1 maggio 2015: la vera violenza è quella di Expo

Un corteo immenso in una Milano sotto la pioggia. Decine di migliaia di persone, forse 30.000, hanno sfilato pacificamente tra le vie del capoluogo lombardo per denunciare senza riserve le infinite nefandezze che si celano, nemmeno troppo nascostamente, dietro Expo.


1 maggio 2015: la vera violenza è quella di Expo Credits: @zak_says

A Milano, nel giorno della festa dei Lavoratori, si è alzato il sipario su Expo, vetrina delle peggiori multinazionali del cibo, del malaffare e del raccapricciante concetto del “lavoro volontario”. Contro tutto questo la risposta del movimento NO EXPO è stata chiara ed esplicita: migliaia di persone sono scese in piazza per denunciare e proseguire una lotta senza quartiere contro tutto ciò che di truce e di violento Expo stesso incarna e promuove, sotto la pelosa coltre di tanti bei proclami. Cronaca e riflessioni su una giornata di lotta. 

di Marco Nebuloni 

Un corteo immenso in una Milano sotto la pioggia. Decine di migliaia di persone, forse 30.000, hanno sfilato pacificamente tra le vie del capoluogo lombardo per denunciare senza riserve le infinite nefandezze che si celano, nemmeno troppo nascostamente, dietro Expo. 

Tanti i movimenti, le associazioni, i sindacati e i partiti presenti. Tantissimi i singoli cittadini, stanchi della propaganda di giornali e tv che tace o mente quotidianamente sugli sprechi, i danni, il malaffare e lo sfruttamento causati e dovuti ad Expo. Grandi assenti i sindacati confederali, intenti a celebrare il rito stanco del Primo Maggio, dimentichi forse che l’inaugurazione di Expo il 1 maggio sarebbe stata in sé una causa più che sufficiente di mobilitazione generale. 

I comunisti hanno partecipato in gran numero. Lo spezzone dei Giovani Comunisti/e e di Rifondazione Comunista, ordinato e disciplinato, determinato e radicale, ha garantito sicurezza e tranquillità a una grossa parte del corteo, trovandosi a guidare diversi settori lasciati disorientati a causa degli scontri. Durante la manifestazione i comunisti hanno voluto connettere la battaglia No Expo alla giornata mondiale dei lavoratori e alla lotta contro il capitalismo, per il socialismo. 

Proprio nel mezzo del corteo si sono verificati gli episodi di disordine e violenza, all’altezza del centralissimo corso Magenta. Banche e multinazionali devastate, auto danneggiate e date alle fiamme e cassonetti divelti. Il tutto nella sostanziale inerzia delle forze dell’ordine, intente, invece, a bloccare l’accesso alle vie più centrali, attorno al Duomo e a Piazza della Scala. Gli elementi antagonisti del blocco nero hanno agito contro le stesse disposizioni del Coordinamento No Expo, in maniera improvvisa sebbene ampiamente prevedibile. 

Nel momento dei disordini Rifondazione e i GC, seguiti da sindacati di base e altri movimenti, hanno imboccato un percorso alternativo che consentisse alla metà del corteo, ormai isolata dalla testa della manifestazione, di poter continuare la protesta in serenità. Il servizio d’ordine dei comunisti si è dimostrato ampiamente all’altezza del difficile compito. 

I mezzi di comunicazione hanno subito sfruttato le violenze e i disordini per macinare consenso alla causa dei padroni. Renzi e Pisapia hanno profuso lacrime per la bellissima EXPO e la bellissima Milano danneggiate dai soliti teppisti “figli di papà”, mentre Maroni ha disposto risorse regionali per rimborsare i danni, sebbene le banche e le auto danneggiate siano senza dubbio assicurate. Chi voleva che ci fossero scontri e tafferugli è rimasto soddisfatto e ha potuto innescare l’ennesima guerra al ribasso. 

