Roma sotto le lobby. Quale futuro per la città?

L’amministrazione pentastellata in bilico a Roma, compressa fra le lobby di potere e le forze emergenti della destra


Roma sotto le lobby. Quale futuro per la città?

Tre mesi e già “alla frutta”. Inconcepibile per un’amministrazione eletta in forma plebiscitaria. Succede a Roma. I 5 Stelle, eletti a governare Roma, sbandano, cascano sulla scelta degli assessori, si avvitano sulle menzogne di una mail, per il caso della Muraro. “Non sapevo” dice Muraro, “l’ho detto” conferma la Raggi, “non l’ho ricevuto, non ho capito” si giustifica Di Maio. E la “legalità” e la “trasparenza” saltano. La sindaca appena eletta, nel suo iniziale affacciarsi a Roma presentando un programma di ripristino dei servizi sociali e dei beni comuni, non è già credibile.

A settembre cinque dimissioni. La Muraro no, resta. È quasi un esodo di massa e il mandato promosso a pieni voti a giugno rischia la scossa finale e un nuovo, forse più pesante commissariamento della città. Nei media si scatenano mille illazioni sul caso 5 Stelle. Analizzarne le dinamiche diventa un osso in pasto a mezzi di informazione sotto tutela dei poteri forti. Cosa succede in realtà? I pentastellati si sono rivelati per ora incapaci, incompetenti nell’affrontare i “guai” di Roma e i nodi più complessi. O è Roma ormai una città ingovernabile per via delle lobby di potere che vi sono radicate? E qualcuno già si frega le mani, rivolgendosi al loro elettorato con un misero “ve l’avevo detto io”. La banalità del male, ma tant’è. Succede a Roma, oggi.

La mini storia da prima donna sindaco di Virginia Raggi e della parte “difettosa e oscura nella provenienza” della sua giunta la si può comprendere solo spostando l’attenzione oltre la lupa capitolina. Bisogna risalire ad altro luogo, allo studio legale “Sammarco”. È da lì che nasce la candidatura di Virginia. È anche da lì che partono “consigli” per le nomine della nuova giunta È da lì che parte il veleno che oggi infesta il Campidoglio.

Ma c’è dell’altro a contribuire al disastro romano. Personaggi ambigui si affiancano alla sindaca e ai 5 Stelle, sprovvisti dell’aplomb politico e dell’esperienza per governare una città ingovernabile. Carla Raineri, magistrato, chiamata a Roma a coprire il ruolo di capo gabinetto nella giunta Raggi, ha subodorato la trappola e ne è uscita in pochi giorni, sembra, rifiutando le sue spettanze. “Non vi erano le condizioni per svolgere il ruolo per il quale ero stata autorizzata dal CSM” dichiara al Corriere della Sera, affermando anche che “Raggi aveva concepito una segreteria particolare che era in realtà il ‘vero Gabinetto’ del sindaco, a capo della quale ha posto Salvatore Romeo che era in realtà il ‘vero capo di Gabinetto’”. Perché questa disfatta rapidissima proprio a Roma e non ancora nelle altre città in cui il M5s governa. Torino ad esempio?

Sulla Capitale la cupa ombra di Massimo Carminati quello del “mondo di mezzo” non si è ancora dissolta. La mafia non è stata sradicata e forse sarà impossibile farlo.

Dal quartiere Prati è possibile siano state maturate anche le candidature di Raffaele Marra, l’uomo di Alemanno, sebbene sia stato Daniele Frongia, il vicesindaco, a presentarlo alla Raggi. Ma non basta per motivare il disastro attuale della giunta capitolina. Il caso Muraro ha innescato la miccia. Omissioni e lati oscuri che rivelano infine il legame “dell’assessora” con Manlio Cerroni, il re delle discariche romane. “Muraro? È una brava munnezzara con cui ci si intende”così Cerroni ai media (nda, la frase è stata riportata dal “Venerdì” di Repubblica).

Grida Di Maio, fermo sostenitore della Raggi “Ci siamo messi contro le lobby, come quelle delle Olimpiadi” rivendicando fieramente il No. Ma non è sufficiente forse quel “No”ai giochi olimpici a risanare la credibilità.

Intanto il M5S non ha ancora preso in considerazione, tanto meno affrontato i nodi basilari che deprimono la città,come la questione del debito che grava nella misura di oltre 13 miliardi,le privatizzazioni, la precarietà e la riduzione dei salari ai dipendenti comunali, il ddl Madia. Si dibatte però su questioni interne al movimento, mirate a sfruttare l’occasione Roma per governare il Paese. Recluta personaggi della giunta, scegliendo per lo staff capitolino i tecnici, invece dei politici. Una scelta pericolosissima, considerando che la tecnocrazia si affianca per affermarsi al neoliberismo, sostenuto dal capitalismo. Questo modello trova ancor più spazio nei paesi sotto la spada di Damocle del debito e sotto la Bce.

Roma è in totale confusione e con la città gli assessori superstiti che ancora godono di credibilità. “Sono sulla graticola, ma non lascio il mio incarico” dice Paolo Berdini, assessore all’urbanistica. Contraddicendo quanto diffuso dalla grande informazione “Berdini a un passo dalle dimissioni”. Che i giornalisti dicano quello che vogliono, è il loro mestiere” replical’assessore.

Era il 20 luglio e Berdini dalla piazza di san Lorenzo, nell’assemblea indetta dal movimento #DecideRoma”, mostrava il volto benevolo di una giunta prodiga e generosa con la città, dichiarando il suo impegno a risanare le strutture e il degrado urbano, a partire dalle periferie. La piazza gli ha dato fiducia, ma la giunta oggi cade a pezzi. I movimenti neo-municipali però non demordono e sono sempre più agguerriti. Lotteranno affinché si faccia chiarezza in aula “Giulio Cesare”. I punti programmatici vanno realizzati.

A Roma ci sono troppe mine vaganti. A partire dalle periferie, dove le borgate versano in estremo degrado e vi si annida la malavita romana. Il problema dello smaltimento rifiuti che rimanda ai clan mafiosi. I senza dimora, almeno 10mila, costretti a praticare il clochardismo. I migranti privi di strutture abitative e abbandonati a condizioni di vita disumane. I trasporti pubblici inefficienti con una metropolitana che copre solo 60 Km e solo1.100 mezzi pubblici circolanti.


NOTA

Nell'articolo vengono ripresi riferimenti dall'articolo "Chi ha avvelenato il Campidoglio", pubblicato dall'Espresso dell'11 settembre, del giornalista Emiliano Fittipaldi in cui sono citati personaggi, fatti relativi alla candidatura della sindaca e alla scelta degli assessori riconducendoli allo studio Sammarco di Roma.

17/09/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Alba Vastano

"La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re. Non si rende conto che in realtà è il re che è il Re, perché essi sono sudditi" (Karl Marx)


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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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