Il crogiulo, dramma di Arthur Miller del 1953, regia di Filippo Dini, Teatro Stabile di Torino, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro di Napoli, in Roma in scena la Teatro Quirino, novembre 2022; un ottimo dramma di denuncia sulla caccia alla streghe, significativo non solo dal punto di vista storico, ma anche in riferimento all’attualità. I personaggi e i diversi drammi che si intrecciano sono ben costruiti, valide la messa in scena, la regia, gli attori, le scenografie e gli accompagnamenti musicali. La prima parte del dramma più legata all’ultimo grande progresso per stregoneria nel diciassettesimo secolo, è decisamente meno interessante della seconda parte che mostra in modo estremamente realistico analizzandone tutti gli aspetti contraddittori i nessi che legano la caccia alle streghe alla caccia ai dissidenti politici negli Stati Uniti degli anni cinquanta. Peccato che dopo una serratissima critica del maccartismo statunitense, si stabilisca un assurdo e inaccettabile parallelismo di questo paese imperialista con l’Unione sovietica in transizione al socialismo.
Avatar Extended Collector's Edition di James Cameron, fantascienza, Usa, Gran Bretagna 2009, voto: 7+. Poco prima dell’uscita della seconda parte, è stata riproposta nelle sale, lodevolmente, la prima parte essendo ormai passati più di tredici anni. Per essere il film campione d’incassi di tutti i tempi, si tratta davvero di un prodotto notevole. Riesce ad assicurare godimento estetico, lasciando molto su cui riflettere allo spettatore, sulla sempre più centrale questione ambientale, sull’estrattivismo, sulle lotte di liberazione antimperialiste, sulla sempre più stretta connessione fra capitale finanziario e apparato militare. Il film costituisce una nettissima condanna di quest’ultima, mentre prende coraggiosamente le difese dei popoli oppressi. Resta il limite di presentare i marines come qualcosa di positivo quando combattevano contro i paesi “canaglia” – a tal proposito si allude al Venezuela – mentre diverrebbero cattivi quando passerebbero a operare al servizio del capitale finanziario. Ciò non fa che confermare il dato di fatto che sulla politica estera nell’America del nord anche le voci più alternative tendono ad allinearsi al pensiero unico dominante. Inoltre non manca, purtroppo, la ormai consueta nota dell’ambientalismo reazionario, con l’esaltazione romantica e postmoderna delle popolazioni “primitive”. Abbiamo, dunque, al solito, una soluzione ai grandi problemi della nostra epoca in senso reazionario e distopico, cioè l’impossibile ritorno al rapporto primigenio fra uomo e natura, pur di non indagare una possibile soluzione in senso progressista, ossia in senso socialista.
Tori e Lokita di Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne, drammatico, Francia 2022, voto: 7+; film a ragione premiato a Cannes, molto istruttivo nella denuncia dello sfruttamento dell’immigrazione clandestina. Si tratta di un tema di estrema attualità, che permette di riconoscere pienamente l’umanità dell’immigrato clandestino. Si tratta, dunque, di un film avvincente, commovente e che lascia non poco su cui riflettere allo spettatore. Peccato che lo stile formalistico dei Dardenne, con il suo taglio minimal, non solo non appare in grado di allargare l’orizzonte sulle problematiche affrontate, di individuare delle credibili prospettive di superamento dialettico dell’esistente, ma impedisce di fatto anche al grande pubblico, quello che avrebbe più bisogno di riconoscere l’umanità dell’immigrato, di potersi giovare di questa valida esperienza estetica.
