Cuba: medicina, scienza e rivoluzione, 1959-2014

Il futuro della nostra patria deve necessariamente essere un futuro di uomini di scienza, deve essere un futuro di uomini pensanti.


Cuba: medicina, scienza e rivoluzione, 1959-2014

Il 13 dicembre 2019 si è tenuta a Roma la presentazione del libro Cuba: Medicina, Scienza e Rivoluzione, 1959-2014 - Perché il servizio sanitario e la scienza sono all’avanguardia” del Prof. Angelo Baracca (docente di Fisica) e la Dott.ssa Rosella Franconi (ricercatrice dell’ENEA Casaccia presso il Laboratorio Tecnologie Biomediche), edizioni Zambon (relatori presenti all’evento). Interviene per l’Ambasciata di Cuba in Italia la professoressa Yadira Trujillo Pimentel, Primo Segretario scientifico (Primer Secretario para asuntos Científico Técnicos y Académicos).

“Innanzitutto, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno appoggiato questa iniziativa e questo incontro. Grazie alla ANAIC (Associazione Italia Cuba) e alla Federazione Romana del Partito di Rifondazione Comunista per l’invito, perché ci ha fatto partecipi della presentazione del libro di Rosella e Angelo, cari amici di Cuba, autentici, veri, che hanno saputo valutare e conoscere a fondo la valenza della scienza cubana per il benessere del popolo, non solo il nostro, ma anche latino-americano, africano… Sosteniamo la filosofia che quanto facciamo debba servire allo sviluppo umano e della società intera, perché noi crediamo nella idea del nostro eroe nazionale José Martí quando dice ‘Patria es humanidad’. Cuba conta su una società alfabetizzata fin dal 1961. L’istruzione e la sanità, gratuite e universali per tutti i cittadini, sono state una priorità dello Stato cubano. È così, e così continuerà a essere”.

La professoressa ci mostra una serie di dati scientifici:

1. Il polo di ricerca cubano è un esempio concreto del progresso scientifico. È formato sia da centri bio-tecnologici di alta tecnologia, come da altri di produzione industriale di medicinali. Si produce e si commercializza dispositivi medici per la prevenzione e per il trattamento delle malattie che danneggiano la salute umana e veterinaria.
2. È composto da più di 20 mila lavoratori ed esporta dispositivi medici e medicinali in 53 paesi.
3. Attualmente porta avanti 393 progetti di ricerca, dei quali 101 sono biotecnologici.

E continua ricordando che: “lo sviluppo raggiunto nel settore biomedico non è stato esente dai danni provocati dal blocco statunitense contro Cuba, che colpisce tutti i settori della nostra economia e società. Tuttavia, questa politica ostile non è riuscita a impedire, né potrà fermare il continuo sviluppo delle capacità scientifiche e tecnologiche cubane.

El futuro de nuestra patria tiene que ser necesariamente un futuro de hombres de ciencia, tiene que ser un futuro de hombres de pensamiento, porque precisamente es lo que estamos sembrando. Lo que más estamos sembrando son oportunidades a la inteligencia” Questo è il discorso di Fidel Castro del 15 gennaio 1960, questa dichiarazione di fedeltà ha segnato un cambiamento nella storia della scienza a Cuba…. Una politica rivoluzionaria per la promozione della ricerca scientifica che fino a quel momento non esisteva istituzionalmente iniziò ad essere messa in pratica, ci dice la professoressa.

Ancora Fidel: “Per avere accesso alla produzione moderna e dominare le moderne tecnologie è imprescindibile istruire uomini e donne che sappiano maneggiarle, che ne conoscano le potenzialità e siano dotati di una coscienza sociale, patriottica e internazionalista che gli permetta tanto di realizzare i progetti economici e sociali propri come di dare il proprio contributo a quella parte di umanità impaziente e che più soffre le conseguenze del passato coloniale”. Questa frase esprime alla perfezione quanto Fidel Castro confidasse nella scienza, quando ancora non c’erano a Cuba i grandi poli scientifici, del carattere internazionalista, della vocazione al servizio dell'umanità fa pensare a un essere umano al servizio della giustizia non solo nei confini di Cuba.

