La visita di Nancy Pelosi a Taiwan ha causato l’aumento delle tensioni in tutta la regione, ed anche il Vietnam ha fatto sentire la sua voce. Lê Thị Thu Hằng, portavoce del ministero degli Esteri di Hà Nội, ha ribadito la posizione del governo vietnamita e ha invitato le parti coinvolte ad agire con moderazione e ad evitare l’escalation: “Il Vietnam persiste nell’attuazione della politica di ’una sola Cina’ e vuole che le parti interessate esercitino la moderazione, al fine di non aggravare la situazione nello Stretto di Taiwan, e contribuiscano attivamente a mantenere la pace, la stabilità, promuovendo la cooperazione e lo sviluppo nel regione e nel mondo”, ha detto in una conferenza stampa tenuta il 3 agosto.
La politica di “una sola Cina”, ufficialmente riconosciuta da quasi tutti i membri della comunità internazionale, compresi gli Stati Uniti, prevede che Hong Kong, Macao e Taiwan siano parti inseparabili della Cina, e che l’unico governo cinese legittimo sia quello con sede a Pechino. Tuttavia, la visita di Nancy Pelosi sull’isola di Taiwan rappresenta una violazione di questo principio, secondo il punto di vista della Repubblica Popolare Cinese, che ha risposto annunciando delle esercitazioni militari nei mari che circondano Taiwan.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, affermano che Washington continua ad aderire alla politica di “una sola Cina”, come ribadito in una conferenza stampa dal portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby. Costui ha infatti affermato che la decisione del presidente della Camera degli Stati Uniti di visitare Taiwan è interamente sotto la sua autorità e questo non viola la sovranità della Cina. In realtà, nella sua pratica, il governo statunitense mostra un atteggiamento provocatorio nei confronti della Cina e sostiene le forze che promuovono l’indipendenza di Taiwan.
Il Vietnam, come molti Paesi, intrattiene da tempo relazioni ufficiose con Taiwan, e gli scambi economici e commerciali tra le due parti sono molto floridi. Tuttavia, il governo ha sempre ribadito la sua adesione alla politica di “una sola Cina” e in tutti i documenti ufficiali l’isola viene indicata con la nomenclatura di “Taiwan (Cina)”.
Tra gli esempi di maggior successo nel commercio bilaterale, il Vietnam rappresenta il più grande fornitore di tè a Taiwan, pari al 55,23% del valore delle importazioni di tè dell’isola nel 2021. Le statistiche del Bureau of Foreign Trade di Taiwan (BOFT) mostrano che le aziende vietnamite hanno spedito sull’isola 18.330 tonnellate di tè per un valore di 28,91 milioni di dollari, in aumento del 7,1% in volume e del 7,47% in valore rispetto al 2020. Nei primi due mesi di quest’anno, inoltre, hanno esportato 2.000 tonnellate per un valore di 3 milioni di dollari, in aumento del 3,5% in volume e dello 0,9% in valore su base annua.
Nel primo trimestre del 2022, il Vietnam si è affermato anche come il principale esportatore di prodotti ortofrutticoli verso Taiwan, superando gli Stati Uniti. Nel periodo interessato, l’isola ha importato dal Vietnam 8.900 tonnellate di ortaggi, per un valore di 8,8 milioni di dollari, in crescita del 3,3% in volume e del 27,2% in valore su base annua. La quota delle importazioni dal Vietnam è aumentata del 3,8%. Tra i principali prodotti importati dal Vietnam figurano cipolle, scalogni, porri e aglio.
Nonostante i fiorenti scambi commerciali, il Vietnam e Taiwan hanno un contenzioso aperto per il controllo dell’arcipelago delle isole Spratly, rivendicato anche da Cina, Brunei, Malesia e Filippine. Taiwan controlla attualmente solamente due isole, note come Bàn Than e Đảo Ba Bình secondo la nomenclatura vietnamita, presso le quali ha dato vita ad esercitazioni militari che hanno portato alla reazione delle autorità vietnamite.
Le ultime esercitazioni militari condotte da Taiwan presso le isole si sono svolte il 28 e 29 giugno, ed in quell’occasione la portavoce Hằng ha affermato che il Vietnam considera queste operazioni come una grave violazione della sovranità del Vietnam sulle isole Trường Sa, nome vietnamita dell’arcipelago delle Spratly. Secondo la stessa portavoce, tali operazioni militari condotte da Taiwan minacciano la pace, la stabilità e la sicurezza della navigazione, inducendo tensioni e complicando la situazione nel Mare Orientale.