Nel 2019, le Filippine organizzarono una competizione per premiare la miglior qualità di riso al mondo. Al concorso parteciparono produttori di tutto il mondo, e a vincere fu uno scienziato e agricoltore vietnamita, Hồ Quang Cua, con il suo riso denominato ST25: una vittoria storica, la prima per il Vietnam nelle undici edizioni tenutesi dall’istituzione del concorso, con la quale il signor Cua e i suoi collaboratori avevano ottenuto una degna ricompensa, dopo aver lavorato per venticinque anni alla qualità ST25, ottenuta incrociando il riso fragrante di Sóc Trăng, provincia del Sud del Vietnam, con altre qualità. Il riso ST25 si caratterizza per il suo sapore dolce e un particolare retrogusto di ananas, che ha convinto i giudici del concorso.
Hồ Quang Cua è tornato in patria da vincitore, pensando che nessuno avrebbe mai potuto mettere in dubbio il suo successo. Invece, non aveva fatto i conti con il sistema capitalista e con la sete di profitto delle multinazionali statunitensi. A partire dal giugno del 2020, infatti, ben cinque società californiane hanno tentato di registrare i marchi “ST25” e “World’s Best Rice” (“miglior riso del mondo”) presso l’Uspto (United States Patent and Trademark Office), che tuttavia non ha ancora approvato in via definitiva nessuna di queste richieste. Alcune di queste società hanno persino tentato di ottenere i diritti su frasi come “una specialità di Sóc Trăng” e “il riso numero 1 del Vietnam”. Se le domande dovessero venire accolte dall’Uspto, il signor Cua perderebbe la paternità della qualità ST25, mentre le multinazionali statunitensi farebbero profitti alle sue spalle.
La perdita sarebbe ingente sia per il signor Cua che per il Vietnam in generale, tanto a livello d’immagine quanto economico, visto che il riso ST25 viene già esportato verso gli Stati Uniti. Per assurdo, l’inventore di questo riso potrebbe trovarsi a dover pagare i diritti a delle multinazionali statunitensi per vendere la sua creazione. Il governo vietnamita è dunque intervenuto in favore di Hồ Quang Cua, attraverso il ministero dell’Industria e del Commercio, che in questo momento sta sostenendo il creatore della qualità ST25 nel tentativo di registrare il proprio marchio presso le autorità statunitensi. A questo fine, Cua dovrà fornire tutte le informazioni relative alle sue ricerche e ai suoi esperimenti, al fine di dimostrare di essere il vero creatore del riso ST25.
Il diritto, in questo caso, potrebbe venire parzialmente in sostegno del signor Cua. Secondo Nguyễn Văn Bảy, vicecapo dell’Ufficio nazionale per la proprietà intellettuale del Vietnam, nessuno potrebbe in realtà registrare il marchio ST25, in quanto si tratterebbe di una varietà generica di riso. I certificati di proprietà intellettuale rilasciati dalle autorità vietnamite al signor Cua riguardano infatti il riso prodotto nelle risaie utilizzate dal suo team per produrre la qualità ST25, ma questo non impedisce ad altri di commerciare questo riso. Secondo Bảy, “qualsiasi azienda può introdurre il riso ST25 sul mercato con il proprio marchio, ma non può registrare il marchio ST25”.
In un primo momento, anche il parere della Uspto sembrava essere in linea con quello di Bảy, il che avrebbe protetto almeno parzialmente l’inventore del riso ST25. Rispondendo alla Transworld Foods, una delle multinazionali che ha tentato il colpo di mano, l’autorità nordamericana ha affermato che “i nomi di varietà sono denominazioni utilizzate per identificare varietà coltivate o sottospecie di piante vive o semi agricoli. Sono generici e non possono essere registrati come marchi perché sono i nomi descrittivi comuni di piante o semi con cui tali varietà sono note ai consumatori statunitensi”. In pratica, ST25 è il nome di una specie vegetale, e come tale non può essere registrato da nessuno.
