Il nazionalismo malattia senile del comunismo

In assenza di lotta di classe esercitata dal basso, i lavoratori rischiano di affidarsi alle sirene della piccola borghesia e del nazionalismo in salsa rossobruna: il caso della formazione Democrazia sovrana e popolare capeggiata da Marco Rizzo.


Il nazionalismo malattia senile del comunismo

“Le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti”. Sono così tanto vere queste parole del Marx de “L'ideologia tedesca” da potersi estendere, in certe fasi di debolezza del movimento operaio come quella che stiamo vivendo, perfino alle idee che si utilizzano apparentemente per opporsi al dominio della borghesia.

Così accade che, in assenza di lotta di classe esercitata dal basso, i lavoratori che pure in qualche modo debbono reagire alla lotta di classe esercitata dall'alto, si affidino in cerca di protezione, di una qualche tutela insomma, alle sirene della piccola borghesia e del nazionalismo: ovvero di chi tra le classi superiori li conosce meglio, li capisce meglio e, quindi, meglio di ogni altro può tradirli.

Il rossobrunismo

Dato che l'attuale fase imperialistica del capitalismo tende a centralizzare il controllo sui mezzi di produzione (predominio del capitale monopolistico) e di pari passo si manifesta una centralizzazione del potere politico con un distacco crescente tra i bisogni delle masse popolari e la rappresentazione di tali bisogni sulla scena politica ufficiale: di conseguenza si manifesta un'insofferenza diffusa per le manifestazioni politiche sempre più retoriche, vuote e lontane dai problemi reali (bassi livelli di salario diretto e indiretto con quest'ultimo che si manifesta come “fame” di sanità, istruzione, casa, pensioni).Questa insofferenza prende molteplici forme di espressione, tutte nel solco principale di una critica non cosciente dell'assetto di classe della società attuale: ovvero prende la forma della critica delle élites politiche e intellettuali.  Perché mai accade questo fenomeno?La risposta è molto semplice: il proletariato in stato di estrema debolezza non coglie più il nesso tra struttura di classe e controllo dei mezzi di produzione. Pertanto, il padrone, il dirigente nel suo proprio posto di lavoro gli appaiono come incarnazioni di un potere necessario, in fondo giusto, mentre sottopone a critica le espressioni ridicole del potere politico e culturale che, istintivamente, gli appaiono ripugnanti (e in effetti lo sono).In questo quadro, le masse popolari sono facilmente vittime di ben conosciuti predatori politici: i nazionalisti, gli ex comunisti in cerca di un facile successo elettorale, in una parola i rossobruni.

Solidarietà di classe o nazionale: la questione dell'immigrazione

La distinzione principale tra i partigiani del socialismo (comunisti, marxisti, ma anche anarchici nelle loro enormi reciproche differenze) e i fautori della reazione sta nel loro approccio alla costruzione di un blocco sociale: i primi cercano primariamente alleanze “orizzontali” tra sfruttati e variamente oppressi; i secondi cercano, al contrario, alleanze “verticali”, necessarie a stabilizzare la società di classe e a renderla se possibile ancor più gerarchica.Pertanto, i nazionalisti, nel loro tentativo, devono utilizzare parole d'ordine demagogiche, apparentemente socialisteggianti, per attrarre le masse popolari in polemica con le élites, ma devono solidamente agganciarle alla divisione dei lavoratori, alla loro segmentazione e subordinazione.Cosa c'è di meglio pertanto che portare i lavoratori al contrasto con i loro  fratelli disperati che scappano dalla fame e dalla guerra per venire a vendere le loro braccia a casa nostra?

Una democrazia sovrana e popolare?

Davanti a una autodefinizione bisogna sempre riflettere. Etimologicamente parlando la democrazia è il regime del potere del popolo: è pertanto il regime nel quale il popolo è sovrano. Di primo acchitto, quindi, l'ultima creatura delle variegate avventure politiche di Marco Rizzo ha un nome quantomeno ridondante: Democrazia sovrana e popolare.

Ma guardando al programma di Dsp per le prossime elezioni europee quello che colpisce e si presenta come una spia rivelatrice di un'anomalia, è proprio il punto sull'immigrazione. Vi si legge infatti: “Lotta ai fenomeni migratori incontrollati che mascherano, con una retorica di buonismo, gli interessi cinici dei capitalisti globalizzati “.

Si constata, ahimé, nel linguaggio di questi fieri oppositori del sistema una singolare affinità di linguaggio con l'attuale inquilina di Palazzo Chigi che anch'essa è animata da una tenace volontà di contrastare i fenomeni migratori incontrollati, apparentemente con scarse fortune. Tuttavia si può sperare che Marco Rizzo abbia maggiore successo nell'impresa in questione, in quanto spinto dalla volontà di “Valorizzazione sostanziale del Made in Italy, a partire da artigianato e gastronomia, arrivando alla difesa delle nostre imprese simbolo”, come si legge altrove nel medesimo programma. Si noti di passaggio che sul Made in Italy e la piccola e media impresa la destra politica e sociale ha costruito una propria saga, fino a intitolargli anche un ministero.

Ma al di là delle facezie sul programma di questa lista e glissando sulla vicinanza sempre più evidente di Marco Rizzo a una vecchia conoscenza dell'estrema destra come Gianni Alemanno, bisogna riconoscere che nel quadro di un invecchiamento generale della popolazione italiana e, conseguentemente, della sua forza lavoro, proporsi di bloccare l'immigrazione è  di fatto un tentativo di ostacolare lo sviluppo delle forze produttive e, in definitiva, è un tentativo di carattere reazionario, prima che illusorio.

Tracce evidenti di questo carattere piccolo-borghese della formazione rizziana si ritrovano anche in altre parti del programma per le elezioni europee.

Ad esempio, con la cosiddetta “Difesa del diritto alla libertà di circolazione e di spostamento sul territorio urbano, nell’ambito del contrasto al progetto delle “città 15 minuti”. In questo caso, la frase sembra tanto volersi tradurre nella difesa dell'attuale sistema di trasporto prevalentemente su gomma, individuale e termico in conseguenza di un approccio negazionista della crisi climatica causata dal capitalismo.

Ma, del resto, il mondo al quale sembra ammiccare la lista Dsp è quello, peraltro molto variegato del cosiddetto “complottismo”, esploso in concomitanza con l'epidema di Covid-19.

Questa esperienza traumatica vissuta da una grande fetta della popolazione italiana e sulla quale bisognerebbe riflettere con molto rigore autocritico (si leggano in proposito le pagine di Alessandro Bartoloni, Critica marxista della vaccinazione COVID, Transeuropa, 2023) ha determinato una gigantesca bolla di alienazione di massa nel nostro paese con il conseguente passaggio anche di molti militanti della sinistra di classe a esperienze politiche potenzialmente reazionarie.

Pertanto, è il caso di muoversi con accortezza in occasione delle prossime scadenze elettorali e di fare attenzione agli effetti collaterali delle possibili scelte: non tutto ciò che si presenta come rosso è tale. A volte basta grattare e spunta il color bruno.

20/04/2024 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Stefano Paterna

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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