In occasione della giornata contro la violenza sulle donne, il 25 novembre presentato il piano del movimento Non Una Di Meno che esaminiamo in questo numero e nelle prossime settimane.

I compagni di “Je so’ pazz”, promotori del nuovo soggetto “Potere al Popolo”, lanciano un progetto politico per concretizzare una reale alternativa alle politiche a senso unico degli ultimi decenni.

Sabato, 02 Dicembre 2017 19:18

Sanità. No soldi no cure!!

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I dati sulle persone che per motivi economici non possono accedere alle prestazioni del servizio sanitario nazionale ci dicono che l'universalità del diritto alla salute è solo un ricordo.

“E perché non inventare qualcos’altro, un altro corpo? Un’altra storia? Un’altra interpretazione?” J. Derrida, Prégnances.

Rilanciamo l’inziativa dei lavoratori, senza delegare a nessuno, prima che i sindacati firmino un accordo al ribasso.
Su Ue, Nato,america latina qual è la posizione delle sinistre (oltre a Eurostop, che si esprime da tempo) su questi temi nel post-Brancaccio?
I volti e le parole della sinistra e di alcuni comunisti presenti al Teatro Italia.
Non dobbiamo rassegnarci ad essere rappresentati da MDP, dai vari Bersani e D’Alema e da chi col Brancaccio ha tentato di mantenere in vita i cadaveri politici della sinistra di governo.
“Potere al popolo”. La semplicità alla base di una volontà comune, oltre le sfide elettoralistiche.
Possiamo dirci compagne e compagni, perché conosciamo la realtà, la viviamo e vogliamo cambiarla. Questa è la “pazzia” che è stata lanciata nell’assemblea convocata da Je so’ pazzo.

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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