“E noi Scienziati che abbiamo fatto?” Si domanda la professoressa. “Con la volontà, la dedizione e la formazione abbiamo garantito il lavoro rivoluzionario. Abbiamo cercato di mettere un granello di sabbia in quella guerra crudele come la guerra biologica, preparandoci in laboratorio con le più moderne tecniche e conoscenze avanzate, per dare una risposta rapida che garantisca la continuità del lavoro rivoluzionario e del socialismo, come nelle battaglie contro la dengue e la peste suina. Ma senza la partecipazione delle persone e la loro mobilitazione, è impossibile affrontare un'epidemia se non partecipano tutti”. Fidel Castro, anche durante il “periodo especial”, garantì finanziamenti alla ricerca scientifica, la quale ha raggiunto livelli simili a quelli europei. Vanno sottolineate le importanti conquiste nel campo biomedico e di sanità pubblica, basti pensare alla capillare diffusione e al ruolo del medico di famiglia, alla più lunga aspettativa di vita di tutta l’America Latina e una mortalità neonatale che è la metà di quella degli Stati Uniti.

Coscienza sociale e internazionalista grazie  all'istruzione e la formazione pubblica e gratuita.

È importante ricordare che la rivoluzione cubana fa suo il concetto gramsciano di egemonia in relazione all’emancipazione culturale e scientifica del Paese. Il Prof. Angelo Baracca e la Dott.ssa Rosella Franconi, scrivono nell’introduzione del libro:“Il gruppo dirigente della Rivoluzione era molto compatto: questo fu un fattore fondamentale in particolare per realizzare le conquiste … e la condizione per esercitare una egemonia su tutta la società cubana, catalizzando e unendo tutte le potenzialità intellettuali e pratiche”.

Sempre nell’introduzione gli autori scrivono: “i cubani più consapevoli che hanno lottato per l’indipendenza hanno sempre avuto molto chiaro il concetto che l’indipendenza politica era una condizione necessaria ma non sufficiente per liberarsi dalla condizione di dipendenza e conquistare una vera autonomia (prima dalla Spagna, poi dagli Stati Uniti). Riteniamo che molti concetti sviluppati da Gramsci fossero già presenti, anche se in forme diverse, nelle elaborazioni del più profondo pensatore e rivoluzionario cubano e latino-americano, José Martí (1853-1895). Oseremmo dire, senza proporre paralleli storici o astratti, che se l’originalità del marxismo di Gramsci deriva, come è stato scritto, dall’aver vissuto il dualismo tra il mondo arretrato delle campagne meridionali e quello avanzato della città, l’originalità e la genialità di Martí si sono nutrite della conoscenza diretta e profonda del contrasto tra la realtà e la mentalità degli Stati Uniti e la situazione di Cuba e dell’America Latina. Queste premesse ci hanno ispirato il ricorso alle categorie gramsciane”.

Patria e umanità: José Martí.

“Martí insisteva sull’importanza dell’educazione come fattore fondamentale per la formazione della nazione cubana, fondata sulla piena autonomia culturale e ideologica, il solo modo per essere liberi è essere colti” [1]. La teoria dell’affrancamento culturale si aggiunse alla lucidità di José Martí di capire la vocazione imperialista degli Stati Uniti poi confermata dagli interventi militari a Cuba e nelle Filippine e l’attuazione della “dottrina Monroe” base dell’espansionismo USA. Martí infatti già nel 1892 fondò il Partito rivoluzionario cubano e teorizzò l’indipendenza dell’America Latina organizzando la lotta armata e il rifiuto di ogni forma di segregazione razziale. A Cuba è considerato un eroe nazionale.

Nella nota a pag. 41 del libro c’è la posizione di Lia De Feo, scrittrice di “Omaggio a Fidel”, esperta dell’America Latina che ha dichiarato esplicitamente di non amare i cubani, scrive infatti: “Io li rispetto, non li amo, ma li rispetto”. Aggiungendo però: “E quando hai girato per tutto il Centro America, e non ne puoi più di vedere bambini coperti di stracci, … riatterri a Cuba che trabocchi di rispetto… Perché è una questione di prospettiva: se nasci povero, malato, sfortunato, è meglio se nasci a Cuba. Molto meglio, proprio. Fuori da lì, muori e muori male. Un povero non vuole essere guatemalteco, haitiano, domenicano, vuole essere cubano, credimi”.

