L’ideologia dominante aveva a tal punto bisogno del Coronavirus che, se non ci fosse stato, avrebbe dovuto inventarlo, cosa che almeno in parte ha fatto accentuandone la reale portata al punto da spacciarlo come una pandemia. In primo luogo il virus è stato subito strumentalizzato dai mezzi di disinformazione di massa per rilanciare a tutti i livelli la xenofobia, essenziale alla classe dominante per dividere i lavoratori e trovare un capro espiatorio cui addossare tutte le colpe della crisi strutturale del modo di produzione capitalistico, per meglio mantenerne celata la causa reale, ossia gli attuali rapporti di produzione e proprietà. Vi era, altresì, la necessità per la classe dominante di dare nuova linfa ai pregiudizi e alla sinofobia, indispensabili per nascondere che, mentre il modo di produzione capitalista dominante in occidente è sempre più palesemente in una crisi strutturale e progressiva, la crescita dell’economia mondiale è essenzialmente assicurata dalla Repubblica popolare cinese, un paese governato da settant’anni dal partito comunista. Quindi, in pieno contrasto con tutti gli stereotipi e i pregiudizi filo occidentali, un paese orientale, capofila del terzo mondo è la nazione su cui da alcuni anni a questa parte si regge l’economia internazionale. Con il paradosso che mentre gli Stati uniti, principale centro di diffusione del pensiero unico neoliberale, siano divenuti il paese più smaccatamente protezionista, il libero mercato a livello internazionale è difeso in primo luogo dalla Repubblica popolare cinese.
Dunque, tutto quello che ci hanno dato a intendere almeno dalla fine degli anni ottanta, ovvero che ormai socialismo e comunismo erano definitivamente falliti e il capitalismo era destinato a imporsi senza più ostacoli a livello internazionale – tanto che si è parlato addirittura di fine della storia – è stato palesemente smentito dal prodigioso sviluppo della Repubblica popolare cinese. Certo, l’ideologia dominante ha cercato di nascondere questo dato di fatto, che fa saltare tutta la sua narrazione sulla superiorità del sistema capitalista, rispetto a quello socialista, mistificando i fatti e sostenendo che lo sviluppo della Cina sarebbe esclusivamente dovuto al suo approdo al modo di produzione capitalistico. Anzi, ha dato a intendere che il suo sviluppo sarebbe dovuto all’aver fatto proprio il modo capitalistico di produzione senza l’impaccio della democrazia. Naturalmente si tratta di menzogne, che sono per altro costantemente negate dalla stessa ideologia dominante che accusa la Cina per l’intervento pubblico in economia, per il fatto che la società civile economica è posta sotto il controllo politico del Partito comunista, che ancora le privatizzazioni sono fortemente limitate, etc.
Perciò l’ideologia dominante non poteva farsi sfuggire la possibilità di fare della Repubblica popolare cinese il centro propulsivo degli untori che starebbero diffondendo a livello internazionale una vera e propria pandemia, una nuova peste. Naturalmente in prima fila non potevano mancare gli ex comunisti rinnegati, che con il loro ministro sono stati i primi e unici a livello mondiale a bloccare i collegamenti aerei con la Cina per isolare gli untori. Questo ennesimo scavalcamento a destra da parte della sedicente sinistra di governo non poteva che costringere i leghisti a spostarsi ancora più a destra, con il governatore della regione in cui sono da anni dominanti che è arrivato a sostenere che, come tutti sanno, i cinesi mangiano topi vivi. Mentre il governatore della Sicilia si precipitava a tentare di chiudere i porti, per evitare che gli emigrati potessero diffondere, da novelli untori, il virus nel suolo patrio. Posizioni naturalmente condivise dal presidente del principale paese capitalista del mondo che, subito dopo aver sostenuto che il Coronavirus era un’invenzione dei democratici per fargli perdere le elezioni, ha asserito che, in realtà, la diffusione del virus negli Stati uniti dipendeva dagli stessi democratici che avevano cercato di impedire la sua politica contro l’immigrazione, dal momento che naturalmente il virus sarebbe portato dagli immigrati.
La realtà ha completamente rovesciato la narrazione tossica dell’ideologia dominante. Non solo non sono stati affatto gli immigrati a portare in giro per il mondo il virus ma, in diversi casi, sono stati piuttosto persone provenienti dal feudo leghista del lombardo-veneto, che hanno contribuito a diffonderlo persino in paesi del terzo mondo. Siamo così arrivati a un totale capovolgimento di quanto diffuso dell’ideologia dominante, al punto che ora sono gli stessi padroncini, generalmente sostenitori e finanziatori della Lega, a essere preoccupati per la fuga degli immigrati, in particolare dal lombardo-veneto. Tanto che già si sono levate alte grida per il fatto che gli stessi raccolti sarebbero andati perduti, a ulteriore dimostrazione delle balle diffuse dall’ideologia dominante. Per cui è in primo luogo l’Italia e in particolare proprio i padroncini, rappresentati dalla Lega, ad avere un bisogno assoluto degli immigrati da sfruttare nel modo più disumano in quei lavori così ingrati da essere rifiutati dalla stragrande maggioranza degli italiani. Mentre sempre più spesso, anche nei paesi del terzo mondo, sono ora proprio gli italiani, in particolare se provenienti dal lombardo-veneto, a essere bloccati alle frontiere. Tanto che a partire dal grande alleato storico del nostro paese, gli Stati uniti, diverse nazioni sconsigliano vivamente ai propri cittadini di andare in vacanza in Italia.
