini storici con apertura e serenità alcune grandi incomprensioni.

Nel corso di molti anni si e' verificato nella generalità dei partiti comunisti una cristallizzazione e assolutizzazione di principi teorici che in quel momento corrispondevano rigorosamente ad una situazione determinata, ma che in nuove e altre situazioni non potevano essere accettate. 

Fu frequente nel movimento comunista, ricercare una risposta alle situazioni non attraverso una corrispettiva analisi e del corrispondente approfondimento e arricchimento teorico, ma attraverso delle trascrizioni di testi di Marx e Lenin, che nelle nuove condizioni avevano una validità contestabile.

Nella definizione della prospettiva della rivoluzione socialista ha pesato senza dubbio una visione semplicista dei processi economici, sociali e politici e la sovrapposizione di analisi, principi e idee cristallizzate ai mutamenti a volte profonde della realtà. 

Cosi, per esempio, partendo dalla giusta conclusione che nello stadio avanzato dello sviluppo del capitalismo, l'appropriazione da parte dei capitalisti  dei mezzi di produzione, avendo come corollario lo sfruttamento dei lavoratori, non solo contrasta ma impedisce lo sviluppo delle forze produttive, si concluse (e correttamente) che tali contraddizioni si sarebbero superate con il modo di produzione socialista, ossia con la proprietà sociale dei principali mezzi di produzione e con l'abolizione dello sfruttamento capitalista, aprendo il cammino al rapido e impetuoso sviluppo delle forze produttive. 

Le rivoluzioni socialiste che si verificarono nel mondo dimostrarono che questa conclusione era giusta. La rivoluzione d’Ottobre del 1917 trasformò la Russia ritardata e semifeudale nella seconda potenza economica del mondo in un tempo storicamente breve. Praticamente in tutti i paesi dove si verificarono rivoluzioni socialiste fu impressionante lo sviluppo delle forze produttive e precisamente nell’industria e nell’agricoltura. 

Sia i principi teorici che la pratica resero legittima la conclusione che, nella competizione economica tra il Capitalismo e il Socialismo, aggravandosi la crisi economica del capitalismo e proseguendo il ritmo di sviluppo economico dei paesi socialisti, questi supererebbero il capitalismo in un breve periodo storico, ciò avrebbe significato la vittoria del modo di produzione socialista in termini mondiali e l'approssimarsi del mutamento storico del capitalismo, da parte del socialismo. 

La questione che si pone oggi alla nostra riflessione è quella di sapere quali sono state le ragioni storiche per le quali, a partire da un determinato momento, tale evoluzione non è piu' proseguita. Quali le ragioni per le quali si è affievolito il ritmo di sviluppo economico e si è entrati in una fase di stagnazione  nei paesi socialisti, precisamente nella URSS. Quali le ragioni per le quali il Capitalismo nei paesi più sviluppati ha avuto la capacità di un nuovo e potente avanzamento delle forze produttive, specialmente con le nuove conquiste scientifiche e le nuove e rivoluzionarie realizzazioni tecnologiche. 

La realtà mostra che si considerò in modo schematico l'evoluzione delle società, che si attribuì un valore assoluto alle leggi obiettive dello sviluppo. Mostra inoltre che nella costruzione della nuova società si abbandonarono principi, orientamenti e soluzioni integranti dell'ideale comunista, che se fossero stati assicurati e applicati, siamo convinti, avrebbero confermato il rigore della conclusione teorica suddetta. 

Da parte nostra, riflettiamo su queste lezioni e traiamo le necessarie conseguenze nella ricerca, elaborazione, correzione e approfondimento della teoria e nella definizione più rigorosa del progetto di una società socialista per il Portogallo.   

La distruzione di un modello che si allontanò dall’ideale comunista

Questa maniera del PCP di comprendere la teoria e la pratica rivoluzionaria viene da lontano. Si rese particolarmente imperativa con la sconfitta dell'URSS e del regime esistente negli altri Paesi dell'Europa dell'Est. Questi avvenimenti furono annunciati festosamente dai propagandisti del capitalismo come prova del fatto che la rivoluzione socialista era stata una frode storica. Annunciarono di conseguenza "la morte del comunismo” e subito alcuni conclusero la inevitabilità e la prossima morte dei partiti comunisti.

Tali idee profusamente diffuse, suscitano alcune considerazioni fondamentali. 

In primo luogo, sia la Rivoluzione socialista del 1917 in Russia, la formazione della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche e la costruzione della società nuova, sia altre rivoluzioni di carattere socialista che si verificarono nella Europa dell'Est, in Asia, in America e con obiettivi più limitati in Africa furono caratterizzate da straordinarie realizzazioni, trasformazioni e conquiste progressiste di carattere economico, sociale, culturale e politico che come dietro riferito, trasformarono la faccia del mondo. 

In secondo luogo, ciò che si distrusse non fu l'ideale comunista ma un "modello" di società che in aspetti fondamentali si era allontanata da tali ideali. Non furono solo "errori umani" che tuttavia ci furono anche, ma una concezione, una pratica politica e un esercizio del potere  che di fatto si allontanarono dall'ideale comunista.

