23 settembre, Fridays for future

Immagini e voci dalla manifestazione di Roma.


Dopo decine di anni che gli Stati a capitalismo avanzato ci hanno martellato a livello mediatico sulla necessità di trovare alternative ecosostenibili per far fronte ai cambiamenti climatici, supportando con ingenti finanziamenti le cosiddette “tecnologie verdi” che nella maggior parte dei casi si sono dimostrate essere per nulla rinnovabili o non praticabili, oggi il “re” risulta nudo più che mai. La macchina della guerra, dalla produzione delle armi e delle munizioni, il trasporto fino allo scoppio e distruzione di manifatture ed esseri umani, è senza ombra di dubbio l’attività umana maggiormente responsabile della devastazione ambientale e del conseguente cambiamento climatico [1].

I giovani hanno sempre più consapevolezza e scendono sempre più numerosi in tutte le maggiori piazze italiane a manifestare per la salvaguardia del loro futuro e del pianeta Terra, ma soprattutto mantenendo parole d’ordine chiare in cui il vero responsabile e nemico da sconfiggere è il sistema di produzione capitalistico.

 

Note:

[1] Neta C. Crawfor1, Pentagon Fuel Use, Climate Change, and the Costs of War, Watson Institute, USA, 2019.

07/10/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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