Questa citazione appare in calce al progetto Bimbisvegli e la dice lunga su cosa vi sia dietro a questa avventura, purtroppo momentaneamente interrotta proprio da chi forse intende i bambini come esseri da guidare, cavalli da indirizzare e non riesce a sognarli, e quindi ad accompagnarli nella crescita.
Mettere una poesia di Danilo Dolci (Sesana, 1924 – Trappeto, 1997), poeta, sociologo, educatore e, forse, soprattutto pacifista, come introduzione a un progetto educativo è già di per sé una dichiarazione di intenti che non può essere fraintesa; significa schierarsi dalla parte dell’infanzia, riconoscendone le meravigliose e inafferrabili peculiarità.
Facciamo un passo indietro, per comprendere tutta la questione.
All’origine vi è un maestro, Giampiero Monaca, e l’idea che i bambini non debbano necessariamente essere tenuti dietro un banco nei migliori anni della loro vita ma che, invece, possano apprendere e crescere in una scuola “aperta e diffusa”.
“L’età infantile è una vera e propria finestra evolutiva attraverso la quale schemi comportamentali specifici, processi cognitivi ed approcci sociali, vengono adottati sperimentalmente dai bambini, i quali mediante inferenze e metariflessione possono giungere allo sviluppo di un sé armonico ed equilibrato. È dimostrato che la deprivazione sensoriale e sociale in determinati periodi critici, porti alla perdita di capacità e di competenze sociali e comportamentali, a volte in modo permanente.” [1]
Il progetto Bimbisvegli nasce ad Asti con l’intento di far rivivere l’ideale di Summerhill [2]: quello cioè di una scuola libera, accogliente, in cui imparare è una conquista da fare insieme, nel rispetto dei tempi e delle peculiarità di ciascuno. Oltre a Summerhill, i giganti sulle cui spalle sono saliti i Bimbisvegli sono: Maria Montessori, Mario Lodi, don Milani, Célestin Freinet, P.A. Kropotkin e Baden Powell.
Per chi, come chi scrive, lavora nella scuola italiana e ne conosce le modalità, alcuni concetti del progetto Bimbisvegli sembrano lontanissimi dal poter essere attualizzati eppure ricchi di fascino: è ciò a cui tanti maestri e professori italiani vorrebbero arrivare. Vediamone insieme alcuni:
- We care: motto caro a uno dei massimi maestri italiani, don Lorenzo Milani, che scrisse I care su una parete della scuola di Barbiana. We care significa che la comunità- scuola (insegnanti, bambini, genitori) accoglie e si prende cura delle esigenze di ciascuno;
- Valutazione soggettiva: di nuovo riecheggia la voce di don Milani, che scrisse nella Lettera a una professoressa: “Non c’è nulla che sia ingiusto quanto far parti uguali tra diseguali”. La valutazione, che la scuola italiana vuole oggettiva e super partes non può essere tale proprio per sua natura, perché ogni bambino è diverso dall’altro e ciò semplicemente obbliga i docenti a ricalibrare, cambiare prospettiva, mettersi in discussione;
- Insegnamento solidale, che significa entrare in un rapporto di empatia con il singolo bambino per comprendere le sue reali esigenze, difficoltà e, perché no, i suoi stop. Se un concetto non è stato capito anche da uno solo, l’insegnante deve fermarsi, tornare indietro e riadattare la sua spiegazione a quello specifico bambino. Tutto ciò in una scuola che valuta i suoi insegnanti in base a QUANTO i discenti apprendono sembra un concetto fantascientifico.
- “Educazione al sentire.” Dietro questo termine c’è il percorso che porta prima alla presa di coscienza dell’alterità e poi, in modo armonico, ai concetti di empatia, condivisione, pace. I bambini iniziano a conoscere gli altri attraverso i propri sensi: annusano, toccano, guardano… e così comprendono chi si trovano davanti. Da ciò nasce la scoperta delle mille diversità, la curiosità e la simpatia e la gioia di procedere insieme.
- Setting. Parola amata dalla pedagogia ufficiale che però spesso individua le soluzioni migliori per gli adulti educanti e non per i bambini. Bimbisvegli pratica un setting a misura di bambino: con banchi ad emiciclo, cosicché tutti possano guardarsi negli occhi. Quando, poi, si deve lavorare in piccolo gruppo (modalità sempre apprezzata dai bimbi), i banchi vengono uniti per formare isole. Sotto alla lavagna è posta una panca bassa che serve sia come contenitore che come seduta ma, soprattutto, come scalino per permettere anche ai bambini più piccoli di scrivere e disegnare sulla lavagna. Anche quest’idea, che scalda davvero il cuore di chi scrive, sembra quasi banale se pensiamo che Maria Montessori, altro baluardo sempre citato e pochissimo seguito della scuola italiana, più di cento anni fa ci faceva notare che lo spazio deve adattarsi al bambino e non viceversa. La cattedra? Non esiste!
- Topus de Libris è un personaggio mediatore che accompagna la classe alla scoperta della magia del libro. Vive nella biblioteca della scuola e riceve lettere e messaggi dai bambini; appare per raccontare storie e per introdurre tematiche di interesse generale.
- L’agorà è lo spazio davanti alla lavagna che viene sempre lasciato libero affinché sia possibile sedersi in cerchio, conversare, discutere, conoscersi meglio…
- Condivisione del materiale. I Bimbisvegli non hanno astucci personali, che creano differenze di non poco conto tra chi può e chi può meno, ma tutto il materiale si trova in classe in contenitori a disposizione di tutti. La condivisione, in questo modo, passa dalla teoria ad una gioiosa pratica quotidiana in cui tutti i bambini sono davvero uguali. Nel progetto del maestro Monaca c’era anche l’abolizione dei libri da portare a casa, per attivare una modalità di “scuola senza zaino” in cui la mattina i bambini avrebbero potuto viaggiare leggeri, senza piegarsi sotto il peso di zaini più grandi di loro.