Contributi internazionali.

Gli autori del libro nei loro interventi hanno sottolineato il contributo decisivo dei biologi italiani nello sviluppo della biologia moderna a Cuba (capitolo 2.9 pag. 154). Lo sviluppo della biologia moderna fu più lento di quello della fisica e il primo corso di biologia molecolare fu organizzato al CNIC dal genetista italo-argentino residente a Parigi, Mario Luzzati. Vi partecipò anche il biologo italiano Paolo Amati e successivamente si sviluppò la collaborazione con vari biologi italiani, che sarebbero risultati decisivi per la formazione della giovane generazione dei biologi cubani. Già a partire dal 1981 a seguito della sorprendente acquisizione della tecnica dell’interferone di alcuni medici Cubani in visita in Finlandia e la sua immediata applicazione a Cuba per contrastare una grave epidemia di dengue emorragico, fu chiaro il nesso diretto tra la ricerca di nuovi farmaci, i test clinici e le applicazioni sul campo del sistema biomedico Cubano. Cuba entrava nel sistema industriale delle biotecnologie proprio nel momento in cui esso nasceva a livello mondiale e solo un decennio più tardi era la farmacia del blocco Sovietico e del Terzo Mondo.

Lo sviluppo di Cuba è stato un processo rivoluzionario con caratteristiche peculiari, lo sviluppo della scienza è una di queste, lo sviluppo tecnologico e la sovranità le altre due. Un paese in difficoltà deve investire nell’istruzione e nella formazione e Cuba l'ha fatto, ha realizzato ciò che Fidel Castro teorizzava, cioè fare ricerca scientifica utilizzando forza-lavoro altamente qualificata, e attuando l’internazionalismo nella scienza con collaborazioni da tutto il mondo. Ora ci sono collaborazioni anche sulle nanotecnologie e la matematica per la fisica quantistica.

Pensar como Pais, crescere insieme.

Tutti i giovani e i dirigenti del paese attuano questo motto: “Pensar come Pais. L’articolo 21 della nuova costituzione cubana allarga il diritto alla salute. La nuova Costituzione è rivoluzionaria. La Sanità a Cuba è sostenibile, salute gratuita e per tutti senza spendere troppo, prevenzione, unità socio sanitarie locali e medicina del lavoro tutti i punti di forza di un paese “povero” ma che investe molto nella salute dei suoi cittadini. Il fenomeno Cuba è stato studiato anche dalla illustre riviste come “Lancet”.

Rischia di essere impietoso il confronto con la sanità italiana in cui il sistema neoliberista vuole distruggere il sistema sanitario nazionale e che verrà ulteriormente danneggiata dall’autonomia differenziata. Durante gli interventi dal pubblico, è stato sottolineato l’importante  investimento nella formazione della forza-lavoro, e la forte collaborazione tra i ricercatori stessi per raggiungere gli obiettivi scientifici. Inoltre, si è chiesto quanto resisterebbe il nostro Paese in una condizione di blocco economico come quello a cui è sottoposta Cuba da anni.

Concludiamo ricordando che nonostante il blocco economico USA si sia recentemente rafforzato, il  sistema sanitario  a Cuba continua a essere pubblico e gratuito, senza conflitti di interesse e l'industria farmaceutica statale e priva di profitto.

Consigliamo a tutti la lettura integrale del libro “Cuba: Medicina, Scienza e Rivoluzione, 1959-2014 - Perché il servizio sanitario e la scienza sono all’avanguardia” di Angelo Baracca e Rosella Franconi, edizioni Zambon

Note

[1] Cuba Usa America Latina, scritti politici 1871-1895 a cura di Marco Massoli e Antonio Melis, Firenze, La Nuova Italia, richiamo a pag. 60)

11/01/2020 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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