La vicenda si sarebbe potuta concludere così, ma purtroppo non è ancora giunta a una soluzione. Lo scorso 25 aprile, contravvenendo al suo parere precedente, l’Uspto ha rilasciato un’approvazione preliminare alla domanda presentata dalla I&T Enterprise, mentre le quattro aziende che avevano presentato altre domande sono state invitate a fornire informazioni aggiuntive o sono state respinte. Al momento, si tratta solamente di un’approvazione preliminare, che lascia il tempo di presentare un ricorso da parte dell’azienda del signor Cua, denominata Hồ Quang Trí, e delle autorità vietnamite.
Il Vietnam potrebbe appellarsi all’accordo TRIPs (Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights), un trattato internazionale al quale aderiscono tutti i 162 paesi membri dell’Organizzazione mondiale del commercio, compresi Usa e Vietnam. In particolare, a condannare la I&T Enterprise potrebbe essere la clausola sulla “cattiva fede” nel deposito di un marchio, che copre casi come la registrazione di un marchio per trarre profitto da marchi noti, la registrazione anticipata per trarre profitto dalla rivendita del marchio, la registrazione per scopi inappropriati o la registrazione senza alcuna intenzione di utilizzare il marchio.
Nel frattempo, la Camera di commercio del Vietnam negli Stati Uniti ha rilasciato una dichiarazione ufficiale con la quale informa l’Uspto del fatto che il riso ST25 è stato sviluppato in Vietnam: “Abbiamo sottolineato che questo è l’orgoglio dell’agricoltura vietnamita e abbiamo espresso preoccupazione per la possibilità che il brevetto venga registrato da individui o organizzazioni negli Stati Uniti” ha dichiarato il direttore dell’istituzione, Bùi Huy Sơn.
A questo punto, il signor Cua potrebbe trovarsi invischiato, suo malgrado, in una lunga e costosa trafila giudiziaria. Questo genere di procedimenti negli Stati Uniti ha infatti costi particolarmente alti, al punto che anche società molto ricche spesso preferiscono rinunciare al contenzioso prima di arrivare al giudizio finale Trademark Trial and Appeal Board (TTAB), una sorta di tribunale dell’Uspto.
Nel peggiore dei casi, il signor Cua potrebbe vedersi costretto a vendere il proprio riso negli Stati Uniti con un nome diverso da quello utilizzato fino a ora, il che certamente gli causerebbe un grave danno d’immagine ed economico. A ogni modo, potrà comunque continuare a utilizzare il nome ST25 in Vietnam e nel resto del mondo, soprattutto in Cina e Indonesia, che sono i due principali importatori di riso vietnamita. Un precedente, tuttavia, gioca a favore del Vietnam: in passato, le multinazionali statunitensi hanno tentato di brevettare il riso basmati indiano e le proprietà medicinali della curcuma, ma in entrambi i casi l’India ha vinto le sue cause legali.
Secondo le procedure dell’Uspto, il Vietnam ha tempo fino al 4 giugno per presentare un ricorso ufficiale, ovvero 30 giorni dopo la pubblicazione dell’accettazione preliminare della richiesta presentata dalla I&T Enterprise. Nel frattempo, il signor Cua ha registrato un altro marchio, denominato Gạo Ông Cua (“il riso del signor Cua”), presso l’Uspto, al fine di coprirsi le spalle in caso di esito negativo. Inoltre, egli stesso ha proposto di cedere il copyright del riso ST25 al governo vietnamita: il ministero delle Risorse naturali e dell’Ambiente sta analizzando la richiesta dal punto di vista legale, poiché questa non ha precedenti.
Come se non bastasse, alle cinque aziende statunitensi si è poi aggiunta l’australiana T&L Global Foods Supply, che lo scorso 22 aprile ha tentato di registrare le qualità di riso ST24 – altra varietà sviluppata da Cua e dal suo team, giunta seconda nel concorso organizzato a Macao nel 2017 – e ST25. La richiesta verrà esaminata dalle autorità australiane competenti nell’arco di quattro mesi, ma la Camera di commercio del Vietnam in Australia ha già presentato le proprie rimostranze.