- Outdoor education. Per chi è alieno al mondo della scuola italiana, vale la pena spiegare che l’outdoor education è una modalità educativa tra le più sbandierate e raccomandate in corsi di formazione, testi specializzati, etc. Come suggerisce il nome, l’o. e. non è altro che la modalità di trasportare all’esterno ciò che generalmente viene fatto all’interno. Non è, quindi, l’esterno che entra in scuola (nido, infanzia, primaria, secondaria), ma essa stessa che esce e va a “conoscere” la natura, a toccarla con mano, ad annusarla, guardarla.
- Scuola per tutti. Bimbisvegli è un progetto attuato all’interno di scuole pubbliche e i genitori che hanno deciso di iscrivervi i figli non hanno dovuto pagare alcuna tariffa extra. Bimbisvegli è stata l’innovazione portata a costo zero nella scuola italiana. E con tali prerogative, ovviamente è stata abbattuta.
Piccola storia ignobile (come direbbe Guccini)
Sebbene, come detto, la pratica dell’Outdoor Education venga raccomandata ormai da anni, è stata utilizzata come piede di porco per entrare nel progetto Bimbisvegli e bloccarlo. La colpa di Monaca è stata quella di portare i suoi bambini all’esterno e permettere loro di arrampicarsi sugli alberi (non ad altezze pericolose, sia chiaro, né senza vigilanza). La dirigenza del suo istituto l’ha sospeso, nonostante l’appoggio dei genitori dei suoi bambini che mai hanno condiviso le posizioni del dirigente e hanno testimoniato sul valore aggiunto che tali esperienze rappresentano. Sta di fatto che Bimbisvegli, un’esperienza assolutamente innovativa, ma creata sulla base di solidi precedenti teorici e pratici, nel rispetto del bambino e delle sue modalità di crescita, è stata chiusa. Il maestro Giampiero si è sottoposto, nello scorso autunno a uno sciopero della fame per 63 giorni in difesa del suo progetto. Ha interrotto lo sciopero quando dalla dirigenza dell’istituto di Asti è sembrato arrivare un segnale distensivo. Ma era solo uno scherzo, dei meno divertenti. Non è cambiato niente e il maestro Monaca ha preso un periodo di aspettativa dalla scuola.
La vicenda, raccontata da lui stesso, è molto più lunga e complessa e ancora più grottesca di come appare su queste pagine, ma non abbiamo abbastanza spazio per narrarla. Rimane in fatto che il progetto, pur avendo superato le ispezioni ministeriali, è stato bloccato quando al maestro è stato chiesto di scegliere un piccolo gruppo di bambini, tra tutti quelli che avevano scelto Bimbisvegli, e di continuare solo con loro lasciando gli altri alla modalità tradizionale. Il maestro non ha voluto scegliere tra bimbi di serie A e B – come ben sapeva la dirigente che sarebbe successo – e si è messo in aspettativa.
E la scuola italiana è più povera – ancora più povera – di prima.
“Riteniamo che uno degli obiettivi fondamentali che, come insegnanti di scuola primaria, possiamo prefiggerci, sia quello di orientare ed incardinare l’approccio dei singoli alunni con la conoscenza, con lo studio e con l’istituzione scolastica in sé. Un’ ottima esperienza alla scuola primaria che promuova i bambini nella loro globalità, che stimoli i loro interessi e ne accolga i bisogni e li affascini alla conoscenza ed invogli alla curiosità ed all’approfondimento, sarà una base solidissima per renderli studenti motivati e persone interdipendenti. Educare al comprendere ponendosi problemi, cercando soluzioni, per fornire agli studenti gli strumenti intellettivi, e le metodologie d’apprendimento per diventare persone che pensano autonomamente, prendono decisioni in coscienza, che ricercano la giustizia più che l’obbedienza” [3].
Diceva Alexander S. Neill (scuola di Summerhill): “La gente mi chiede continuamente: ma come potranno i vostri allievi adattarsi alle porcherie della vita? Io spero che questi ragazzi liberi saranno i primi ad abolire le porcherie della vita!”.
Siamo consapevoli che molto di più potrebbe essere detto su questa preziosa esperienza educativa, che speriamo sia solo interrotta e non conclusa.
Note:
[1] Da “Protocollo scuola diffusa e all’aperto 2020-2021” sottoscritto dagli insegnanti della scuola primaria di Serravalle d’Asti.
[2] La Summerhill School è stata fondata nel 1921 in Gran Bretagna da Alexander Sutherland nel segno della pedagogia libertaria. Si tratta di un collegio indipendente impostato come una comunità democratica. Ospita bambini e ragazzi tra i quattro e i sedici anni, in gran parte provenienti dall’estero (perché, come sappiamo, nessuno è profeta in patria…) A Summerhill non esiste alcuna gerarchia: gli allievi vivono insieme in base a criteri anagrafici in piccole abitazioni. Le lezioni sono facoltative. L’orario, che pure esiste, serve solo per i docenti. I ragazzi sono completamente liberi, a patto che le loro azioni non provochi danno agli altri; il motto di Neill è: “Libertà, non licenza”.
[3] Blog “Tutta un'altra scuola”, http://www.tuttaunaltrascuola.it/i-bimbisvegli-di-maestro-giampiero/