Nonostante la Repubblica Socialista del Vietnam abbia registrato fino a ora poco più di 2.300 casi positivi al Covid-19, il paese dell’Asia sudorientale si sta prodigando per organizzare una campagna vaccinale che sia in grado di coprire la maggioranza della popolazione, facendo ricorso sia ai vaccini di produzione locale che a quelli stranieri.
Secondo le proiezioni pubblicate dall’Economist Intelligence Unit, il Vietnam dovrebbe essere il primo grande paese dell’Asia orientale, insieme a Giappone e Corea del Sud, a vaccinare almeno i due terzi della popolazione adulta, raggiungendo questo risultato entro la metà del 2022, un risultato ragguardevole per un paese che conta circa 98 milioni di abitanti. Meglio dovrebbero fare solamente alcuni Stati e territori dalla popolazione ridotta, come Taiwan (23 milioni di abitanti), Hong Kong (7,4 milioni) e Singapore (5,6 milioni), che dovrebbero essere in grado di ottenere questo risultato già entro la fine dell’anno in corso.
Gli altri paesi dovranno invece attendere la fine del 2022, come nel caso della Cina, che però si trova a dover fare i conti con un territorio sterminato e una popolazione di 1,4 miliardi di abitanti, o addirittura il 2023, come accadrà per Indonesia, Cambogia, Laos o Myanmar. Le previsioni riguardanti questi Stati dell’Asia sudorientale mette in ulteriore risalto la prestazione del governo vietnamita, facendo meglio anche di paesi con indubbie risorse economiche come la Malaysia, che dovrebbe raggiungere il target nel dicembre del 2022.
Intanto, l’Università Militare Medica del Vietnam ha comunicato che Nanocovax, uno dei quattro vaccini di produzione vietnamita, sarebbe risultato efficace anche sulle varianti del Covid-19, secondo quanto emerso dopo la prima fase degli studi sull’uomo. La prima fase della sperimentazione umana per Nanocovax, iniziata lo scorso dicembre, si è recentemente conclusa con 120 dosi di vaccino somministrate a 60 volontari. I risultati preliminari, come anticipato, hanno rivelato che le dosi di Nanocovax sono sicure, generano un’elevata risposta immunitaria e hanno un effetto sulle varianti del Coronavirus.
Il Vietnam ha registrato finora la presenza di almeno due varianti di Coronavirus: una originaria del Regno Unito e l’altra del Sudafrica. La variante britannica, ritenuta essere fino al 70% più trasmissibile rispetto ai ceppi ordinari, è stata ritenuta responsabile della terza ondata della pandemia che si sta verificando in questo momento nel paese, che vede i principali focolai situati nelle province di Quảng Ninh e Hải Dương. La nuova ondata ha costretto le autorità locali a prendere decisioni stringenti e misure di distanziamento sociale per impedire il diffondersi del virus: diverse province, comprese le metropoli di Hồ Chí Minh ed Hà Nội, hanno deciso di prolungare le vacanze scolastiche per il capodanno lunare di due settimane, fino a fine febbraio.
Dopo il Nanocovax, prodotto dall’azienda Nanogen Pharmaceutical Biotechnology JSC con sede a Hồ Chí Minh City, anche il vaccino Covivac, prodotto dall’Ivac (Institute of Vaccines and Medical Biologicals) di Nha Trang dovrebbe passare tra breve tempo alla fase di sperimentazione sull’uomo.
Oltre a produrre vaccini domestici, il Vietnam ha anche raggiunto un accordo per ricevere 30 milioni di dosi prodotte dalla multinazionale anglo-svedese AstraZeneca entro la prima metà di quest’anno. Il governo sta anche intensificando le contrattazioni con i produttori di Cina, Russia e Stati Uniti per aumentare la propria capacità vaccinale.
La campagna vaccinale vera e propria dovrebbe avere inizio entro la fine di febbraio, quando a circa cinque milioni di vietnamiti verrà inoculata la prima dose grazie alla fornitura prevista dal programma internazionale Covax, secondo quanto dichiarato dal ministro della Sanità, Trương Quốc Cường. La priorità verrà naturalmente data al personale medico e alle altre categorie a rischio.
Il primo ministro Nguyễn Xuân Phúc ha affermato che l'importazione dei vaccini contro il Covid-19 dovrebbe essere una priorità assoluta del governo, e ha chiesto anche rapidi progressi nella ricerca sui vaccini domestici: “Entro fine febbraio, devono essere somministrate le dosi di vaccino fornite dalle Nazioni Unite e da altre fonti di acquisto, mentre anche la produzione interna deve essere incrementata”, ha detto.