Unione Europea

Il parlamento europeo ha scarsi poteri e rappresenta un organismo di rappresentanza che ha costi elevatissimi, mentre le politiche di austerity – imposte dai poteri forti che dirigono in modo tecnocratico in funzione oligarca l’Ue – hanno messo sempre più in discussione la stessa credibilità delle democrazie liberali, considerato che i governi, come è apparso in modo evidente dopo la vittoria elettorale della sinistra di Syriza in Grecia nel 2015, hanno scarsissimi margini di manovra, innanzitutto dal punto di vista economico.


Unione Europea

Link al video della lezione tenuta per l’Università popolare Antonio Gramsci su argomenti analoghi. 

La casa comune europea

L’Unione Europea è all’avanguardia nel processo di creazione di organismi sopranazionali che hanno sancito l’indebolimento della sovranità delle nazioni. Tuttavia il progetto degli Stati Uniti di Europa è sempre rimasto sullo sfondo, mentre si è sviluppata l’integrazione economica della maggior parte dei paesi dell’Europa centro-occidentale.

Il trattato di Maastricht e la convenzione di Schengen

Per l’integrazione economica, decisivo è stato il trattato di Maastricht firmato nel 1992. Nasce così l’Unione Europea fondata sulla moneta unica: l’Euro, in vigore dal 1999. Nel 1995 entra in vigore l’accordo di Schengen che aggiunge, alla libera circolazione delle merci e dei capitali, la libera circolazione dei cittadini, limitabile e limitata per motivi di ordine pubblico. Tale accordo e con esso la stessa sopravvivenza dell’Unione europea è sempre più messo in questione dall’enorme afflusso di profughi, provocati in primo luogo dalle guerre scatenate in Medio oriente, che hanno portando sempre più paesi europei a sigillare i propri confini, scaricando il problema sui paesi europei affacciati sul Mar mediterraneo

Dall’ampliamento dell’Unione Europea alla Brexit

La Carte dei diritti fondamentali, firmata nel 2000 a Nizza, non è invece stata integrata nei trattati ed è, quindi, priva di carattere giuridicamente vincolante, ma funge solo come punto di riferimento per la Corte di giustizia europea. Nel 1995 hanno aderito all’Unione Europea Austria, Finlandia e Svezia. L’Ue si amplia nel 2004 a paesi dell’ex blocco comunista come Lituania, Estonia, Lettonia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria oltre che a Malta e Cipro. Nel 2007 hanno aderito anche Bulgaria e Romania. Nel 2013 è stata la volta della Croazia, portando a 28 il numero degli Stati dell’Ue. Il tentativo di imporre nel 2001-2003 dall’alto una Costituzione europea è stata bloccato dal No ai Referendum popolari in Francia e Olanda. Negli ultimi anni si sono rafforzate le forze che da destra e da sinistra criticano la stessa unione economica europea. Tanto che il referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Unione ha visto inaspettatamente la vittoria dei contrari, sebbene tale prospettiva è stata apertamente sostenuta solo dai populisti di destra.

Quale futuro per la casa comune europea?

Sul piano economico la portata delle trasformazioni legate all’Unione Europea è stata imponente, visto che si è creata una superpotenza con un prodotto interno lordo vicino a quello degli Usa e doppio rispetto a quello del Giappone. Tuttavia sia l’integrazione politica non ha conosciuto significativi sviluppi e, negli ultimi anni anche dal punto di vista economico in diversi paesi in crisi, compreso il nostro, si è sviluppato un dibattito sull’utilità, soprattutto per i ceti meno ricchi, di rimanere nell’Unione Europea. Lo stesso parlamento europeo ha scarsi poteri e rappresenta un organismo di rappresentanza che ha costi elevatissimi. Mentre le politiche di austerity, imposte dai poteri forti che dirigono in modo tecnocratico in funzione oligarca l’Ue, hanno messo sempre più in discussione la stessa credibilità delle democrazie liberali, considerato che i governi, come è apparso in modo evidente dopo la vittoria elettorale della sinistra di Syriza in Grecia nel 2015, hanno scarsissimi margini di manovra, innanzitutto dal punto di vista economico, anche perché sempre più schiacciati e costretti a portare avanti pesanti tagli ai servizi sociali a causa dei crescenti interessi sul debito pubblico.

Le fratture interne dell’Unione Europea

La politica estera aggressiva degli Usa di Bush figlio ha indebolito gli organismi sopranazionali come l’Onu, che dovrebbe essere l’unico a poter legittimare l’uso delle armi per ripristinare il diritto internazionale. Anche l’Ue si è spaccata fra paesi come Gran Bretagna e paesi dell’est, più propensi a sostenere la politica imperialista statunitense, e paesi come Francia e Germania propensi a darsi una linea di azione maggiormente autonoma. Negli ultimi anni la linea più prudente di Obama ha rinsaldato l’alleanza fra paesi dell’Unione Europa e gli Usa, contro gli Stati che ostacolano lo sviluppo al livello mondiale del mercato capitalistico. Tale ritrovata unità delle potenze imperialiste è stata favorita dall’affermazione in Francia di una destra anti-gollista capitanata da Sarkozy, che è riuscita a divenire egemone influenzando il successivo governo socialista di Hollande. Francia e Gran Bretagna hanno cercato di sfruttare la politica più prudente di Obama, per tentare di recuperare la propria politica di potenza internazionale, rilanciando su larga scala l’invio di truppe di occupazione in paesi ex coloniali, giustificandola con la necessità del contrasto al terrorismo.

