L’estate nelle baracche di Valona

La povertà albanese non compare nelle cartoline social degli italiani


L’estate nelle baracche di Valona

In Albania, mentre l'industria turistica prospera, con nuovi alberghi, ristoranti e infrastrutture in costruzione, le fasce più vulnerabili della società s’impoveriscono giorno per giorno.
Il panorama generale non è idilliaco come troppo spesso è stato descritto dai social durante quest’estate 2023. Senza troppa retorica si può dire che a rendere così appetibile le città di mare dell’Albania è semplicemente il risparmio. 

Il costo della vita albanese ha però subito un rialzo significativo, mettendo a rischio la vita di intere famiglie. Secondo le ultime stime, oltre il 30% degli abitanti di Valona vivono al di sotto della soglia di povertà. 

Un triste simbolo di questa povertà è costituito dalle baracche, fatte con mezzi rudimentali e materiali scarsi. Molti dei residenti hanno nomi italiani, come Fabiana, che l’Italia l’ha conosciuta ma è stata costretta a tornare nella sua Valona. 

Fabiana ha 22 anni, vive nel complesso di palazzine “Cuba”, a due passi dalla passeggiata turistica di Valona, parla italiano. A 7 anni emigra in quel paese che fino ad allora aveva visto soltanto in TV, la bella Italia. Ci racconta: “sono tornata perché abitavo con il compagno di mia madre che con l’autorità da padre mi maltrattava e abusava sessualmente di me”. A 15 anni rientra in Albania e senza molte alternative a solo 16 anni si sposa, attualmente ha 3 figli, il più grande di 6 anni. Continua dicendo: “purtroppo anche il padre dei miei figli non è molto diverso dal mio patrigno” . Continua: “Oggi ad esempio gli ho chiesto di portare da mangiare ai bimbi e come risposta ho avuto solo insulti e botte”. 

A rendere invisibili gli abitanti delle palazzine “Cuba” sono le persone che con indifferenza scelgono di non vedere, d’altronde si va in Albania per divertirsi a basso costo, di certo non per occuparsi dell’indigenza locale. 

Le condizioni sono disumane: mancanza di acqua calda, servizi igienici inadeguati e una costante sfida per trovare cibo sufficiente. I bambini crescono e giocano intorno alle palazzine pericolanti, che si ergono tra l’immondizia. 

A pochi metri il mare, musica e un chiringuito. La famiglia di Fabiana però al mare non ci va. 

Il suono delle risate dei bambini e bambine è l’eco dell’umanità abbandonata, troppo puzzolente, troppo brutta per poter avere il rispetto dalla società. Sono loro però il futuro dell’anima profana del nostro contemporaneo: capaci di camminare scalzi sugli scarti taglienti del consumismo senza ferirsi, di sopravvivere anche senza mangiare, di essere belli anche senza lavarsi. 

Senza un'istruzione solida e senza opportunità di lavoro giovani e adulti si trovano intrappolati in un circolo di povertà, costretti malvolentieri ad emigrare. Spesso le famiglie si disgregano, abbandonando i propri figli con i nonni o con gli zii che sono soltanto un po’ meno poveri di loro. 

Gli sforzi per lo sviluppo economico e turistico dovrebbero essere accompagnati da un impegno per alleviare la miseria, migliorando le condizioni di vita e creando opportunità per tutti. Qui è evidente che la torta del turismo non venga ripartita.

22/09/2023 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Paula Jesus

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La città futura

“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

Antonio Gramsci

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