Da “Mitiko” a “Radical choc”

Diametralmente opposti i titoli de “Il Manifesto” del 26 e del 27 gennaio: dal “Mitiko” sul trionfo elettorale di Tsipras al “Radical choc” sull’alleanza governativa con l’ultraconservatore e xenofobo Kammenos. Intendiamoci: questi e tutti gli altri geniali titoli di testa del piccolo-grande quotidiano sono sardonici, satirici, a volte autocritici. I due titoli contrastano comunque con il tono delle numerose corrispondenze da Atene, entusiastico per la vittoria di Tsipras e giustificativo per la sua anomala scelta del consocio.


Da “Mitiko” a “Radical choc”

Diametralmente opposti i titoli de “Il Manifesto” del 26 e del 27 gennaio: dal “Mitiko” sul trionfo elettorale di Tsipras al “Radical choc” sull’alleanza governativa con l’ultraconservatore e xenofobo Kammenos. Intendiamoci: questi e tutti gli altri geniali titoli di testa del piccolo-grande quotidiano sono sardonici, satirici, a volte autocritici. I due titoli contrastano comunque con il tono delle numerose corrispondenze da Atene, entusiastico per la vittoria di Tsipras e giustificativo per la sua anomala scelta del consocio.

Considerazioni Inattuali n.61. Premature ma in parte fondate le critiche all’alleanza Tsipras-Kammenos.

Anche se la rinegoziazione del debito e il rigetto dell’austerità troveranno il valido supporto dell’ipernazionalista e xenofobo consocio, le prime riprove della validità degli impegni pre-elettorali di Syriza si avranno sulle misure fiscali di emergenza volte a finanziare gli interventi sociali del governo: la tassazione sui beni e le ricchezze del clero ortodosso – la più improbabile – quelle certe sugli armatori fino alla confisca dei loro cantieri navali, sulle sontuose magioni e sulle proprietà terriere dei super ricchi.

Diametralmente opposti i titoli de “Il Manifesto” del 26 e del 27 gennaio: dal “Mitiko” sul trionfo elettorale di Tsipras al “Radical choc” sull’alleanza governativa con l’ultraconservatore e xenofobo Kammenos. Intendiamoci: questi e tutti gli altri geniali titoli di testa del piccolo-grande quotidiano sono sardonici, satirici, a volte autocritici. I due titoli contrastano comunque con il tono delle numerose corrispondenze da Atene, entusiastico per la vittoria di Tsipras e giustificativo per la sua anomala scelta del consocio.

Una scelta attribuita dai maldicenti ad un quid pro quo preelettorale con chi aveva prima indebolito con la scissione il partito al potere e poi provocato le elezioni anticipate rendendo impossibile la nomina di un nuovo presidente.

Premature, ma non del tutto immotivate, le critiche della sinistra radicale o estrema alla scelta dell’alleato di governo, che anche se da tempo si era schierato contro l’austerità strangolatoria dell’Unione Europea fino a sposare la causa dell’uscita dall’euro, aveva propugnato direttive ultra conservatrici, anti-sociali, contro l’immigrazione, direttive non certo condivise ma fieramente contrastate da Alexis Tsipras. E poi il nuovo capo di governo ha affidato al capo del partito alleato il dicastero della difesa.

Una riaffermazione dell’allineamento Nato della Grecia indirizzata agli Stati Uniti? La risposta, dopo un diplomatico battibecco procedurale, nel comportamento del neo ministro della difesa alla conferenza della Nato che con più pesanti sanzioni contro la Russia di Putin ribadirà il suo appoggio al governo nazista di Kiev.

Ripetiamo, i dubbi, le riserve, le critiche mosse ad Alexis Tsipras, dopo la embrassade universelle delle sinistre e non solo delle sinistre europee, sono premature: se infondate lo sapremo solo dall’azione del suo governo nei primi 100 giorni e forsanco prima, perché è più che probabile un rinvio dell’ultima tranche multimiliardaria del prestito europeo (la quota greca della BCE, se concessa, andrà alle banche sull’orlo del collasso).

Dove troverà il nuovo governo i fondi necessari non solo all’attuazione dei suoi programmi sociali, ma al mantenimento delle istituzioni se il precedente governo ha vuotato le casse dello stato con pagamenti anticipati di impegni già assunti? Ovviamente con prelievi fiscali d’emergenza dai ceti privilegiati.

Prima tra tutte la gerarchia della chiesa ortodossa, detentrice di beni e ricchezze considerevoli finora esenti da qualsiasi contributo all’erario. Dopo il giuramento laico di Tsipras, abbiamo visto la riconversione ultrareligiosa dell’insediamento del nuovo governo con la contro firma del Pope, il che rende improbabile l’abrogazione dei privilegi della chiesa. Rimangono una tassazione degli armatori – che hanno già trasferito i loro capitali all’estero, ma che dovrebbero pagare ingenti contributi per i loro cantieri navali soggetti in caso di resistenza e ricorsi a confische e nazionalizzazioni.

E poi la tassazione dei ricchi e dei superricchi, arcinoti evasori fiscali, soprattutto sulle loro sontuose dimore e sui loro latifondi che non hanno potuto essere trasferiti altrove.

Saranno 100 giorni essenziali, prima della realizzazione quadriennale dell’intero programma, per sciogliere qualsiasi riserva su questo nuovo governo. I meriti di Alexis Tsipras non sono stati intaccati da un esordio così anomalo: gli ostacoli che dovrà affrontare sono formidabili.

Se non bastasse l’intransigenza di Angela Merkel e di Wolfgang Schäuble, sono in gioco gli orientamenti decisamente ostili del popolo tedesco, rispecchiati dalle tre reti televisive nazionali e da quelle dei lander.

La sera del 26 gennaio un dibattito di tre ore su Das Erste ha posto in luce più che un risentimento politico il livore antigreco dei partecipanti, CDU e SPD; l’unica a difendere Tsipras è stata Sahra Wagenknecht, ex esponente di Kommunistische Plattform ed ora compagna di Oskar Lafontaine di Linke.

E’ rimasta schiacciata da una valanga di contestazioni al vetriolo, fenomeno inconsueto sulla televisione tedesca.

Contro queste espressioni di odio teutonico contro un popolo ridotto alla fame, a cui è stata restituita la speranza non ci rimane che ribadire gli auguri più fervidi di successo ad Alexis Tsipras ed a Syriza, anche per le ripercussioni positive che quel successo avrebbe sull’intera Europa.

31/01/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Lucio Manisco

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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