Il fantasma del populismo

La completa incapacità dei governi socialdemocratici e socialisti europei di rappresentare una reale alternativa alle politiche neoliberiste portate avanti dalle destre, ha favorito favorendo anche in Europa il successo delle forze populiste. Se il populismo di sinistra di Podemos, troppo legato a una prospettiva politicista, dopo il sostanziale fallimento del governo Tsipras, ha perso buona parte del suo appeal, consentendo la formazione di un nuovo governo della destra spagnola, i populisti di destra sull’onda del malcontento generato dalle politiche sostanzialmente liberiste, portate avanti dal governo socialista francese, erano in costante ascesa in questo paese, anche se sono state sconfitte al ballottaggio delle presidenziali nel 2017. Anche in Germania le forze populiste e xenofobe sono in crescita dinanzi alla totale débâcle della politica dei socialdemocratici, dimostratisi del tutto subalterni alle politiche di austerità portate avanti dai Cristiano democratici con cui hanno condiviso il governo. Dinanzi alla prospettiva di un nuovo governo di grande coalizione, per la prima volta l’Afd (Alternative für Deutschland) ha superato nei sondaggi la SPD. Infine la destra radicale austriaca è andata al governo in Austria in coalizione con il partito Popolare. Al contrario proprio nella Gran Bretagna, in cui per prima si è affermata con i governi Blair la subalternità dei laburisti alle politiche neoliberiste dei conservatori, pare sorgere una possibile alternativa con l’inattesa imponente affermazione proprio nel Labour party di un candidato della sinistra radicale come Corbyn, la cui ascesa ha portato alla disfatta i populisti di destra dell’Ukip (Partito britannico per l’indipendenza). Un’altra alternativa alla resistibile ascesa delle destre xenofobe e laburiste nel mondo occidentale poteva essere rappresentato dal governo di sinistra affermatosi in Portogallo, in cui i socialisti, per non rischiare di perdere qualsiasi influenza come i socialisti greci, hanno formato un governo con le sinistre, compreso il Partito comunista, che ha cercato di portare avanti una politica sociale più equa, nonostante i gravi ostacoli posti su questa strada dai trattati neoliberisti che sono alla base dell’Unione europea. Quest’ultima ha conosciuto un rilancio, dopo l’elezione di Macron, a partire dal rilancio del progetto di un esercito europeo dinanzi al ritorno in auge delle politiche isolazioniste negli Stati Uniti, che hanno consegnato la Casa bianca al miliardario statunitense Donald Trump, postosi sulla strada aperta da Silvio Berlusconi in Italia, che ha consentito a un esponente della classe dominante di gestire direttamente il potere, a discapito di una classe dirigente resa sempre più impopolare dalla corruzione e dal trasformismo.

Elezioni europee del 2019

I popolari restano il primo partito ottenendo 178 seggi (da 221), i socialisti 153 (da 191), i liberali 105 (da 67), i verdi 69 (da 50), mentre i sovranisti, conservatori ed euroscettici si fermano a 175 seggi totali (da 154), la sinistra scende a 38 da 52. L’unica maggioranza possibile è quella dei grossi partiti tradizionali, di centro destra, centro sinistra e liberali.

Europa 2020

In Germania le forze populiste hanno subito una parziale battuta d’arresto grazie all’affermazione dei Verdi, sulla scia delle lotte ambientaliste, divenuti il secondo partito. In Spagna, dopo la caduta del governo di destra, si è affermata al governo una coalizione di sinistra fra Partito socialista e Podemos. In Portogallo il partito socialista è rimasto da solo al governo, chiudendo la coalizione con la sinistra radicale. Anche in Austria uno scandalo ha portato i populisti radicali di destra a una netta sconfitta elettorale, che li ha estromessi dal governo. In Gran Bretagna, sfruttando populisticamente l’antieuropeismo, hanno vinto le elezioni i settori più di destra dei conservatori, mentre il Labour diviso ha perso le elezioni, consentendo alla destra interna di riprendere il controllo del partito. Più in generale la sospensione delle politiche di austerità e i prestiti agli Stati durante l’epidemia di Covid ha fatto nuovamente crescere la popolarità dell’Unione Europea.

03/06/2022 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

Condividi

L'Autore

Renato Caputo

Pin It

La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

Newsletter

Iscrivi alla nostra newsletter per essere sempre aggiornato sulle notizie.

Contattaci: