“Il Capitale” di Marx, una nuova edizione del primo libro

Recensione del primo libro dell’opera di Marx “Il Capitale” del 1890 a cura di Engels, con un apparato editoriale innovativo con traduzione in italiano con le varianti e corredato da nuovi indici che agevolano la lettura e l’analisi dei testi.


“Il Capitale” di Marx, una nuova edizione del primo libro

Stiamo assistendo ad un nuovo rilancio di Marx grazie ad una nuova edizione che presenta la  traduzione di un testo fondamentale, “Il Capitale” libro primo, che descrive il sistema economico nella sua epoca, seconda metà dell’Ottocento. È stata l’opera più importante di Marx ed è stata pubblicata la prima volta dall’editore Meissner di Amburgo nel settembre del 1867 e descrive il processo di produzione del capitale esaminando la base dei meccanismi economici e la loro complessiva struttura di funzionamento. La nuova edizione è stata pubblicata dall’editore Einaudi, 2024, nella collana “I millenni” a cura di Roberto Fineschi con le traduzioni di Stefano Breda, Gabriele Schimmenti, Giovanni Sgro’ e di Roberto Fineschi

La nuova edizione si presenta in un cofanetto con un corredo di bellissime riproduzioni di quadri di Courbet, di Caillebotte, di Signorini, di Morbelli, di Monet, Jules Adler del quale si presenta un particolare di un’opera importante denominata “Lo sciopero”, sono 16 e raffigurano il lavoro e i lavoratori. L’edizione Einaudi, pp. XLVIII (Introduzione) e pp.1288 (I testi) presenta nella prima parte dei testi l’edizione del 1890 articolata in sette sezioni: “Merce e denaro”, “La trasformazione del denaro in capitale”, “La produzione del plusvalore assoluto”, “La produzione del plusvalore relativo”, “La riproduzione del plusvalore assoluto e relativo”, “Il salario del lavoro”, “Il processo di accumulazione del capitale”. La traduzione dal tedesco che viene riproposta in questa edizione è un aggiornamento della seconda edizione della collana “Marx-Engels-Gesamtausgabe” una serie di pubblicazioni iniziate nel 1975 a cura degli Istituti per il Marxismo-Leninismo di Berlino Est e di Mosca, ma che com’è noto dal 1990 continua le sue pubblicazioni con la Fondazione Internazionale Marx-Engels, IMES (Internationale Marx-Engels-Stiftung) che ha sede ad Amsterdam. 

Tra i nuovi strumenti disponibili ora il lettore può gestire la sua lettura anche con approfondimenti mirati perché con le “Tabelle sinottiche” è possibile individuare immediatamente le varie edizioni che trattano l’argomento che si sta analizzando, sono dieci pagine che presentano il quadro delle comparazioni tra la prima edizione tedesca del 1867, l’edizione tedesca del 1890  che è quella che qui è stata tradotta e l’edizione francese (1872-75). Importante, per la lettura anche se è soltanto ordinaria è la pagina dei “Criteri di annotazione” (p. XLII) nella quale viene spiegato in modo semplice e ragionato la disposizione delle note che è essenziale per fare una lettura analitica: ad esempio, tra parentesi mezze quadre「5」si indica il richiamo di nota ed è collocato a margine del testo come glossa e segnala la presenza di una variante. Una novità che si saluta con piacere soprattutto dai cultori di Marx è il “Prospetto comparativo di pesi, misure e monete” che caratterizza quest’edizione. Prima dei testi si presentano le prefazioni alla prima edizione, il proscritto alla seconda edizione, la prefazione e il proscritto all’edizione francese, la prefazione all’edizione inglese (di Friedrich Engels, 5 novembre 1886) e quella della quarta edizione che è quella che è stata qui tradotta. Nella prima parte dei testi vi è la traduzione della quarta edizione tedesca, nella seconda le varianti e cioè i due manoscritti, seguono gli indici delle riviste citate e l’indice dei nomi. 

