Il centralismo democratico secondo Cunhal - Parte III

Terza parte della riflessione del grande dirigente portoghese Alvaro Cunhal.


Il centralismo democratico secondo Cunhal - Parte III Credits: Boris Kustodiev, Il bolscevico, 1920 Galleria Statale Tret'jakov, Mosca

Terza parte della riflessione del grande dirigente portoghese sulle modalità attraverso le quali è possibile costruire ed esprimere la volontà del soggetto collettivo partito; in attesa che il suo saggio Il Partito dalle pareti di vetro sia pubblicato per intero, proseguiamo a proporre su La Città Futura ampi stralci del testo tradotti in italiano.

di Annita Benassi

segue da Parte II

Il profondo significato della democrazia interna

La democrazia interna del Partito non si può definire in poche parole, in maniera semplicistica. Non bastano per definirla le norme consacrate nello Statuto. La democrazia interna è questo, ma molto più di questo.

Il contenuto reale della democrazia interna, nato e sviluppato attraverso la storia del Partito e delle sue esperienze, è straordinariamente più ricco e profondo dei principi e delle norme statutarie. Nell'esperienza del PCP, la democrazia interna, nella quale risiede il centralismo nella sua più elevata accezione, si è tradotto attraverso un lento e creativo lavoro educativo, e per la convergenza di tutti i suoi principi, norme e pratiche, in una caratteristica essenziale del Partito nel momento attuale: il lavoro collettivo, la nazione e la dinamica del grande collettivo di partito.

Democrazia deve significare un intervento effettivo delle organizzazioni di base e dei membri del collettivo nell'esame dei problemi e nell'elaborazione dell'orientamento del Partito. La democrazia interna presuppone l'abitudine ad ascoltare, con effettivo rispetto e interesse a comprendere e ad apprendere, opinioni differenti ed eventualmente discordanti. Presuppone la coscienza che, come regola, il collettivo vede meglio dell'individuo. Presuppone la coscienza in ogni militante che gli altri compagni possono conoscere, vedere e analizzare meglio i problemi e avere opinioni più giuste e più corrette.

La democrazia interna è un insieme di principi e un orientamento di lavoro pratico che si inserisce nella sfera della teoria, della politica, della pratica e dell'etica. La democrazia interna del Partito è una maniera di decidere un metodo di lavoro, un criterio di discussione e di decisione, una maniera di agire e di stare nella vita, una forma di pensare, di sentire e di vivere. Democrazia implica un elevato concetto circa l'essere umano, del suo valore presente e del suo valore potenziale.

Per questo il comunista formato ai principi democratici è democratico senza sforzo. È democratico perché non sa pensare e procedere altrimenti. Perché non ha uno smisurato orgoglio e vanità individuale. Perché ha coscienza dei suoi limiti. Perché rispetta, perché ascolta, perché apprende, perché accetta che gli altri possano avere ragione.

Questo profondo contenuto della democrazia interna del Partito è il risultato di una lunga evoluzione e un accumulo di esperienze, proprie e di altri. C'è ancora molto da migliorare e perfezionare. Ma la grande forza della democrazia interna del PCP e i suoi risultati mostrano che la vita interna del PCP va sulla strada giusta.

La democrazia, il collettivo e l’individuo

La democrazia interna del Partito trova una delle sue massime e significative espressioni nella direzione collettiva e nel lavoro collettivo.

La democrazia significa essenzialmente la legge del collettivo contro le sovrapposizioni e imposizioni individuali e soprattutto individualiste. Questo non significa che la democrazia disprezza l'individuo, il suo volere e il suo contributo. Al contrario. La democrazia stimola, motiva e mobilita la capacità, l'intervento, la volontà e la decisione dell'individuo. Ma, come grande merito e superiorità dello spirito e dei metodi democratici, la democrazia inserisce il contributo di ogni individuo nel quadro del contributo degli altri individui, ossia, inserisce il contributo individuale nel quadro del contributo collettivo, come parte costitutiva della capacità, intervento, volontà e decisione collettiva.

Ciò è ugualmente valido nelle organizzazioni di base e negli organismi più responsabili. Anche i dirigenti inseriscono il loro lavoro individuale nel lavoro collettivo e le loro opinioni e proposte devono essere sempre pronte all'arricchimento, al miglioramento e alla correzione. Nel nostro Partito non trova terreno fertile chi considera che la democrazia sia una forma diretta o indiretta di far prevalere le proprie opinioni individuali. Infatti si incontrano episodicamente compagni che, in termini generali, difendono la più ampia democrazia, nella forma in cui viene considerata dall'opinione dei militanti, ma che di fatto riconoscono che esiste democrazia soltanto quando impongono la loro opinione personale.