Saint Omer di Alice Diop, drammatico, Francia 2022, voto: 7; il film ha ricevuto molti riconoscimenti internazionali, Gran premio della giuria e Leone d’oro del futuro al Festival di Venezia, nomination per la miglior regia agli oscar europei e miglior film straniero agli Indipendent Spirit Awards. L’opera prima di Diop merita di essere vista con attenzione in quanto tocca dei temi significativi e sostanziali, a partire dalla critica a chi pensa astrattamente, di modo che, come mostrato in modo esemplare nel film, nel criminale vede solo uno spietato assassino. Peccato che il film sia un po’ troppo lento e a tratti noioso per le sue eccessive concessioni al gusto post moderno per il superfluo. D’altra parte il film è significativo in quanto permette di cogliere, dialetticamente, nel criminale anche la vittima, ma finisce con lo sfiorare il rovescismo storico, facendo proprio programmaticamente in modo esemplare, fin dalla scena iniziale, il punto di vista di chi ha agito, per quanto in un frangente che deve comunque essere contestualizzato, in modo riprovevole, se non rivoltante, come le collaborazioniste giustamente punite dopo la Liberazione dal nazi-fascismo.
Settembre, regia di Giulia Louise Steigerwalt, commedia, Italia 2022, voto: 7, miglior regia esordiente e nomination a miglior commedia ai Nastri d’argento. Un buon film d’esordio che evita i peggiori difetti del cinema italiano – il rimestare nel torbido e la passione per il grottesco – e del cinema europeo: il postmodernismo programmatico, offrendo una rappresentazione fra il realista e il naturalista dei ceti sociali subalterni. Il film media dei messaggi positivi e affronta anche problemi sostanziali cercando, in qualche modo, di giungere a una catarsi del dramma rappresentato. Tuttavia, restano completamente esclusi i decisivi conflitti sociali e, così, il film non riesce a decollare mai veramente dal suo fondamento minimalista.
The Gilded Age, serie televisiva statunitense creata da Julian Fellowes e ambientata durante la Gilded Age degli Stati Uniti, nel decennio degli anni '80 del 1800 a New York, prima stagione in 9 episodi, in Italia in onda su Sky serie, voto: 6. Serie godibile, ma molto discutibile in quanto descrive in modo acritico e sostanzialmente apologetico un periodo tragico della storia degli Stati Uniti. Al centro della vicenda troviamo infatti la lotta della donna della famiglia dei nuovi ricchi, capitalisti privi di scrupoli, che vogliono essere accettati nell’esclusiva cerchia degli aristocratici, composta dalle famiglie dei più antichi immigrati, generalmente d’origine fiamminga. Il film intende rilanciare il sogno americano di una società aperta secondo cui, grazie allo spirito di intraprendenza, si potrebbe – pur partendo dal fondo – raggiungere meritocraticamente i vertici della società. Nella serie non emerge per niente come per uno che magari corona il sogno americano ce ne sono almeno altri novantanove che falliscono tragicamente e restano oppressi, subalterni e sfruttati per tutta la vita. Inoltre non si vede come l’età dell’oro si sia potuta affermare solo attraverso il genocidio degli amerindi e una politica estera sempre più aggressiva e imperialista, senza contare l’enorme sfruttamento degli immigrati, alimentando ad arte il razzismo. Certo nella serie si sfiorano alcune questioni sostanziali, come la tragica condizione degli afroamericani, anche se da un punto di vista assolutamente atipico di una famiglia benestante che, a propria volta, sfrutta il lavoro servile di altri afroamericani. Certo la serie è indubbiamente piacevole, ci sono degli spunti di critica sociale alla Balzac, anche se a un livello naturalmente decisamente più basso e commerciale.
Pleasure di Ninja Thyberg, drammatico, Svezia, Paesi Bassi, Francia 2021, distribuito su Apple Tv, voto 6-; il film mostra il vero e proprio calvario nel più becero maschilismo che una giovane donna deve subire nella speranza di divenire una porno star. Dal film emerge tutta la brutalità del mondo legato ai film porno, anche se in Pleasure sembri mancare del tutto un’attitudine critica, un’analisi più approfondita e una prospettiva di superamento della tragedia rappresentata. Si resta a una riproduzione naturalistica che, dopo un po’, diviene pesante ai limiti dell’intollerabile.
