Il fallimento dell'Europa e la politica di guerra della Turchia

Attacchi, attentati, guerra. Tutte le responsabilità del presidente Erdogan e del governo di Ankara


Il fallimento dell'Europa e la politica di guerra della Turchia

Attacchi, attentati, guerra. Tutte le responsabilità del presidente Erdogan e del governo di Ankara: l'offensiva anticurda, ostile al PKK e al PYD che contrastano lo Stato Islamico e le stragi di civili avvenute nel sud est del Paese. E poi la contrattazione sulla situazione dei migranti e dei rifugiati con l'Unione Europea nel silenzio della commissaria Mogherini, mentre continua all'interno l'attacco alla libertà di giornalisti e intellettuali.

di Guido Capizzi

ANKARA. I giovani amici turchi, con i quali qualche anno fa avevo una frequentazione più costante, abitano poco distante dal luogo dell’ultimo attacco mortale avvenuto ad Ankara. Per terra sono rimasti una trentina di militari morti e molti i feriti... Il primo ministro turco è stato rapido nell’attribuire la responsabilità al PKK e al PYD, che negano ogni coinvolgimento, mentre tra le forze armate qualche dubbio su quanto avvenuto è più mirato. Ciò che è stato commesso a Diyarbakir, Suruç, Ankara e Istanbul perpetrato contro pacifisti curdi e turisti è passato sotto il silenzio delle autorità.
L'aumentata tensione in tutto il Medio Oriente trova nella politica estera turca una fonte per questa escalation. Dall'inizio della guerra civile in Siria, il presidente Erdogan ha molto sostenuto i gruppi jihadisti per destabilizzare l'Iraq, la Siria e ha condotto una guerra sporca contro i curdi. Erdogan ha lanciato una grande offensiva contro il Kurdistan turco e diversi massacri sono avvenuti in Cizre e proseguono a Sur.
Oggi la Turchia bombarda forze curde in Siria (PYD) e i combattenti PKK impegnati contro i terroristi di Al-Nusra. C’è la sensazione che Erdogan, alimentando la guerra, nasconda le conseguenze drammatiche.
I giovani sono i più convinti che “è ora di smettere”. Un'intera regione è nel caos. E' urgente che l'Unione Europea promuova iniziative di pace di peso per fermare la follia di Erdogan che fa pagare il prezzo più alto proprio ai turchi.

Anche se gli americani e i russi fossero d'accordo per il cessate il fuoco in Siria, i bombardamenti compiuti dalla Turchia una settimana fa contro le posizioni delle unità di combattimento curde (YPG) del PYD e le Forze Democratiche siriane (SDS) che contrastano Daesh dimostrano che è il presidente Erdogan il grosso ostacolo per porre fine al conflitto.
I Paesi europei non possono sostenere e scatenare il guerriero Erdogan nella sua follia. Spontaneo viene da domandarsi perché l’Unione Europea, con la sua rappresentante “ministro degli esteri” Mogherini, abbia ceduto al ricatto odioso e di contrattazione sulla situazione dei migranti e dei rifugiati, senza stigmatizzare come avrebbe dovuto le stragi commesse contro i civili curdi nel Kurdistan turco. Si è voluta rafforzare la linea aggressiva del potere turco che ha fatto la sua scelta di campo, ovvero i fondamentalisti jihadisti.
Per i miei giovani interlocutori turchi “Erdogan ha l'intera responsabilità del caos”.
Il presidente porta la piena responsabilità per il caos che significa il completo fallimento della sua politica criminale con l’attacco a giornalisti, intellettuali e combattenti del PKK.
E’ opinione ripetuta non soltanto dai giovani democratici che “per combattere il terrorismo, tutte le operazioni militari contro i curdi devono cessare immediatamente e il processo di pace deve essere rianimato”.
Erdogan dovrebbe eliminare tutte le restrizioni che impediscono l'effettiva attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Infine, la libertà e i diritti umani devono essere rispettati. Questo l’Unione Europea dovrebbe sostenere a ogni incontro con Erdogan e i suoi ministri: qualsiasi prevaricazione sarebbe una macabra doppiezza. L’Unione Europea non può continuare a condonare la politica di Erdogan.

20/03/2016 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.

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L'Autore

Guido Capizzi

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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