Se il collettivo a cui appartengono concorda con le loro opinioni, la democrazia (secondo loro) è applicata e allora esigono naturalmente che tutti rispettino ciò che si è deciso e contestano che altri compagni continuino a difendere le proprie opinioni. Ma se il collettivo non accetta le loro opinioni e mette in pratica quelle che sono democraticamente decise, allora (sempre secondo loro) non esiste la democrazia e, in nome della democrazia, si sentono nel diritto, contro l'opinione e le decisioni del collettivo, di difendere le loro opinioni che non furono accettate.

Tutti i membri del Partito hanno il diritto di esprimere e difendere la loro opinione nell'organismo a cui appartengono, ma nessuno ha il diritto di sovrapporre o voler sovrapporre la sua opinione individuale all'opinione del collettivo, all'opinione del suo organismo o organizzazione, all'opinione del suo Partito.

Così si intende la democrazia nel nostro Partito. È la più larga, la più sana, la più profonda che mai sia esistita in alcuno dei partiti politici portoghesi.

Democrazia, divergenze e critica

Il pieno diritto dei militanti di manifestare nell'organismo a cui appartengono le loro opinioni, eventualmente divergenti, far critiche, avanzare proposte è un importante tratto della democrazia interna. Ma la vera democrazia nel Partito esclude che le differenze di opinione si radichino in gruppi di compagni, intorno ad una o altra idea, o ad uno o altro suggeritore o animatore della divergenza.

La proibizione della formazione di correnti dentro il Partito è un principio che rispetta l'unità e la disciplina. Ma rispetta anche la concezione della democrazia. Il Partito Comunista non è un'organizzazione unitaria ma un'organizzazione politica avanzata con una natura di classe e un programma e un'ideologia corrispondenti. L'esistenza di correnti, che per definizione racchiudono disaccordi di fondo e non solo differenze di opinioni congiunturali, significherebbe che la democrazia interna non sarebbe tale da garantire il contributo effettivo di tutti nella definizione delle grandi linee di orientamento.

Le differenze di opinione, quando espresse con spirito costruttivo, intervengono come un fattore positivo per la chiarezza e la decisione. Diventano, tuttavia, un fattore negativo contrario alla democrazia interna quando si trasformano in una sistematica posizione di contestazione, di divergenza o di opposizione all'orientamento e alle decisioni democraticamente approvate.

È evidente che, in quest'ultimo caso, i contestatori si oppongono, con il loro comportamento, all'applicazione effettiva dei principi, norme e pratiche democratiche. La democrazia interna nel PCP non ha niente a che vedere con un gioco permanente (ispirato alle concezioni, abitudini e vizi del parlamentarismo borghese) di divergenze, di tendenze, di gruppi, di bipolarizzazione dei militanti, divisi tra l'opinione ufficiale e l'opinione dell'opposizione o delle opposizioni, tra quelli che detengono il potere e quelli che lo contestano.

I comunisti portoghesi osservano stupefatti casi conosciuti nei quali le riunioni della direzione, aperte al pubblico, danno lo spettacolo di conflitti violenti di “leader”, di “notabili” e di gruppi, di lotte per il comando, di manovre di corridoio, di trucchi da assemblea generale, di continue votazioni da cui escono conclusioni pubbliche date come leggi e subito dopo revocate da nuove maggioranze – mentre il Partito nel suo insieme resta come un semplice uditore e strumento obbediente soggetto a ferrea disciplina e a sanzioni, quando infrange quest’ultima.

Un tale spettacolo è considerato dai comunisti portoghesi come una vera aberrazione. Nel PCP, la Direzione lavora secondo norme democratiche. E il Partito partecipa nell'insieme a tutto il lavoro politico. La democrazia interna ammette differenze di opinione, divergenze e critiche, ma inserite nel lavoro collettivo, nella decisione collettiva e nell'azione collettiva.

12/03/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: Boris Kustodiev, Il bolscevico, 1920 Galleria Statale Tret'jakov, Mosca

Condividi

L'Autore

Annita Benassi

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: