LOCARNO. Si chiude la settantesima edizione del Festival del cinema. Undici giorni con centinaia di film nelle sezioni dell’evento internazionale che, dopo Berlino e Cannes e prima di Venezia, occupa un posto in prima film tra i festival e le mostre cinematografiche mondiali. Sulla pagina Facebook “La Città Futura” ogni giorno è stato pubblicato un articolo da Locarno, mentre sul settimanale, di sabato, articoli sul festival (sul nr 140 l’ultimo della serie).
Oggi ci soffermiamo sulla “Semaine de la critique”, sezione indipendente che dal 1990 l’ Associazione svizzera dei giornalisti cinematografici organizza. Ogni anno sette documentari in prima mondiale o internazionale, opere innovative per contenuto e stile formale, film audaci che aprono nuove prospettive e intenso dibattito.
Per la settantesima edizione del Festival e per la ventisettesima “Semaine de la critique” sono arrivati 190 film da cui ne sono stati selezionati sette “con uno sguardo plurale, aperto, disposto a riflettere in maniera dialettica sulla realtà” dice Marco Zucchi, delegato generale della commissione incaricata per la selezione.
I film scelti e portati in visione
“Blood Amber” di Lee Yong Chao, una produzione Taiwan/Birmania che racconta di qualche parte del Myanmar dove c’è una foresta ricca d’ambra. Il controllo della proprietà è della Kachin Indipendence Army e la maggior parte degli abitanti lavora giorno e notte nella miniera per tentare di trovare il prezioso minerale, alle prese con i controlli della milizia.
“Das Kongo Tribunal” di Milo Rau, produzione Svizzera/Germania, ciò che succede in Congo da oltre vent’anni è una guerra economica, vasta e sanguinosa, che ha causato già oltre seimilioni di morti. In Congo ci sono giacimenti di materie prime per l’industria dell’high-tech, c’è una impunità di stato. Chi combatte per la globalizzazione, chi combatte per la ripartizione delle risorse. Tutti complici di una guerra facilmente dimenticata, sottesa alla guerra economica di intere nazioni del capitale e del liberismo.
“Druzina” di Rok Bicek, produzione Slovenia/Austria, Matej a 14 anni è colpito da una malattia mentale che lo isola dai coetanei, a 20 anni diventa padre e teme di portare in eredità alla figlia la sua patologia, la fidanzata lo abbandona e Matej deve combattere una dura lotta per ottenere la custodia della figlia.
“Favela Olimpica” di Samuel Chalard, produzione svizzera, il sindaco di Rio de Janeiro intende recuperare una zona degradata della città, una favela, quella di Vila Autodromo, confinante con il villaggio olimpico in costruzione. Una battaglia tenace, difficile, ma sostenuta dalla volontà popolare.
“Las cinéphilas” di Maria Alvarez, produzione argentina, donne pensionate in Spagna, Argentina e Uruuguay, che frequentano ogni giorno il cinematografo, luogo terapeutico per alleviare la solitudine e lasciare una piccola traccia nella memoria di ciascuna.
“Senorita Maria, la falda de la montana” di Rubén Mendoza, produzione colombiana, la storia di Maria Luysa, femmina che è nata maschio, ma tenacemente vuole essere donna, in una cittadina dove vige un cattolicesimo conservatore che non riesce a togliere a Maria Luysa il sorriso e la volontà di essere femmina.
“The Poetess” di Stefanie Brockhause Andreas Wolff, produzione Germania/Arabia Saudita, Hissa Hilal è una donna che scrive poesie contro il fanatismo islamico e le ideologie terroristiche, vince un prestigioso premio e continua a lottare per la sua dignità di donna e i diritti di cambiamento.
In piazza Grande gli ottomila spettatori seguiranno le premiazioni del Festival con la “Official Awards Ceremony” e vedranno l’ultimo dei film presentati quest’anno a Locarno: “Gotthard – One Life, One Soul” di Kevin Merz, la storia di Leo Leoni e Steve Lee che negli anni novanta fondano il gruppo rock Gotthard, realizzando il sogno di diventare una eccellente band nel mondo del rock.
Molti film, tematiche attuali e percorsi cinematografici nella storia di Paesi e popoli che consentono al Festival di Locarno di avere originalità e di lasciare, comunque, qualcosa su cui riflettere anche dopo aver visto un film.