Oltre all’introduzione di Roberto Fineschi che conduce i lettori per mano nel cogliere i reconditi storiografici e storici del primo libro, c’è una “Nota di traduzione” che analizza presentando le traduzioni in italiano 23 categorie fondamentali di gruppi di vocaboli tedeschi utilizzati da Marx che presentano interpretazioni diversificate: è un aiuto importante per coloro che vogliono analizzare filologicamente quest’opera di Marx ed è una caratteristica importante di questa edizione che complessivamente presenta un apparato molto articolato a partire dalle varianti più significative delle tre edizioni tedesche e della traduzione francese, per la prima volta alcuni nodi importanti vengono rielaborati concettualmente come la distinzione tra valore e valore di scambio, tra lavoro e processo lavorativo oppure nelle relazioni con la nota  teoria del plusvalore che è la differenza, della quale si appropria il capitalista, tra il valore del prodotto del lavoro e la remunerazione sufficiente per il mantenimento della forza-lavoro. Marx nella sua opera rilancia continuamente un concetto che secondo me va compreso bene, quello  dell’accumulazione, viene presentato nella sezione settima, pp.575-780, qui presento una sintesi: è il processo che determina la produzione e la riproduzione ma considerata sempre in modo più allargato rispetto al capitale impiegato e, in generale, anche rispetto ai rapporti sociali di produzione e del modo stesso di produzione ad esso corrispondenti, ma questo processo però presuppone un'accumulazione originaria che per Marx, p. 722, “precede l’accumulazione capitalistica, è un’accumulazione che non è il risultato delle modalità di produzione capitalistica, bensì il suo punto di partenza” del processo di produzione che si può svolgere solo a condizione che esista da un lato una classe di capitalisti impegnati nella produzione e dall'altro una classe di lavoratori salariati che è la classe del proletariato; secondo Marx adoperare il plusvalore come capitale ossia ritrasformare il plusvalore in capitale significa fare accumulazione del capitale e quindi l'accumulazione stessa del capitale è il risultato che il capitalista ottiene anticipando parte del plusvalore di cui è il proprietario e può disporre così di una nuova forza-lavoro e di nuovi mezzi di produzione determinando al tempo stesso un aumento del proprio capitale con un ulteriore sviluppo delle forze produttive. Si tenga sempre presente che l'accumulazione non è il risparmio del capitalista o una semplice tesaurizzazione, ma è una parte integrante ed essenziale dello stesso processo capitalistico di produzione. 

L’accumulazione, rispetto alla prima edizione del 1867 ha subito vari cambiamenti e nelle diverse bozze ed appunti vari ha svolto un ruolo fondamentale nella struttura del Capitale non solo per la trasformazione dei valori in prezzi di produzione ma perché ha rappresentato la continuità o la discontinuità tra i diversi livelli di astrazione del Capitale che partendo dalla cosiddetta accumulazione originaria ha rappresentato il processo storico di separazione del produttore dai mezzi di produzione in quanto quest’ultimi vengono rifinanziati con il plusvalore ed ha via via cambiato posizione nelle edizioni articolandosi in più passaggi e sezioni nei tre libri del Capitale fino a diventare il cuore dello sviluppo della teoria di Marx e dei suoi cambiamenti tra le varie redazioni, al riguardo di queste evoluzioni della teoria di Marx Fineschi nella presentazione del risvolto della copertina dice che “quella di Marx era una riflessione in fieri, perennemente provvisoria, in costante elaborazione” ed è giusto, al riguardo sappiamo bene che l’economia in generale muta nel tempo e si avvale sempre di nuovi strumenti soprattutto oggi, quelli delle innovazioni degli strumenti finanziari.

Karl Marx è nato a Treviri il 5 maggio del 1818 ed è morto a Londra il 14 marzo del 1883, è stato filosofo ed economista ma anche giornalista, dopo aver frequentato l’Università di Bonn si laureò alla Humboldt di Berlino dove frequentò il circolo dei giovani hegeliani. Dopo la laurea contribuì alla “Gazzetta renana” un giornale radicale di Colonia, ma nel 1843 dovette trasferirsi a Parigi dove conobbe il suo grande amico Friedrich Engels con cui pubblicò nel 1848 il “Manifesto del Partito Comunista” e successivamente, esiliato dalla Francia nel 1849 a causa delle sue idee politiche e per il suo supporto ai moti del 1848, si trasferì con la moglie Jenny von Westphalen e i figli prima a Bruxelles e poi a Londra dove lavorò come giornalista per il giornale anglo-americano “New York Tribune” (1851-1861) approfondendo i suoi studi sull'economia politica elaborando la sua teoria del Capitale che doveva essere esposta in tre libri, ma Marx riuscì a pubblicare soltanto il primo volume. I successivi due volumi, “Il processo di circolazione del capitale” e “Le configurazioni del processo complessivo” sono stati pubblicati postumi da Engels (1885 e 1894) ed il quarto, la versione completa delle “Teorie sul plusvalore” furono pubblicate da Karl Kautsky (1905-1910). Tra i suoi libri: “La Famiglia” (con Engels), “L’ideologia tedesca” (con Engels, 1845-46), “Miseria della filosofia” (1847), “Per la critica dell’economia” (1859), “Il Capitale” (libro I, 1867; libri II e III, postumi a cura di Engels, 1885 e 1894), “Critica del programma di Gotha” (1875). 

