Trump e la presunta nuova era

Interrogativi e preoccupazione all'indomani dell’insediamento alla Casa Bianca


Trump e la presunta nuova era Credits: National Archives and Records Administration (Source)

Indubitabilmente la capacità di egemonia degli Stati Uniti d’America, specialmente nella propria area di influenza sulla sponda atlantica, sembra essere ancora ai massimi livelli. L'insediamento di Trump al comando della principale potenza imperialista mondiale è avvenuto con la spettacolarità tipica del cinema hollywoodiano: la sceneggiata populista di firmare centinaia di ordini al primo minuto d’insediamento, le bacchettate a destra e a manca ai fratelli-nemici europei, rei di essere in ritardo nei pagamenti del pizzo: tutte scene degne di un gangster movie dove c’è spazio anche per un ruolo da coprotagonista per il re della propaganda nera internazionale, il “visionario” Musk che, tra un cinguettio e un satellite, ci piazza sempre un bel saluto romano…ma, si sa, egli è impregnato di spirito dell’utopia.  

L’insediamento di Trump ha provocato scossoni in tutta Europa, tanto che sono proprio le vecchie borghesie di casa nostra che, in preda all’agitazione, cercano di adeguarsi al nuovo scenario: segno tangibile dell’egemonia americana. L’Italia è tra le più allineate al nuovo corso “protezionista” americano, la Germania è corsa al voto e la Francia fino alle prossime presidenziali si trascina a stento con un governo di minoranza. 

Intendiamoci subito sua una cosa: l’imperialismo è un fatto storico che ha delle dinamiche di sviluppo economico-politiche che vanno al di là delle sceneggiate populiste del governo borghese di turno. I funzionari politici della borghesia -specie come in questo caso americano dove lo stesso neopresidente è tra i principali capitalisti di quel Paese- sono solo la più adatta manovalanza storicamente utile a perseguire i programmi di rapina internazionale dell’imperialismo. Da questo punto di vista è facile vedere la continuità dei programmi delle varie presidenze che si sono alternate alla Casa Bianca ed è sostanzialmente ingenuo per non dire preoccupante che anche a sinistra qualcuno spera che l’era Trump potrà essere un’era di pacificazione e di sviluppo. Trump non solo non potrà che seguire le dinamiche storiche dell'imperialismo di cui le guerre sono un normale corollario ma lo farà, pergiunta, con tutto un portato reazionario e anticomunista che ha già avuto modo di mostrare. Finita la sbornia dell’insediamento i fatti dell’economia che hanno la testa dura inizieranno a presentare il conto. Gli Stati Uniti dovranno far fronte ad un pesante indebitamento e ad una competizione cinese sempre più pressante nella capacità di conquistare mercati. L’investimento nelle armi e le politiche protezioniste non potranno che velocizzare le contraddizioni, il capitalismo è infatti un modo di produzione che ha un immanente necessità di sviluppo e allargamento ma, al contempo, è proprio allargandosi e divenendo globale conquistando gli altri modi di produzione che inizia la sua inevitabile crisi

24/01/2025 | Copyleft © Tutto il materiale è liberamente riproducibile ed è richiesta soltanto la menzione della fonte.
Credits: National Archives and Records Administration (Source)

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“Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”

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