Cittadina italiana. Maestra elementare di 39 anni. Antifascista. Questo è il ritratto essenziale di Ilaria Salis, rinchiusa dal febbraio del 2023 nelle carceri di Orban. L’accusa è di aver aggredito, insieme ad altri militanti antifascisti, due nazisti in occasione della cosiddetta “giornata dell’onore”, una ricorrenza che riunisce ogni anno nella capitale ungherese migliaia di nostalgici di Hitler e del terzo reich. Ma facciamo un passo indietro. Siamo nel 1945, l’Armata Rossa è alle porte di Budapest e la difesa della città è essenziale in quanto crocevia verso Vienna e Berlino. Hitler ordina di tenere la capitale ungherese con le unghie e con i denti, Wermacht, SS e collaborazionisti magiari ovviamente obbediscono. È una carneficina, in poche ore si registrano sul fronte dell’Asse migliaia di morti. Una inutile strage che si verifica a fronte di un’avanzata delle forze alleate ormai inevitabile. Eppure quella strenua resistenza fa breccia nell’immaginario collettivo dei nostalgici, varie formazioni di destra neonaziste e neofasciste se ne appropriano come una vera e propria epopea, nasce “il giorno dell’onore”. Quell’11 febbraio allora, ogni anno, diventa terreno fertile per episodi di violenza di stampo omofobo, razzista, antisemita. È una vera e propria caccia all’uomo. Stesso copione nel febbraio 2023: stavolta però agli episodi di violenza nazista si contrappongono internazionalisti e antifascisti provenienti da tutta Europa. E in questo contesto Ilaria è accusata di aggressione e lesioni dopo essere stata fermata su un taxi con due cittadini tedeschi, Tobias e Anna Christina. Le vengono contestati vari reati e il possesso di un manganello telescopico. Nessuno dei tre è stato colto in flagrante eppure l’accusa parla addirittura di “lesioni con pericolo per la vita”, e di appartenenza a organizzazione politica criminale. In sostanza gli aggrediti non solo non sporgono denuncia, ma se la cavano con lesioni guaribili in cinque-otto giorni. E qui comincia il calvario di Ilaria: per mesi le vengono impediti contatti con i genitori, per almeno un mese deve indossare la stessa biancheria senza poter usufruire di carta igienica e sapone. Non solo: per reati che in Italia non sono nemmeno perseguibili se non dietro denuncia (che in questo caso non c'è stata) Ilaria rischia fino a 16 anni di carcere, in un Paese come l’Ungheria che di contro tollera ogni anno le manifestazioni nazifasciste di una vera e propria “internazionale nera”. Una sproporzione inaccettabile. Il 29 gennaio inizierà il processo a suo carico., il comitato Ilaria Salis chiede che si applichi la Dichiarazione Quadro 2009/829/GAI che prevede gli arresti domiciliari nel paese d’origine dell’imputato (e comunque Ilaria si è sempre dichiarata totalmente innocente), ma finora la Procura magiara non ha voluto sentire ragioni. Sta di fatto che nel cuore della “civile” Europa si sta consumando un abuso gravissimo ai danni di una nostra concittadina. Un fatto inaccettabile che interroga tutti noi sulla difesa dei diritti umani essenziali e sulla tenuta della democrazia nel nostro continente, e che lancia un allarme concreto sul modello autoritario del governo di Viktor Orban e dei suoi alleati.
RIPORTIAMO IN ITALIA ILARIA SALIS
La maestra milanese di 39 anni e si trova da quasi un anno in un carcere di massima sicurezza di Budapest. L’accusa è di aver aggredito, insieme ad altri militanti antifascisti, due nazisti in occasione della cosiddetta “giornata dell’onore”.
- di Comitato Liberiamo Ilaria Salis
- 18/01/2024
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