Per altro, dal momento che nella maggior parte dei casi non si riesce a comprendere come sia stato contratto il virus nei paesi lontani dalla Cina, né è chiaro il motivo per cui si è diffuso così tanto in Italia proprio nelle roccaforti della Lega, una delle ipotesi è che il virus sia arrivato con giacca e cravatta. Tanto più che in Italia, grazie all’unico ministro di “sinistra”, i controlli sono divenuti di fatto impossibili, proprio per aver bloccato i voli dalla Cina. In tal modo, diviene sostanzialmente impossibile controllare chi rientra in Italia, dato che per raggiungere il nostro paese avrà dovuto prendere un aereo da un paese terzo.
Così, nel giro di pochissimo tempo, mezzi di comunicazione, governo e leghisti hanno dovuto cambiare posizione. Dalla denuncia quotidiana degli esiti catastrofici a livello mondiale di una incontrollabile pandemia, si è passati a limitare i controlli, a meno di casi conclamati e a minimizzare, tanto da ridurre il coronavirus a una comune influenza. Questo passaggio da un estremo all’altro è dovuta proprio alla pressione degli imprenditori che, per quanto troppo tardi, si sono resi conto del disastro che loro avevano contribuito ad alimentare, ovvero dell’ulteriore mazzata che si sta abbattendo sull’economia italiana già più che debilitata dalle politiche neoliberiste. Per cui ora sono padroni e padroncini a ingiungere di porre fine immediatamente alla quarantena, per non dare il colpo di grazia all'economia capitalista italiana.
Ancora una volta si è assistito al micidiale potere dell’ideologia dominante nello stravolgere la realtà. Si è passati da una prima fase in cui si è esagerato il pericolo di un virus – che aveva prodotto meno vittime della febbre suina importata dagli Stati Uniti o della mucca pazza importata dalla Gran Bretagna, i cui effetti sono stati in ogni modo ridimensionati – a una altrettanto pericolosa minimizzazione. Anche perché ci si è ben presto resi conto degli effetti catastrofici che la diffusione del virus poteva avere su un sistema sanitario nazionale messo in ginocchio dai continui tagli e dalle costanti privatizzazioni. Tanto che, infine, anche contro il parere degli esperti, il governo ha preso misure draconiane, come chiusura di scuole, cinema, spettacoli, etc. per paura del collasso del sistema sanitario nazionale.
Più in generale abbiamo assistito alla ormai consueta attitudine del capitalismo, in particolare nell’attuale fase di decadenza, che da vero e proprio apprendista stregone continua a evocare delle terribili potenze distruttive che poi non è più in grado di gestire e di utilizzare per i propri scopi. Nelle fasi di crisi, come aveva già ampiamente colto e spiegato Marx alla metà dell’Ottocento, il capitalismo tende a innescare una generale involuzione dal punto di vista politico. Non riuscendo più a mantenere il dominio ridistribuendo una parte del maltolto alle classi subalterne, perde progressivamente la capacità di egemonia e, perciò, deve sempre più affidarsi agli apparati repressivi, per schiacciare con la violenza le necessarie proteste contro un sistema sempre più palesemente in contrasto con le esigenze complessive della società. Tali forze repressive possono essere o una diretta espressione del monopolio della violenza legale da parte dello Stato – che porta allo stato di eccezione, il quale consente il diretto uso dell’esercito contro i ribelli, tolti di mezzo i quali si passa a colpire i dissidenti, sino a giungere al colpo di Stato militare – o la loro funzione repressiva può essere data in appalto – per colpire gli stessi obiettivi – a privati, ovvero a esponenti della destra radicale, pronti a fare il lavoro sporco per conto dello Stato e con la copertura di quest’ultimo. In entrambi i casi queste potenze distruttive evocate – militari ed estrema destra – non sempre accettano di essere un docile strumento cui è demandato il lavoro sporco da parte della classe dominante, anzi spesso – anche per evitare di essere scaricate – tali forze, quando si sono troppo compromesse, tendono a prendere direttamente il controllo del potere. Il che produce inevitabilmente dei problemi alla classe dominante, non fosse altro per la necessità di spartire il maltolto ai ceti subalterni con queste forze che ha evocato e di cui ha perso il controllo.
In piccolo qualcosa di analogo è accaduto anche con il Coronavirus. In un primo momento i mezzi di comunicazione hanno soffiato sul fuoco del razzismo e della sinofobia, fino a sfruttare l’occasione per sperimentare forme tipiche dello stato d’eccezione, per cui si terrorizzano i cittadini, privi di una autonoma visione del mondo, per fargli accettare come necessarie limitazioni della stessa libertà dei moderni, ovvero della libertà individuale. In seguito, la classe dominante resasi contro dei gravissimi danni che stava producendo ai suoi stessi interessi, ha tentato una repentina marcia indietro. Per poi ritornare ad assumere misure draconiane vista l’incapacità di gestire una possibile estensione della crisi. Ciò non toglie che questi stress test abbiano il necessario inconveniente di rendere il cittadino, privo di una autonoma visione del mondo, sempre più propenso a sostenere in maniera attiva o passiva soluzioni autoritarie, come purtroppo anche gli ultimi sondaggi hanno confermato.