La realtà è però che la violenza vera, quella che miete decine di milioni di morti ogni anno nel mondo, macchia proprio gli sponsor di Expo. Le grandi multinazionali del cibo, del cemento, degli affari sporchi, i monopoli mondiali dell’acqua e delle sementi, i governi imperialisti e guerrafondai, la malavita organizzata e i centri del potere mafioso, sono questi i veri violenti che si nascondono dietro alle vetrine, peraltro non ancora completate, dei padiglioni Expo. Il solo bilancio esorbitante di Expo deve essere considerato una cruda violenza in faccia alla fame e alla malnutrizione nel mondo. 

Proprio nel giorno del corteo la stampa ha diffuso due notizie che rendono lampante la vergogna che rappresenta l’esposizione universale. La prima riguarda la circolare emanata dall’Assessore regionale Aprea alle scuole lombarde in cui si invitano gli insegnanti a portare i bambini all’esposizione e a usufruire della convenzione stipulata tra Regione e McDonald’s per un pasto scontato e un gelato gratis. La seconda è la scoperta dell’uso sistematico che la Monsanto, colosso multinazionale del cibo, fa di milizie private armate a difesa dei propri interessi nel mondo. 

Questa è Expo che “nutre il pianeta”. Cibo spazzatura, multinazionali e violenza armata. Come se non bastasse c’è molto di più. 

La cementificazione maniacale che la Lombardia ha vissuto negli ultimi anni, con autostrade inutili i cui cantieri difficilmente termineranno a breve, e la stessa superficie dell’esposizione, ricavata su suolo precedentemente agricolo, hanno irrimediabilmente danneggiato l’ambiente, senza ricadute positive per il territorio. Il tutto a spese dei contribuenti, attraverso i finanziamenti pubblici diretti o tramite la Cassa depositi e prestiti. 

Lo sfruttamento sistematico di lavoro sottopagato, con 18.000 giovani volontari e 2.000 a contratto precario, già impugnati dai sindacati di base per evidenti margini di illegalità, è diventato paradigma generale. Nei cantieri è ancora peggio: non si contano gli incidenti, anche mortali, e appalti e subappalti in cui prolifera lavoro nero, insicuro e mal pagato, con ritmi di lavoro disumani. Anche per questo alcuni cantieri sono stati sequestrati dalla magistratura. 

Infine l’uso mafioso delle risorse. Miliardi di soldi pubblici letteralmente sprecati da una filiera interminabile di corruzione e malversazione: non si contano gli arresti e le inchieste che riguardano direttamente Expo e tutte le opere collegate. Appalti vinti da aziende amiche ed enti collegati, progetti inutili e costosissimi, risorse destinate ad opere che difficilmente saranno mai realizzate. Il debito dell’amministrazione pubblica, Come, Regione e Stato, non è ancora stato del tutto stimato, ma è certo che molti servizi ai cittadini, come i trasporti, subiranno ingenti tagli già nei mesi subito successivi ad Expo. 

I disordini degli incappucciati, così gonfiati dalla propaganda, per quanto scellerati non possono minimamente cancellare l’immane porcheria che è Expo, il cui macigno peserà sull’Italia per diversi anni. 

Questo il comunicato dei Giovani Comunisti di Milano: “Il copione mediatico di queste ore per delegittimare la protesta era già scritto. Ma la necessità di contrastare questi gruppi e impedire queste azioni teppistiche fine a se stesse è cosa che riguarda il movimento stesso nel suo insieme, che ancora una volta non è stato in grado di autodifendersi. Di certo non accettiamo lezioni dai servi di un sistema sociale fondato sulla violenza, sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sulla miseria della maggioranza della popolazione mondiale, fondato sulla guerra e sul terrorismo di Stato. Non accettiamo lezioni da chi - per tornare in tema - si ingrassa quotidianamente con appalti e mazzette, da chi devasta il territorio e si arricchisce ai danni della maggioranza della popolazione. E non accettiamo lezioni da una giunta comunale che nulla ha fatto - al di là delle parole - perché Expo non diventasse una manna per la mafia e una vetrina per le peggiori multinazionali. Questa è la vera violenza da estirpare, la violenza di un sistema parassitario che sta distruggendo l'Italia e il mondo e contro cui siamo sempre più determinati a lottare, in ogni luogo di lavoro, in ogni scuola, in ogni conflitto popolare.” 

02/05/2015 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: @zak_says

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Marco Nebuloni

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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