Uscito a gennaio 2020 per le edizioni La Città del Sole, Liberare i popoli di Fosco Giannini ripercorre la storia politica internazionale dai primi anni Novanta a oggi, attraverso una raccolta coerente e significativa di articoli, interventi e saggi dell’autore che affrontano con grande spessore e serietà documentale i principali eventi che, a partire dal crollo dell’Unione Sovietica e la conseguente trasformazione degli equilibri mondiali dovuta alla fine della guerra fredda, portano al giorno d’oggi. Attualità e ricerca storico-politica convivono a formare un prezioso strumento per chi, da comunista, vuole in primo luogo “cambiare il mondo”.
L’analisi dei fatti che Giannini avanza, rispetto ai grandi eventi mondiali, è sempre accompagnata da una demistificazione delle informazioni mainstream, di cui è vittima anche tanta parte della sinistra polverizzata e subalterna di oggi, e da un approccio dialettico e non dogmatico basato sulla consapevolezza che la battaglia per la trasformazione passa per il dibattito e l’apertura al confronto, indispensabili per costruire un fronte comune di lotta.
Viene descritta l’ininterrotta aggressione militare messa in atto da USA/NATO e Ue dal 1991 in poi, per disegnare il nuovo assetto mondiale, nelle sue intenzioni monopolare, e assicurarsi il controllo delle zone del pianeta di importanza economica o strategica: il susseguirsi delle guerre del “dopo guerra fredda” (lo smembramento della Jugoslavia, l’attacco a Iraq e Afghanistan, l’intervento in Libia e più recentemente in Siria) che hanno insanguinato il mondo sotto il silenzio complice del mondo occidentale, un silenzio che ha pervaso pressoché tutte le formazioni politiche fatta eccezione per pochissime voci isolate.
Viene affrontata la questione della penetrazione degli Stati Uniti nei paesi dell’ex Patto di Varsavia, successivamente agli eventi del 1989, attraverso pressioni economiche e politiche, compreso il sostegno alle formazioni di estrema destra e ai vari colpi di Stato.
E non viene trascurato lo scenario sudamericano: il tentativo di golpe in Venezuela e i tragici eventi del Brasile; l’imperialismo statunitense che tenta di eliminare in ogni maniera, anche vistosamente sporca, qualunque realtà metta in discussione la sua supremazia mondiale e il suo modello di società.
L’analisi degli equilibri mondiali porta in primo piano le potenze emergenti, Cina e Russia in primo luogo, e la loro cooperazione (compresa l’esperienza dei BRICS) come argine alla globalizzazione economica del modello occidentale capitalista. Il progetto della Nuova Via della Seta (One belt one road) viene delineato nel suo carattere di proposta di collegamento economico e politico fra Paesi di un’area vastissima, planetaria, un progetto che per svilupparsi ha bisogno della pace come prima base materiale, un modello di sviluppo win-win fra realtà che aspirano a un’autonomia dal giogo del modello “occidentale”; un nuovo sviluppo economico di coesione internazionale su basi non militari, in uno scenario mondiale dove le guerre locali sono permanenti e il rischio di un conflitto globale è sempre più concreto (si pensi alla rottura dell’accordo sulle Forze Nucleari Intermedie da parte degli USA e al potenziamento militare in atto nelle basi NATO di tutta Europa).
Un ampio spazio e più saggi sono dedicati alla critica radicale dell’Ue, del suo carattere neo-imperialista, alla sua irriformabilità e all’esigenza, per i popoli che oggi sono chiusi nella sua gabbia, di uscirne, uscendo anche da quella moneta senza Stato, e solo al servizio del grande capitale transnazionale europeo, che è l’Euro. Conseguentemente alla sua definizione dell’Ue come nuovo polo neo-imperialista in costruzione, Giannini avanza una critica serrata anche all’esercito europeo, questione anche a sinistra troppo sottovalutata.
Ampio spazio viene dedicato alla presa d’atto di come le forze politiche comuniste e anticapitaliste (passando anche per la storia del PCI) abbiano affrontato tutti questi temi (assetto mondiale, guerre NATO e difesa della pace, concezione di quale Europa sia proponibile, senza trascurare lo scottante tema delle migrazioni), di quali siano stati i limiti di analisi e di azione, ipotizzandone la radice e proponendo una nuova riflessione unitaria sulla politica internazionale basata sulla solidarietà internazionalistica.
L’unità dei comunisti (praticabile attraverso il superamento di vecchie fratture, riscoprendo innanzitutto l’unitarietà nell’azione di trasformazione del mondo e lasciando aperto un laboratorio teorico rispettoso di tutte le sensibilità), idea centrale e linea conduttrice del pensiero di Giannini durante l’impegno politico di tutta la vita, si delinea ancora una volta come la condizione necessaria per neutralizzare la violenza imperialistica e tutelare l’autodeterminazione dei popoli, la loro libertà, appunto.
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