Si allontanarono rispetto a quello che è' la questione centrale del potere e del suo esercizio, sostituendo il potere dei lavoratori, il potere popolare, con  un potere fortemente centralizzato, sempre più distante dalle aspirazioni, partecipazioni, intervento e volontà del popolo.

Si allontanarono rispetto alla democrazia sempre giustamente reclamata come elemento e valore integrante della società socialista  ma che dopo una fase rivoluzionaria ha sofferto sul versante politico gravi limitazioni di carattere repressivo e infrazioni alla legalità. 

Si allontanarono rispetto alle strutture socio economiche e allo sviluppo economico con la centralizzazione  e la statalizzazione eccessiva, la eliminazione di altre forme di proprietà e di gestione, il disprezzo per il ruolo del mercato e la disincentivazione dell'impegno e della produttività dei lavoratori

Si allontanarono rispetto alla natura e al ruolo del partito comunista nel quale ugualmente ci fu una direzione altamente centralizzata e burocratizzata, l'allontanamento progressivo dai lavoratori e dalle masse popolari, la fusione e confusione delle funzioni del partito e dello Stato e la imposizione amministrativa  delle decisioni tanto nel partito come nello Stato. 

Si allontanarono rispetto alla teoria, da un lato attraverso la cristallizzazione e dogmatizzazione del marxismo-leninismo, dall'altro lato attraverso la revisione e l'abbandono dei principi essenziali, in un caso e nell'altro per la loro imposizione come ideologia dello Stato.

Queste considerazioni sono di particolare importanza, non solo per l'analisi storica degli avvenimenti, ma come esperienza che si impone  di assimilare per la definizione più rigorosa degli obiettivi futuri dei comunisti per la costruzione del socialismo 

In terzo luogo, una situazione tanto grave esigeva non solo la correzione di errori puntuali ma un mutamento radicale degli orientamenti e una reale ristrutturazione della società sul piano economico, sociale e politico, consolidando le grandi conquiste rivoluzionarie, ristabilendo il potere politico del popolo, instaurando una effettiva democrazia nello Stato, nel partito e nella società, superando la stagnazione, approfittando delle potenzialità del  sistema socio-economico molto lontane dall' essersi esaurite. Ci si impone di promuovere il rinnovamento creativo e il rinforzo della società socialista.

All'annuncio della Perestroika nell'URSS questi obiettivi furono indicati come obiettivi fondamentali  e questo spiega la posizione favorevole e l'atteggiamento solidale che il PCP ha allora adottato verso il PCUS. Spiega anche le riserve  che dalla prima ora anticipammo in relazione al comportamento negativista rispetto al passato, a nuove formulazioni ideologiche e principalmente alle concezioni, obiettivi, forze e processi controrivoluzionari che miravano alla distruzione del socialismo e alla restaurazione del capitalismo che subito cominciarono a svilupparsi all'ombra della "Perestroika" e che assunsero estrema gravità in quando partivano dalle più alte istanze del potere, dello Stato e del partito, di dirigenti che avevano tradito i loro impegni e doveri.

L'evolversi della situazione nella URSS e paesi dell'Est europeo hanno confermato purtroppo le riserve e l'atteggiamento del PCP relativamente al processo in corso della "Perestroika". La sconfitta e la liquidazione dell’URSS e la catastrofica situazione che fu creata in questi paesi, il mutamento della correlazione di forze a livello mondiale e lo sfruttamento della nuova situazione da parte dell'imperialismo per tentare di nuovo di imporre la sua egemonia mondiale, contro le lotte di liberazione dei lavoratori e dei popoli utilizzando tutte le armi (economiche, finanziarie, politiche diplomatiche, militari), le ingerenze, gli interventi, le aggressioni e le guerre a cui ogni giorno assistiamo, indicano che non solo sussiste ma anche si rafforza la necessità della lotta dei comunisti per quegli obiettivi che furono per un secolo la ragion d’essere della sua esistenza  e della sua lotta. 

In quarto luogo, noi comunisti portoghesi non avevamo realizzato in tutti i suoi elementi e molto meno espresso prima della distruzione dell'URSS e negli altri paesi dell'Est europeo, analisi e critiche che attualmente facciamo. Abbiamo avuto la speranza (che gli avvenimenti mostrarono essere troppo ottimista) in una correzione degli aspetti che avevamo indicati come negativi della evoluzione della politica di questi paesi.

E' tuttavia indispensabile sottolineare che nella nostra lotta, nei nostri concetti, nel nostro programma, nei nostri principi teorici, nella nostra pratica rivoluzionaria, nei nostri obiettivi  del socialismo per  il Portogallo, da molto tempo avevamo adottato e seguito un cammino proprio basicamente differente da un tale modello e secondo noi traducendo l'ideale comunista così come in aspetti essenziali, noi, i comunisti portoghesi, sempre lo abbiamo inteso e lottammo affinchè venisse ad essere realizzato in Portogallo.

Un "modello" si è distrutto. Ma l'ideale comunista continua, valido, vivo e con futuro.

A cura di Annita Benassi

20/01/2018 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: unidadylucha.es

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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