Marx ed Engels hanno partecipato ai vari movimenti rivoluzionari dell’Ottocento sia in Francia e sia in Germania e Marx oltre ad essere stato tra i fondatori e attivista della Prima Internazionale, dalla sua nascita (1864) fino allo scioglimento (1876) con le sue pubblicazioni, articoli e conferenze varie, ma soprattutto con i suoi studi mirati sull'economia e  sulla società del suo tempo ha esercitato un peso significativo sulla nascita e formazione delle ideologie socialiste e comuniste dalla seconda metà del XIX secolo in poi che hanno dato vita alla corrente socioeconomica e politica del “marxismo”. Molte opere sono state pubblicate dopo la sua morte ma tra le opere di Marx pubblicate quando era in vita vi è proprio il primo libro del Capitale che ha avuto una genesi travagliata con molte edizioni sia vivo Marx e sia postume. L’edizione che è stata pubblicata da Einaudi è la quarta, pubblicata nell’ottobre del 1890 ed è stata messa insieme da Engels tenendo conto degli appunti di Marx e delle sue postille alle edizioni precedenti ma non è da considerarsi il testo di riferimento, ossia l’ultimo lasciatoci da Marx, come spiega Fineschi (pp. XXXII-XXXII) ma è testo che raccoglie “la maggior parte” delle varianti che ci ha lasciato Marx nei suoi appunti e note quali il “Manoscritto economico 1863-65” e il “Manoscritto 1871-72”. La nuova traduzione permette per la prima volta di seguire gli sviluppi, gli scarti e i ripensamenti di Marx ma presenta anche nuovi strumenti per analizzare nei dettagli il testo del 1890 e le sue varianti della I edizione (1867), della II edizione tedesca (1872/73) e  dell’edizione francese (1872-5), tutte redatte da Marx. L’edizione comprende anche tutti i materiali redatti da Marx per la pubblicazione del I libro: è chiaro che i cultori di Marx debbono aggiornare il proprio piano di studi sul Capitale in quanto si è rinnovato il quadro delle documentazioni. 

Nella parte dell’’Introduzione, Fineschi presenta i processi di formazione delle edizioni e tra le varie fasi dell’elaborazione della teoria del Capitale indica nel 1857 l’anno della svolta, nelle pagine XVII-XXV elenca le fonti corredate da note e spiega come Marx in precedenza aveva pubblicato vari libri di economia ma erano stati il risultato di studi indiretti, ossia venivano presentate da Marx in maggioranza delle osservazioni che faceva sui lavori di altri economisti ma da quell’anno inizia in modo autonomo ad elaborare la sua teoria. Ecco come Fineschi presenta questa svolta: “Nel biennio 1857-58, Marx redige un grande manoscritto di tutta la teoria generale del capitale noto con il nome di Grundrisse; si tratta di un ampio testo di lavoro sulla cui base nel 1859, come assaggio dei risultati raggiunti, darà alle stampe “Per la critica dell’economia politica” che affronta grosso modo quelli che saranno i primi tre capitoli del primo libro del Capitale” (p. XXI). Fineschi ci dice anche che è stata la ricostruzione filologica di tutte le fonti disponibili che ha portato a ritenere che il 1857 sia stato un anno decisivo per Marx che inizia da quest’anno ad elaborare la teoria che doveva presentare l’anatomia della società moderna basata sul modo di produzione capitalistico e un tema importante di quest’edizione è proprio la fruizione completa degli argomenti che ora filologicamente è possibile acquisire, assicuro che poco non è, però qualche osservazione penso che sia d’interesse. 

Fineschi all’inizio dell’Introduzione  (pp. XV-XVI) presenta in sintesi “una riflessione di carattere più generale” che ha dato a quest’edizione anche un rilancio complessivo del ruolo di Marx in relazione alla realtà contemporanea della politica e  dell'economia, e quasi nel finale dice: “Proprio in virtù di questa sua capacità, ‘Il capitale’, al di là del suo essere un classico, fornisce tuttora, pur nei suoi limiti, una strumentazione quanto mai efficace di cui non avrebbe senso privarsi”. Ecco io ho qualche problema nel condividere questo finale: “non avrebbe senso privarsi”. Penso che l’insieme delle opere di Marx ed in particolare “Il capitale” rappresentino uno strumento politico di rottura verso le società capitalistiche soprattutto odierne ed è stato anche il cuore della lotta di classe dalla metà dell’Ottocento ad oggi, ma colgo obiettivamente un aspetto, come dire, in questo finale come se l’importanza di Marx oggi fosse soltanto culturale come se le cariche sociali marxiste si siano in qualche modo disattivate. Certo nella fase in corso sappiamo bene che è diventato alquanto ordinario approfondire gli aspetti soltanto culturali di Marx, sforziamoci però a ridurre le distanze tra le nozioni culturali e quelle sociopolitiche di Marx soprattutto quando si analizza la realtà odierna.  




27/09/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Felice di Maro

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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