La cena perfetta, regia di Davide Minella, Italia 2022, nomination miglior commedia, voto: 5,5; commediola italiana certamente godibile, ma che lascia troppo poco da riflettere allo spettatore. Fra gli aspetti positivi, che lasciano ben sperare, non vi sono cadute postmoderne o nel cattivo gusto del grottesco. Restano come tipici aspetti negativi dei prodotti dell’industria culturale e delle merci culinarie, la passione smodata per il materialismo rozzo e il rifiuto del conflitto sociale. Si conferma così il livello davvero mediocre del cinema italiano, se un filmetto come questo può essere candidato a miglior commedia.
Leonora Addio di Paolo Taviani, drammatico, Italia 2022, voto: 5-; film che ha vinto il premio Fipresci al festival di Berlino, ha vinto il Nastro d’argento per la migliore colonna sonora di Nicola Piovani ed è stato candidato ai medesimi premi per la miglior regia e la migliore fotografia. Il film è banalmente postmoderno dal punto di vista del contenuto, perciò del tutto fine a se stesso, noioso e irrazionalista. Mentre è solidamente classico dal punto di vista della forma, tanto che la nomination alla migliore fotografia è meritato e avrebbe meritato anche una menzione il montaggio del maestro Perpignani. Se si potesse giudicare la regia da un punto di vista meramente formale anche questa nomination sarebbe tutto sommato meritata.
House of the dragon è una serie televisiva statunitense creata da Ryan Condal e George R. R. Martin. Prequel de Il Trono di Spade, voto: 4+; per quanto possa essere una merce piuttosto ben confezionata dell’industria culturale, la serie ha scarso interesse, al di là del punto di vista strettamente culinario, per il grave deficit di contenuti sostanziali. La serie sembra prendere gusto in una rappresentazione estremamente cruda degli aspetti fascisti della società medievale e dell’oppressione della donna. Quest’ultima appare a tal punto asservita, da essere entrata in pieno nel ruolo della servitrice domestica dell’uomo.
Amleto di Shakespeare, adattamento e regia di Giorgio Barberio Corsetti, al Teatro Argentina di Roma, voto: 4. Ecco come deturpare in modo del tutto gratuito uno dei drammi moderni più significativi, pur disponendo di tutti i mezzi necessari per realizzare una più che dignitosa messa in scena. Per darsi un tono d’avanguardia si seguono la ormai trita e ritrita “poetica” postmoderna, spacciando come una novità la piatta riproposizione di una ideologia dominante, che azzerando del tutto il piano storico e sociale, rende le sue messe in scena prive di spessore e programmaticamente sciatte. È davvero intollerabile che il principale teatro pubblico della capitale possa finire sotto il controllo di tali corifei della distruzione della ragione drammaturgica.
The Offer è una miniserie televisiva statunitense del 2022 creata da Michael Tolkin, voto 4-; miniserie rovescista che presenta il libro e il film Il padrino come un’opera coraggiosa di denuncia della mafia e per certi aspetti addirittura della società capitalista. Al punto che i protagonisti di tale apologia indiretta della mafia vengono presentati quasi come degli eroi della lotta alla criminalità organizzata. In effetti, il libro da cui è tratto il film non solo non costituisce una denuncia della mafia, ma è considerato un’opera sostanzialmente commissionata dalla criminalità stessa per dotarsi di un’immagine alla moda.
Wet Sand di Elene Naveriani, drammatico, Georgia, Svizzera 2021, voto: 3,5. Film insostenibile e decisamente soporifero. Non si può che ricordare Nanni Moretti quando cerca di ricordare quale critico cinematografico lo avesse convinto ad andare a vedere un film davvero intollerabile. Come nel caso del film di Moretti si tratta, naturalmente, di un collaboratore de “Il manifesto” quotidiano pseudo comunista i cui sedicenti critici cinematografici ritengono che essere radicali significhi esaltare i film più post-moderni, ossia più fedeli all’ideologia dominante a livello continentale, naturalmente un’ideologia imposta dalla classe dominante, in quanto esclusivamente funzionale a difendere rapporti di proprietà e di produzione sempre più irrazionali. Peccato che con tutti i suoi enormi limiti “Il manifesto” resta il quotidiano meno peggio e meno reazionario in vendita in Italia, per cui non si può fare a meno di continuare a leggerlo.