Le nuove rotte dei migranti verso Calabria e Puglia. I prossimi sbarchi continueranno a riguardare in gran parte cittadini in fuga dalla guerra civile siriana. Chi arriva in Italia non vuole restare, ma punta a Paesi più ricchi.
di Luigi Mazza
Risale alla notte tra il 2 e il 3 gennaio scorsi l'ultimo sbarco di migranti sulle coste italiane: dal mercantile Ezadeen, battente bandiera della Sierra Leone, sono scesi nel porto di Corigliano Calabro (Cs) 450 persone di nazionalità siriana. Tra questi 42 donne e 46 minori, di cui 8 non accompagnati e per questo affidati al sindaco del comune calabrese. Lo sbarco - precisa la Guardia Costiera - è simile agli altri 14 avvenuti nei mesi precedenti, tra cui quelli della nave Carolyne Assense, che ha attraccato al porto di Augusta il 22 dicembre con 850 migranti a bordo, e della Blue Sky che invece è approdata a Gallipoli con 970 a bordo.
In tutti questi casi si tratta di navi di grandi dimensioni, dismesse da almeno due anni e dunque depennate dai registri navali, che salpano dal Sud della Turchia, attraversano l'Egeo, fanno tappa in Grecia e, una volta in acque italiane sar (search and rescue), lanciano l'allarme e vengono raggiunte dai soccorritori quando sono “fuori controllo”, ovvero senza personale alla plancia di comando, e senza carburante. Se il personale abbia abbandonato la nave dopo aver rivolto la prua verso le coste italiane, o se vada a confondersi con il resto dell'equipaggio è da chiarire.
Le rotte e le imbarcazioni utilizzate ricordano gli sbarchi del 1997 a Bari (1200 albanesi) o del 2000 a Otranto (1200 kurdi); si tratta di navi acquistate per 100-150mila euro, che possono fruttare alle organizzazioni criminali cifre anche milionarie: i quasi mille migranti della Blue Sky sono arrivati a pagare anche seimila seimila euro per salire a bordo.
Le avverse condizioni del mare nei mesi invernali rendono difficilissimo avventurarsi con i tradizionali barconi, specialmente dopo che è stata archiviata la missione Mare Nostrum che, spingendosi fino alle coste libiche per prestare soccorso, era riuscita a salvare 150mila persone in un anno.
Dal 1 novembre Mare Nostrum è sostituita da Triton, coordinata da Frontex, che prevede il solo pattugliamento dei confini marittimi dell'UE e non spinge i propri mezzi oltre le 30 miglia. Quest'ultimo aspetto, insieme al caos che regna in Libia, spiega il motivo delle rotte verso Calabria e Puglia: navigare in quel tratto di mare significa percorrere un corridoio protetto, in cui le aree sar di Grecia e Italia si sovrappongono e le operazioni di soccorso dovrebbero essere garantite. Navigare in quel tratto di mare alza dunque le possibilità di arrivare a terra vivi.
Come è successo nel caso della Ezadeen che, lanciato l'allarme, è stata governata dai militari della Guardia Costiera calati a bordo da un elicottero, e rimorchiata dalla nave islandese Tyr (in dotazione a Frontex) fino al porto di Corigliano. Operazione simile era stata compiuta per la Blue Sky a Gallipoli. Come ha spiegato su “il Manifesto” del 5 gennaio scorso Filippo Miraglia, vicepresidente dell'Arci, “gli strumenti per aggirare la legge e le frontiere chiuse, da parte di chi lucra sulla pelle dei migranti, vengono adeguati, ancor prima che i governi si mettano in moto, alle nuove decisioni dell’UE”.
I prossimi sbarchi continueranno a riguardare in gran parte cittadini in fuga dalla guerra civile siriana, che possono sostenere il costo di questi viaggi. Restano, invece, preclusi a chi non può permettersi di raggiungere la Grecia e dovrà, quindi, continuare giocarsi la carta del futuro partendo dalla Libia, o attraversando il Marocco e l'Algeria fino a Ceuta. In ogni caso mai “legalmente” e in modo sicuro, e sempre rivolgendosi ad organizzazioni criminali nell'assoluta indifferenza dei governi europei.
Al nostro Paese, che a colpi di sondaggi e campagne stampa ha appena finito di ripulire un razzista - quale è Salvini - per incoronarlo nuovo leader del centrodestra, è bene ricordare i numeri dell'“invasione”: dei quasi 4 milioni di cittadini in fuga dalla Siria il 95% è ospitato da Iraq, Libano, Egitto e Turchia, e solo il restante 5% si avvicina alle porte dell'Europa.
Gli stranieri nel nostro Paese sono 5,5 milioni (8% della popolazione) e gli “irregolari” sono appena 300mila, chi arriva in Italia non vuole restare, ma punta a Paesi più ricchi quali Regno Unito, Germania e Francia.
Gli stranieri ci “costano” il 3% di spesa sociale ma incrementano il Pil di oltre il 10%.
Dopo l'attentato alla redazione di Charlie Hebdo, che è costata la vita a 12 persone tra cui 8 giornalisti, dire e scrivere queste cose sarà difficile, ma ancor più necessario.